Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/09/2016 Qui - Mister Morgan (Mr. Morgan's Last Love) è un delicato ed elegante film drammatico del 2013 scritto e diretto da Sandra Nettelbeck. Il film, tratto dal romanzo La Douceur Assassine di Françoise Dorner, affida nelle mani di uno straordinario Michael Caine, tutto il suo potenziale riuscendo a regalarci una pellicola bella, forse troppo malinconica ma poetica. Caine interpreta infatti Matthew Morgan, un americano che vive a Parigi, come il protagonista del celebre film. Un ex professore di filosofia che, depresso dalla morte di sua moglie (avvenuta 2 anni, 2 mesi e 11 giorni prima), prova a 'sopravvivere' alla perdita. Da allora infatti si trascina (trovando l'unico piacere in immaginari dialoghi con la moglie, Jane Alexander) per la città (in un atmosfera plumbea e desolante in linea con lo stato d'animo del protagonista) e nella vita, aspettando soltanto il momento giusto per farla finita. Cocciuto e refrattario al prossimo quanto alla lingua francese, nonostante aiuti una signora parigina insegnandole l'americano in cambio di apprendere, inutilmente, da lei qualche parola di francese, non riesce a riprendersi ed a trovare alcun entusiasmo e scopo per vivere. La sua triste quotidianità viene però e fortunatamente interrotta da un fortuito incontro con una giovane e bella insegnante di ballo (Clèmence Poèsy), anch'essa schiacciata da una solitudine che il suo sorriso e la danza cercano di nascondere. Da subito tra loro nasce un'amicizia, una simpatia, un intesa, lunghe promenade, pranzi in panchina e cene solenni, dove di tanto aprono i loro cuori e confrontano le rispettive paure. Non c'è niente di erotico o tentativo di emulare un rapporto padre figlia. Due persone sole cercano di farsi coraggio l'uno con l'altro, ma per Mister Morgan una vita senza sua moglie, non ha più senso. Tenterà il gesto estremo senza riuscirci. I figli accorrono al suo capezzale ovviamente preoccupati. Morgan non è stato un buon padre. Lui stesso riconosce di non aver mai avuto lo spirito paterno. Il rapporto conflittuale in particolare con il figlio Miles (Justin Kirk), viene ben descritto e raccontato durante il film. Ma mentre lui ritroverà ancora una volta l'entusiasmo alla vita riuscendo piano piano ad uscire dall'isolamento in cui si era chiuso, lei, si abitua all'idea di prendersi cura di qualcuno, grazie a lei Morgan difatti si avvicina al figlio, piacevolmente colpito dai suoi cambiamenti.
Il tentativo di Miles e della sorella Karen (Gillian Anderson) di riportare Morgan in patria scatenerà però conseguenze impreviste nella vita di tutti quanti, fino al desolante ma poetico finale. Mister Morgan è perciò un film delicato e toccante, anche se retto solamente dal protagonista, il cui volto e i cui gesti "parlano", sopperendo così ad una debole e scontata sceneggiatura. Una sceneggiatura comunque abbastanza ricca di spunti, scritta bene, scorrevole all'inizio, ma nel corso della storia perde incisività diventando prevedibile e diminuendo in coinvolgimento ed emotività. I personaggi non vengono benissimo delineati, e nonostante i dialoghi ben costruiti e esaltati soprattutto dalle pause e dagli sguardi del protagonista, e nonostante la regia è semplice, delicata ed attenta, non riesce fino in fondo a dare ritmo alla storia, risultando il film così lento faticoso e impegnativo da seguire alla fine per lo spettatore. Anche se quello di cui pecca maggiormente il film, sono le dinamiche temporali che non fanno maturare la psicologia dei personaggi, e i tempi dilatati, non funzionali al film, e la sofisticata e lenta atmosfera ottenebrano anche le vicende che dovrebbero essere cariche di pathos. E per finire, se la vita a volte può sorprendere più di un film, qui la regista forse cerca di stupire lo spettatore con un finale inatteso. Ma ahimè il finale è così fuori dalle righe, che sia il personaggio di Mister Morgan sia il film non risultano più tanto credibili. In ogni caso, Michael Caine conferma, se possibile, ancora una volta come e cosa significa essere Attore a qualsiasi età. Il suo Morgan attraversa vari stati d'animo (dolore, solitudine, gioia) riuscendo comunque ad essere sempre coinvolgente e autentico. L'intesa con la giovane Pauline è riuscita, coinvolgendo ed emozionando lo spettatore almeno un pochino. Anche il resto del cast si mostra adeguato. Il film in definitiva è davvero un'esposizione elegante del sentimento senza cadere nella retorica, e nonostante non convinca fino in fondo, è un film da vedere. Voto: 6+
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