Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/08/2016 Qui - Il tema del film '71 (presentato ufficialmente al 64º Festival internazionale del cinema di Berlino, concorrendo per l'Orso d'oro) è probabilmente uno dei più sfruttati della cinematografia recente, l'eterno conflitto tra cattolici e protestanti, nello specifico a Belfast, in Irlanda (del Nord). Film come "Michael Collins", "Nel nome del padre", "Bloody Sunday", "Hunger", solo per citare i più recenti, hanno tutti raccontato la stessa tematica, anche se in forme e modi diversi. '71 lo fa però in modo originale attraverso l'esperienza di una recluta dell'esercito inglese (accidentalmente abbandonato dalla sua unità in seguito a una violenta rissa tra le strade di Belfast nel 1971) con la quale lo spettatore non può fare a meno di immedesimarsi. L'esigenza di appartenere ad una fazione della guerra con propri ideali e regole da seguire è un altro tema importante del film, Gary (il protagonista) non sa a cosa appartiene. In questo caso la contrapposizione con il bambino che incontra durante la sua fuga notturna è emblematica. La prima parte (dove si colgono le dinamiche, le fazioni e le strategie di una guerra che non ha ancora definito un vincitore nemmeno oggi, 45 anni dopo) ha infatti un impatto visivo ed un ritmo elevatissimi. Siamo letteralmente catapultati nella Belfast anni '70, in maniera davvero realistica e credibile. Il protagonista Jack O'Connell (Money Monster, Unbroken, 300: l'alba di un impero) da una prova assai convincente e il regista Yann Demange, anche facendo buon uso della handy cam (camera a mano), dirige bene. Sembra quasi un docu-film, nel senso migliore del termine. Nella seconda parte il film (che diventa una spy story in cui Gary cerca di fuggire, nonostante una grave ferita, cercando di capire chi siano gli amici e chi invece lo vorrebbe morto) diventa soprattutto più profondo e analizza le molteplici sfaccettature che stanno all'interno sia dell'IRA, sia dello stesso esercito lealista nord-irlandese. Non esistono i buoni o i cattivi, da entrambe le parti tutti hanno segreti e doppi giochi che, come nella realtà, danno una ottima fotografia di quello che sta dentro a situazioni così complesse e drammatiche. Impossibilitato a distinguere chi gli sia amico e chi no, la recluta deve perciò sopravvivere da solo alla notte e mettersi in salvo in un paesaggio disorientante, alieno e mortale. La tensione difatti tiene fino alla fine, e il film non scade mai nel retorico.
Yann Demange gira un war movie atipico, puntando su una regia emotional ma mai troppo esasperata o sopra le righe, si concede infatti a delle inquadrature suggestive, evocative e che valorizzano i personaggi, che appaiono sempre accattivanti e mai troppo stereotipati a partire dal giovanissimo protagonista, interpretato appunto da Jack O'Connell che si è dimostrato all'altezza del suo ruolo. Un film (del 2014) estremamente realistico, e giustamente "sporco", nell'aspro sonoro dei dialoghi così come nel mosso dell'immagine, per una rappresentazione della guerra lontana da ogni schieramento ideologico e da ogni retorica, di tutte le guerre, ma soprattutto di quelle inestricabilmente intrecciate al terrorismo. L'uso della camera a mano, utilizza appieno la capacità di immergere lo spettatore nei luoghi e nei fatti, nel punto di vista del protagonista, scaraventato dal mondo dell'addestramento, duro quanto schematico, in una realtà ove risulta impossibile distinguere gli amici dai nemici, i buoni dai cattivi, così che il suo disorientamento diviene il nostro. Lo schema narrativo consueto della "caccia all'uomo", con quel tanto di suspense che non guasta, risulta conseguentemente piegato ad uno scopo che di gran lunga sopravanza l'intrattenimento spettacolare. Notevole anche, sempre sotto il profilo cinematografico, la padronanza dei tempi e dei ritmi, che alterna magistralmente il concitato dell'azione alle pause di tregua riflessive. La pellicola riesce comunque, come detto in precedenza, a tenere in tensione lo spettatore con scene al cardiopalma, difatti Demange gira con grande tecnica, la sequenza del blitz iniziale per esempio e dell'inseguimento è girata in maniera perfetta e senza sbavature, inoltre è bello vedere come un film che poteva puntare su ben altro si conceda molto spesso degli sfondoni nel noir metropolitano, teso e sempre appassionante. Le scene action sono rarissime e anche in quelle poche occasioni in cui ne si può godere, ci si ritrova davanti al più totale realismo, da questo punto di vista '71 è l'anti-cinema, in senso buono e per anti-cinema intendo che non intende spettacolarizzare nulla, nemmeno un colpo di pistola. '71 è caratterizzato da una cattiveria rara in film di questo tipo, non è raro vedere infatti bambini dilaniati dalle esplosioni di bombe, sommosse che terminano in tragedia ed esecuzioni sommarie da parte di plotoni d'esecuzione. In questo film nessuno è innocente, la guerra non è mai rappresentata come qualcosa di giusto e i personaggi che ne sono coinvolti sono tutti un po' morti dentro, inoltre assistiamo ad una messa in scena calibratissima e ad una storia antimilitarista fino al midollo, il tutto coadiuvato con una fotografia livida che rende le immagini ancora più disturbanti di quanto già non siano. Un film più che decoroso, anzi uno dei migliori film semi indipendenti usciti nel 2014, da noi purtroppo arrivato solo nel 2015, e visto nel 2016. '71 è un dramma spiazzante (un aspetto sconvolgente dei protagonisti di questa guerra è la loro età), coraggioso nel non farsi intimidire da egregi precedenti, solido, teso, drammaticamente coinvolgente che nonostante la serietà tematica di quest'opera, avrebbe potuto però andare fino in fondo con l'azione, visto che questa viene spesso accennata e poi "spezzata" sul più bello. Insomma un film crudo, intenso e bello che esplora la mascolinità vulnerabile di un ragazzo senza radici, senza famiglia, alla ricerca di una tribù a cui appartenere, che trova una dimensione nell'esercito, ma poi viene tradito. Voto: 6,5
Yann Demange gira un war movie atipico, puntando su una regia emotional ma mai troppo esasperata o sopra le righe, si concede infatti a delle inquadrature suggestive, evocative e che valorizzano i personaggi, che appaiono sempre accattivanti e mai troppo stereotipati a partire dal giovanissimo protagonista, interpretato appunto da Jack O'Connell che si è dimostrato all'altezza del suo ruolo. Un film (del 2014) estremamente realistico, e giustamente "sporco", nell'aspro sonoro dei dialoghi così come nel mosso dell'immagine, per una rappresentazione della guerra lontana da ogni schieramento ideologico e da ogni retorica, di tutte le guerre, ma soprattutto di quelle inestricabilmente intrecciate al terrorismo. L'uso della camera a mano, utilizza appieno la capacità di immergere lo spettatore nei luoghi e nei fatti, nel punto di vista del protagonista, scaraventato dal mondo dell'addestramento, duro quanto schematico, in una realtà ove risulta impossibile distinguere gli amici dai nemici, i buoni dai cattivi, così che il suo disorientamento diviene il nostro. Lo schema narrativo consueto della "caccia all'uomo", con quel tanto di suspense che non guasta, risulta conseguentemente piegato ad uno scopo che di gran lunga sopravanza l'intrattenimento spettacolare. Notevole anche, sempre sotto il profilo cinematografico, la padronanza dei tempi e dei ritmi, che alterna magistralmente il concitato dell'azione alle pause di tregua riflessive. La pellicola riesce comunque, come detto in precedenza, a tenere in tensione lo spettatore con scene al cardiopalma, difatti Demange gira con grande tecnica, la sequenza del blitz iniziale per esempio e dell'inseguimento è girata in maniera perfetta e senza sbavature, inoltre è bello vedere come un film che poteva puntare su ben altro si conceda molto spesso degli sfondoni nel noir metropolitano, teso e sempre appassionante. Le scene action sono rarissime e anche in quelle poche occasioni in cui ne si può godere, ci si ritrova davanti al più totale realismo, da questo punto di vista '71 è l'anti-cinema, in senso buono e per anti-cinema intendo che non intende spettacolarizzare nulla, nemmeno un colpo di pistola. '71 è caratterizzato da una cattiveria rara in film di questo tipo, non è raro vedere infatti bambini dilaniati dalle esplosioni di bombe, sommosse che terminano in tragedia ed esecuzioni sommarie da parte di plotoni d'esecuzione. In questo film nessuno è innocente, la guerra non è mai rappresentata come qualcosa di giusto e i personaggi che ne sono coinvolti sono tutti un po' morti dentro, inoltre assistiamo ad una messa in scena calibratissima e ad una storia antimilitarista fino al midollo, il tutto coadiuvato con una fotografia livida che rende le immagini ancora più disturbanti di quanto già non siano. Un film più che decoroso, anzi uno dei migliori film semi indipendenti usciti nel 2014, da noi purtroppo arrivato solo nel 2015, e visto nel 2016. '71 è un dramma spiazzante (un aspetto sconvolgente dei protagonisti di questa guerra è la loro età), coraggioso nel non farsi intimidire da egregi precedenti, solido, teso, drammaticamente coinvolgente che nonostante la serietà tematica di quest'opera, avrebbe potuto però andare fino in fondo con l'azione, visto che questa viene spesso accennata e poi "spezzata" sul più bello. Insomma un film crudo, intenso e bello che esplora la mascolinità vulnerabile di un ragazzo senza radici, senza famiglia, alla ricerca di una tribù a cui appartenere, che trova una dimensione nell'esercito, ma poi viene tradito. Voto: 6,5