Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/07/2016 Qui - All Cheerleaders Die è un intrigante, eccitante e magico (decisamente soprannaturale) film horror statunitense del 2013, diretto da Lucky McKee (presentato al Festival di Toronto quell'anno). Il film, andato in onda su Rai4 il 26 luglio (sempre tramite il ciclo Midnight Factory), è il remake di un film del 2001 con il medesimo nome e del medesimo regista. All Cheerleaders Die è difatti l'ulteriore passo avanti del regista in un mondo matriarcale, con le sue leggi, i suoi miti e le sue ritualità, votato a un sanguinario conflitto con tutto ciò che gli è esterno, non certo perché esso sia un mondo governato dalla violenza, ma perché ha dovuto imparare a difendersi. Infatti dal primo all'ultimo dei suoi film, Lucky McKee è rimasto sempre strettamente fedele alla descrizione del Femminile non soltanto come una categoria dell'esistente ma come una specie di entità trascendente, qualcosa di superiore e di completamente estraneo rispetto all'Uomo, un universo a parte. Come per esempio l'omosessualità femminile, un must nel cinema di McKee ma non certo con un valore semplicemente voyeuristico. Le sue protagoniste (anche in questo film) hanno rapporti sessuali e affettivi tra loro perché questo ribadisce la loro cesura rispetto al resto, all'esterno, a tutto quello che non rientra nel raggio della loro autonomia. Comunque nella situazione di partenza di All Cheerleaders Die, c'è il tema, che può sembrare semplice e banale (e lo è, e ciò mi da un po' fastidio), dell'opposizione tra i ragazzi della squadra di football e le ragazze cheerleaders del liceo. Si disputa infatti su quale tra i due schieramenti sia più abile, su chi riesca a compiere le imprese atletiche più difficili. Uno scontro che il regista pone come una faccenda molto seria, al di là della levità del racconto che sembra acquistare qualche volta i toni della commedia. Un conflitto, appunto, (un aspetto centrale, fondamentale, molto sottolineato del regista) che acquista sempre più forza dopo la morte accidentale di Alexis all'inizio del film.
Alexis (Felicia Cooper) è il capo, la guida, la reginetta (stronza e bastarda) del liceo, ha successo con tutti, donne e uomini e sa convogliare la sua forza femminile verso la realizzazione di qualunque scopo. La sua morte in diretta, registrata dalla videocamera dell'amica/amante Maddy (Caitlyn Stasey), apre il varco agli eventi successivi che porteranno a uno scontro frontale del team cheerleader con il team dei giocatori di football, capitanati da Terry (Tom Williamson). Tutto è causato dalla scoperta che le ragazze pon pon praticano l'amore lesbico e in altre parole che sono autosufficienti rispetto al maschio. Le cheerleaders, compresa l'attuale fidanzata di Terry, Tracy (Brooke Butler), bastano in ogni senso a se stesse. La stregoneria di Leena (Sianoa Smit-McPhee), che è la magia femminile per eccellenza, si incastra quindi perfettamente nel flusso di questo racconto ed è la leva sovrannaturale più che mai adeguata per smuovere la parte horror del film e per far risorgere le quattro cheerleaders dalla morte, Maddy, Tracy, Hanna (Amanda Grace Cooper) e Martha (Reanin Johannink), in una nuova incarnazione dove l'individualità sembra addirittura scomparire (Hanna si risveglia nel corpo di Martha e viceversa) a favore, ancora una volta, di un superiore ideale, unitario, femminile. E si ritroveranno perciò coinvolte in una scia sovrannaturale di distruzione a cui nessuna potrà sfuggire. Il film in verità si avvale di due registi, Lucky McKee e Chris Sivertson, che hanno realizzato questo apologo femminista in chiave horror come remake di un lungometraggio con lo stesso titolo che nel 2001 era stata la loro prima prova registica. In All Cheerleaders Die, tutte le cheerleaders muoiono, questa è la regola degli horror che il titolo di McKee e Sivertson assume come punto di partenza per dimostrare che lo stereotipo è ribaltabile, che le ragazze pon pon anche quando muoiono possono continuare a vivere. Come succede alle zombi-vampire di questa storia. In realtà, la sceneggiatura del remake è stata pensata non come qualcosa di definitivo e di chiuso, ma come il primo possibile capitolo di una saga. Questo perché la storia si conclude (in modo molto originale e bello) con un potente twist che rimette in gioco ogni cosa, reintroducendo il personaggio di Alexis e rilanciando decisamente verso un sequel. Comunque al momento non si sa niente, anche se io ci spero, perché mi è moderatamente piaciuto. Per l'originalità della storia, per la storia, lineare ed efficace, per il sangue che scorre a fiumi, per le immagini orrorifiche di cadaveri in decomposizione, per gli aspetti eccitanti della trama, ma soprattutto per tutte queste ragazze, tutte belle, in carne e sexy. Cosa volere quindi di più? Il secondo capitolo. Voto: 6,5
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