mercoledì 28 agosto 2019

Si accettano miracoli (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/08/2016 Qui - Premesso che il precedente film "Il principe abusivo" non ha destato in me un particolare entusiasmo, con l'attuale Si accettano miracoli (anch'essa del 2015) ho avuto la netta impressione che finalmente Alessandro Siani (alla sua seconda prova da regista) ha trovato il perfetto equilibrio, nonché la sua personale maturità artistica, nel mettere insieme la sua personalità di attore comico con quella di regista. Peccato però che molte lacune di questo film vengono subito a galla nonostante il film mi sembra ben delineato ad esempio per quanto concerne certi riusciti aspetti della scenografia, nonché un tipo di interpretazione diretta, vivace e senza alcune acerbe sbavature che avevano caratterizzato la sua opera prima e che, comunque, nell'insieme, sembra cogliere perfettamente lo scopo, ossia quello di far ridere grazie ad un humour semplice ma ormai già ben solido. Siani ha insomma, con questa pellicola, dimostrato di essere portatore di una comicità propria anche se il paragone con Massimo Troisi è sempre dietro l'angolo, sopratutto perché la comicità strabordante del principe abusivo, spesso rafforzata da un uso disinvolto del dialetto, rimane molto sfumata in questo film dove Siani sfuma i toni. Non ci si tiene la pancia dal ridere, come nei due film con Bisio, il registro è diverso, anche perché il partner è diverso. Fabio De Luigi rallenta il ritmo e non dà la nerve che, invece, garantiva il suo ex-collega. Il clima è il solito, irriverente, burlesco nel raccontare un Italia migliore di come molti la vogliono, e incantato nel descrivere la solita storia d'amore che, al solito, bene finirà. Ma veniamo alla trama, un giovane rampante che (non si capisce come) ha ottenuto il lavoro dei sogni in una multinazionale con sede nel futuristico centro direzionale di Napoli, viene licenziato e, (dopo essere finito in carcere per aver picchiato il proprio superiore), di colpo, si trova nel 1900, si perché nel suo piccolo paesino di origine, viene affidato al fratello, da anni parroco del paese, dove il tempo sembra essersi fermato a prima della Grande Guerra. Costretto in un luogo lontano da ogni modernità Fulvio decide di aiutare la chiesa locale in crisi di fondi inventandosi un miracolo: fa credere a tutti che la statua del santo piange. Accorrono così turisti e pellegrini riempiendo le tasche degli esercizi locali fino a che il Vaticano non decide di mandare qualcuno a certificare l'evento, momento in cui Fulvio dovrà confessare la truffa e tutto il paese si armerà per convincere gli inviati della Santa Sede della veridicità del miracolo inventato. Come detto in precedenza in questo comunque divertente film c'è qualcosa che non va, nonostante il film raggiunga pienamente il suo scopo, ovvero essere vivace, essere umoristico e tutto ciò senza scadere mai nella volgarità gratuita o nel banale, per una volta infatti, non si ride con battutacce piene di parolacce, volgarità e altre oscenità.
E' perciò una commedia leggera anche se di una mediocrità quasi imbarazzante, perché anche se non ci sono battute 'sporche', ci sono molte situazioni alquanto idiote e non credibilissime, come alcune battute prese pari pari da vecchie barzellette circolanti sui social condite appunto da situazioni improbabili o desuete come, una parrocchia cadente con chiesa con tetto sfondato regolarmente aperta al pubblico, un parroco che ai giorni nostri gira ancora in tonaca e che ospita bimbi (orfani, dei cloni non tanto simpatici delle Simpatiche Canaglie, agghindati in stile inizio novecento) in una struttura assolutamente inidonea e contro le leggi vigenti (è passato oltre un secolo e bisognerebbe far notare agli sceneggiatori che sono nate alcune figure professionali, tipo l'assistente sociale, l'operatore di Telefono Azzurro e altri tizi che potrebbero avere da ridire sulle precarie condizioni igienico-sanitarie in cui versano i poveri infanti, abituati, tra le altre cose, a scalare tetti senza protezioni), e che per maestro ha il solo suddetto parroco, in più con dei cittadini di un paese rimasto agli anni 60, con un'età media dei cittadini prossima ai 60-70 anni, e che non conosce nemmeno cos'è una connessione internet...insomma poco credibile davvero paradossalmente invece ad un aspetto della trama (comunque abbastanza inconsistente), quella grottesca di un paese intero che rimane coinvolto nella frode di assurgere a miracolosa, una statua che di miracoloso nulla ha, e lo fa solo per il proprio tornaconto economico. In questa realtà poi che non può essere definita surreale o da favola, vive una donna bella e sola, non vedente che, però, si muove e balla con l'agilità di una ipermetrope dotata anche della visione notturna di Cat WomanSiani, ovviamente, senza nessun tipo di parabola evolutiva, se ne innamora e le chiede di andare a vivere in città e lei, giustamente, come se si trattasse di trasferirsi su un satellite di Saturno, si spaventa a morte. Si accettano miracoli è quindi un film leggerissimo (quasi impalpabile), ma che riesce a far ridere, alcune trovate infatti sono simpaticissime, altre già sentite, ma per quanto l'intento sia buono e il risultato accettabile, viene meno la vera natura del personaggio. Basta guardare la differenza tra i primi 15/20 minuti di pellicola, dove Siani riesce a dare spazio a tutta la sua comicità estasiante, e il resto del film che arranca dietro storie d'amore da film muto ed estranee capacità recitative intense che non appartengono a nessuno dei protagonisti (nemmeno Sal Da Vinci ne è immune), salvo la Autieri che però viene rilegata in un ruolo talmente minore da risultare quasi insignificante. In definitiva un film divertente, leggero, simpatico e superficiale a volte, grottesco e poco credibile quasi sempre, ma che diverte anche se cinematograficamente parlando, il film è decisamente pessimo, sotto molti punti di vista. Voto: 5,5

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