Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/07/2016 Qui - Ten Thousand Saints (anche conosciuto con il titolo di 10,000 Saints) è un film drammatico (abbastanza anonimo e insulso) del 2015 diretto e sceneggiato dai coniugi Shari Springer Berman e Robert Pulcini, registi di American Splendor, che ottenne una candidatura come miglior sceneggiatura non originale ai premi Oscar 2004, e negli anni seguenti dirigono i film Il diario di una tata e Un perfetto gentiluomo, mentre nel 2011 ottengono numerose candidature ai premi Emmy per il film televisivo Cinema Verite. Il film, basato su un racconto di Eleanor Henderson, è quello che si dice "un film di formazione", in particolare di quella del protagonista Jude, un adolescente (problematico che vive con la madre adottiva nel Vermont), che dopo la morte per overdose del migliore amico Teddy (con cui "si fa" con qualsiasi cosa trova a portata di mano), si trasferisce a New York, dove vive il padre hippy Les. Qui incontrerà Johnny, fratellastro di Teddy, e soprattutto Eliza (caotica ragazza dei quartieri alti), una ragazzina rimasta incinta (di Tommy, incontrato poco prima di morire), figlia peraltro della donna con cui il padre di Jude ha una relazione. Corre l'anno 1987 e sullo sfondo di una città fatta di droghe, punk e adulti che non vogliono crescere, il ragazzo lotterà per costruirsi una propria identità. Il film è perciò lento e abbastanza noioso ma anche controverso e irritante che comincia negli anni 70 dove Jude è un bambino che viene a scoprire direttamente dal padre Leslie, senza alcun "filtro", che aveva messo incinta una vicina (e a causa di ciò si doveva l'ennesima sfuriata della madre che l'aveva cacciato di casa) e, per di più, nello stesso "colloquio", che lui (Jude) era stato adottato.
Dieci anni dopo, Jude oramai adolescente, dopo la tragedia e con il desiderio di riunirsi al padre (che ha abbandonato la famiglia quando lui aveva solo nove anni), la madre, preoccupata per il figlio decide di mandarlo a vivere appunto col padre a New York. Un padre irritante e stucchevole, che non esita a chiedere e offrire "erba" al figlio, altresì irritante e stucchevole con quel ciuffo di capelli che gli scende sul naso (che almeno per metà film esibisce). Degni di menzione negativa i dialoghi, spesso poco credibili e poco interessanti come la storia, avulsa e per niente coinvolgente, nonostante succedano molte cose (troppe forse). Piuttosto "finti" risultano anche gli ambienti, in particolare la New York con zone invase da senzatetto destinati, non senza contestazioni, ad essere spazzati via dalle amministrazioni di lì a venire. Solo sufficiente mi sono sembrate le interpretazioni dei personaggi femminili, in particolare quella di Eliza (Hailee Steinfeld). Insomma un film che pareva qualcosa di buono ma che alla luce dei fatti mi ha lasciato alquanto deluso. Discrete invece le musiche, al contrario appunto del film, che potete quindi anche perderlo. Voto: 6-