martedì 29 gennaio 2019

Mud (2012)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/07/2016 Qui - Mud è un drammatico film del 2012 scritto e diretto da Jeff Nichols. Il film presentato alla 65ª edizione del Festival di Cannes (2012) ha ricevuto una candidatura per la Palma d'oro ed è stato inserito (nel 2013) dalla National Board of Review of Motion Pictures come uno dei Migliori dieci film indipendenti. Il film racconta quel particolare momento in cui due ragazzini quattordicenni Ellis (Tye Sheridan, affettivo e innamorato dell'amore) e l'amico Neckbone (Jacob Lofland, concreto e pratico, lucido ma comprensivo dei moti dell'anima di Ellis e sempre al suo fianco per mantenerlo con i piedi per terra) cessano di essere bambini e diventano, in modo misterioso, ma definitivo, qualche cosa di nuovo, adulti per esempio. L'evento che scatena il passaggio è l'incontro con un uomo misterioso, Mud (Matthew McConaughey), che vive nascosto (da fuggiasco si scoprirà dopo) su un'isoletta (la loro isoletta dato che ci passano tanto tempo) del Mississipi. Mud è ricercato sia dalla polizia, sia dai parenti di un uomo che ha ucciso perché maltrattava la donna da lui amata fin da ragazzo. Insieme ai ragazzi cerca di disincagliare una barca finita sull'isola (sopra un albero) durante l'ultima alluvione e con quella spera di fuggire per sempre insieme alla sua donna, che lo attende in un Motel, ma che ricambia in modo incerto l'amore dell'uomo che ha ucciso per lei. I ragazzi perciò decidono di aiutarlo, correndo però non pochi rischi. La situazione infatti precipiterà e Mud verrà raggiunto dai suoi seguaci che però riuscirà in un certo qual modo ad eludere. Questi gli ingredienti della storia che si presenta interessante, supportata da buoni gli attori e un'ottima ambientazione: questi i pregi. Il film con queste premesse e grosse potenzialità però si perde un po' a causa della lentezza del racconto, di alcuni passaggi un po' macchinosi e di alcuni (purtroppo più di uno) personaggi non così ben disegnati, la carenza più grave riguarda il "cattivo", cioè il padre dell'ucciso che vuole la morte del protagonista, descritto come una figura decisiva e lasciato poi ai margini degli eventi. Così, nonostante le buone premesse, si arriva in fondo alla pellicola un po' delusi e più affaticati del necessario, però ci sono quei due tre minuti che commuovono, e allora Mud val la pena vederlo.
Quella di Mud è un'America rurale dove i sentimenti e gli ideali più puri hanno il sopravvento: amore, gelosia, rispetto, amicizia. E i due ragazzi, affascinati dai racconti e dall'aria di uomo vissuto di McConaughey e ritrovando in lui la figura paterna che la vita ha negato loro, impareranno il prezzo della coerenza con certi ideali e nel frattempo diventeranno uomini. Reese Witherspoon nella parte della bella bionda a cui il protagonista ha dedicato la vita, incasinandosela non poco, è un po sbiadita ma risulta sufficientemente credibile nell'economia della storia. Quello che brilla, oltre a un Sam Shepard in un'interpretazione di mestiere del vecchio patrigno saggio che salverà il culo a tutti nell'epilogo della storia (che dà vita a un personaggio in cui, recitando  per sottrazione, ci trasmette gli echi della sua vita difficile), è piuttosto la rivelazione dei due precocissimi protagonisti (Tye Sheridan e Jacob Lofland nel ruolo di Ellis e Neckbone), che bucano lo schermo con l'innocenza della loro età e la professionalità di attori già navigati. Il racconto pur nei suoi toni pacati scorre gradevole e ci si appassiona al destino di Mud e la sua banda, anche se i pericoli sono tanti e tali da far presagire un ending tutt'altro che happy. Finirà bene però, e l'avventura fluviale dei piccoli eroi si concluderà per ricominciare in città, dove le belle fanciulle non mancano e ci sarà occasione di mettere a frutto la maturità acquisita. Questa pellicola di Jeff Nichols, avventurosa ed indirizzata principalmente (ed ovviamente) ad un pubblico di adolescenti, risulta però nel complesso assai poco realistica in molti frangenti della vicenda nonché, pure, troppo prolissa nell'esposizione della sua narrazione che avrebbe trovato maggior giovamento se sfoltita di parecchie scene (dato che dura ben 2 ore). Indubbiamente lo scopo del film era quello di costruire e di presentare al pubblico una storia di crescita di ragazzi, attraverso un episodio che li farà maturare, ma l'intero assetto dell'opera di Nichols non dimostra di essere affatto originale (dal momento che tale tema di crescita tra adolescenti è già stato ampiamente trattato nel cinema precedentemente) e pertanto si risolve essere un racconto banale e scontato. E' comunque evidente che questo era solo un piccolo pretesto per raccontare allo spettatore che con l'amore non si scherza, come sa bene Ellis, piccolo protagonista di questo film.
Mud è infatti un "eclissi" sentimentale (e di sentimenti), comparendo in distinte forme che spaziano da quello padri/figli a quello uomo/donna, una catarsi emozionale racchiusa nei rapporti interpersonali delle sue figure, ma sopratutto è un limbo enigmatico dove la natura fa il suo decorso. Il pregio di "Mud" è racchiuso cosi' nella struttura ordinata e compatta, nella scrittura robusta e in un ritmo che pur nella concessione ad una "lentezza" quasi documentarista, non annoia mai, riuscendo a coinvolgere. Merito comunque di una storia dal canone romanzesco, una vicenda dal sapore fortemente umano, dove il perno centrale è un rapporto filiale che s'instaura tra il fuorilegge "Mud" e i ragazzini Ellis e Neck. La regia compie un lavoro fatto di silenzi e sottintesi nella prima parte del film, l'incontro tra il bandito e gli adolescenti ha il sapore di una casualità quasi fatale, dove il carisma attoriale di McCounaghey, che dimostra (ancora una volta) di essere un attore completo, sopratutto da quando non fa più commediole romantiche, centra il bersaglio. Lo "strano" rapporto a tre s'intensifica col passare dei minuti, concedendosi licenze poetiche e perle di saggezza che catturano l'attenzione sopratutto del sensibile Ellis, che decide di "adottare" Mud. Da qui il ritmo narrativo delle piccole umane vicende, che in qualche modo si adeguava allo scorrere del fiume (il fulcro del film, che rappresenta la forza mutabile degli eventi, prendendone quasi la forma della passione e del dramma), si perde mentre i fatti si ingarbugliano con elementi drammatici e tensivi con cacce all'uomo, sparatorie, malcontento del padre di Ellis che ha rubato il motore per Mud, e delusione disperata del ragazzo che insulterà Mud per averlo usato e finire in guai peggiori. Un film quindi semplice, ed è per questo che il film colpisce, proprio per la semplicità d'animo dei personaggi, sopratutto in quella di Ellis, adolescente puro che crede alla realtà del sentimento amore, il fiume coi suoi parallelismi è per il ragazzino l'oasi protetta nel quale vivere secondo la sua natura. Ma la realtà è ben diversa, la regia seppur filtra il tutto attraverso uno sguardo puro e incantato, mostra l'altra faccia della medaglia, ovvero la retroattività del passato da fuorilegge di Mud. La natura rappresenta per lui uno "scudo" nel quale mimetizzarsi di una vita costellata di drammi, passioni e turbolenze. L'isola appare cosi' come il purgatorio nel quale nascondersi ed espiare una violenza passata, infatti la tensione seppur celata abilmente da Mud, appare per quella che è, tangibile e nefasta. Tutto prenderà cosi' una piega inaspettata, come il fiume "protagonista" (nascosto) del film cambia in base alle stagioni, cosi' i protagonisti dovranno fare i conti con la concretezza delle loro vite. Il passato inseguirà Mud sotto forma di famiglie pseudo-mafiose, travolgendone e distruggendo l'ultimo barlume affettivo per Juniper. Il rapporto dell'uomo con la donna si consumerà e come la natura a volte appare insensibile e violenta, anche la vita travolge i personaggi del film, il ragazzino Ellis che ne è figura centrale attraverserà per esempio la separazione dei genitori, il conseguente "distacco" dalla vita dal fiume, e subirà una piccola delusione amorosa. L'incontro avvenuto all'inizio è dunque un gioco fatale di evoluzione sia per il bandito Mud che per il giovane Ellis,la regia sottolinea ampiamente quest'aspetto nel percorso di crescita per Ellis e di "redenzione" per Mud.
Un film perciò un po' pesante e lungo ma ben realizzato questo Mud. L'ennesima prova convincente di McConaughey che dimostra di essere a pieno merito uno dei migliori attori di Hollywood del momento, capace di trasformarsi e di entrare in ruoli molto diversi tra loro. Bellissima poi la fotografia di Nichols in alcuni scorci dei tramonti sul fiume (realistica quasi da documentario, che rende giustizia alla natura, non tanto al volto di Mud spesso aggrottato e lontano, bruciato dal sole e scarmigliato, con un profilo duro che nasconde però un animo sensibile, sempre aperti e luminosi i visi dei ragazzi invece), e riuscitissima la progressione del racconto, per quanto le scene di azione siano poche a parte lo scontro a fuoco finale, per un attimo ci si sente ancora giovani, a rubare motori da discariche per aiutare un "amico" senza un vero motivo come solo gli adolescenti con la loro incoscienza riescono a fare. Ci fosse stato solo un po' più di ritmo, specie nei vari messaggi cartacei mandati da Mud alla sua bella (cellulari niente in Arkansas?), e sarebbe stato un piccolo capolavoro. Ma non importa, perché Mud è senza dubbio un buon film. Dentro ci si trovano tutti i capisaldi del romanzo di formazione. L'ingenuità di chi ancora non si è confrontato con i problemi dell'età adulta, i primi amori, le illusioni e le disillusioni, una famiglia che cambia intorno al protagonista e lui che trova una valvola di sfogo in una storia parallela prima di confrontarsi nuovamente con la propria quotidianità, ma stavolta da un punto di vista diverso, più maturo. Il racconto è quindi fluido (almeno in larga parte), e la commedia si sposa bene con il dramma e con quel pizzico di romanticismo che porta il pubblico a sperare che tutto alla fine si risolva per il meglio per tutti, anche per chi ha sbagliato. Solo con il finale Jeff Nichols (già regista di una delle sorprese del Festival di Cannes 2011, Take Shelter con Michael Shannon qui presente con un cameo) rende chiaro che il suo è un film sui rapporti padre-figlio in generale. Il ragazzino con i genitori in via di divorzio, il fuggitivo con il suo padre adottivo e, soprattutto, con una scena di una sensibilità disarmante per come riesce a fare assumere tutta un'altra prospettiva alla storia, quello tra il papà dell'uomo ucciso e l'altro suo figlio, impegnati entrambi in una vendetta forse ingiusta, ma alla fine comprensibile. E anche se alla fine è un film poco ambizioso, ben strutturato e fluido, che non porta avanti nessuna idea di cinema particolare è un film validissimo. Comunque ad emergere su tutto è la bella performance del giovanissimo Tye Sheridan, visto recentemente in Joe (e vincitore della Coppa Mastroianni a Venezia) e prima ancora in The Tree of Life. La poco inquadrata Reese Witherspoon continua invece una parabola discendente che nulla ha a che fare con le sue interpretazioni (è senza dubbio una brava attrice), bensì con le sue scelte discutibili in ruoli sottomessi. In conclusione però sarebbe stato meglio, se la seconda parte non si disconnettesse (in modo troppo marcato) dalla prima per troppa carne al fuoco, che induce difatti a fare appello a soluzioni scontate che deludono leggermente. Ma nonostante tutto è veramente un bellissimo film, che vi consiglio di vedere se non l'avete già fatto. Voto: 7-

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