martedì 29 gennaio 2019

Snoopy & Friends: Il film dei Peanuts (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 03/10/2016 Qui - Dopo numerosi cortometraggi e i lungometraggi tratti dalla striscia a fumetti, è arrivato, poco più di un annetto fa, nelle sale cinematografiche il primo film in CGI: Snoopy & Friends: Il film dei Peanuts (The Peanuts Movie), voluto dal figlio del compianto Schulz, Craig, e dal nipote Bryan che ha scritto la sceneggiatura. Alla regia c'è Steve Martino, che ha già diretto L'era glaciale 4 e Ortone e il mondo dei Chi (entrambi della casa di produzione Blue Sky Studios, che ritorna qui per i Peantus). Questo film del 2015 è infatti basato, anzi adattato, più precisamente trasportato dai fumetti, da una striscia divenuta leggendaria, quella di Snoopy e Charlie Brown. Alzi la mano chi almeno per una volta nella vita non sia stato o sentito come Charlie Brown, il timido, impacciato ed adorabile Charlie Brown. Perché basta dire i nomi Charlie Brown e Snoopy che subito vediamo l'immagine del bambino timido, introverso, con l'inimitabile ciuffetto, e il suo fedele bracchetto, che abitano un mondo 'a misura di bambino' in cui i piccoli fanno da padrone, e gli adulti non sono mai mostrati e sono solamente voci che provengono dal fuori campo (fastidiosi suoni afoni), come originariamente era stato concepito. Poiché anche in questa versione, la fracassona combriccola dei Peanuts, rimane fedele all'originale nei tratti dei vari personaggi. Ci sono proprio tutti, individualissimi e collegiali allo stesso tempo, ognuno con le proprie peculiarità. Anche se è doveroso fare una premessa, non sono un tuttologo delle strisce di Schulz anche se, per un motivo o per l'altro, centinaia sono capitate sotto i miei occhi sia quando ero ragazzino (negli anni novanta), sia oggi, quando le popolari vignette finiscono più volte anche sui social per rappresentare, in pochissime battute, svariati stati d'animo e quasi sempre all'insegna di un'intelligenza felice. Ritroviamo quindi tutti i personaggi, le situazioni e i luoghi che gli appassionati ricordano bene, lo sfortunato Charlie Brown col suo malessere esistenziale (che si innamora della ragazzina dai capelli rossi), le sedute psicanalitiche di Lucy, i siparietti di Snoopy e l'uccellino Woodstock (nel film il beagle è il protagonista di una sua storia battuta alla macchina da scrivere in cui si immagina di combattere contro il famoso aviatore, il Barone Rosso, per tentare di conquistare il cuore della cagnolina Fifi), l'albero mangia-aquiloni, Lucy insegue Schroeder, Schroeder e il suo pianoforte, Piperita Patti viaggia in simbiosi con Marcie, Pig-Pen nella sua polvere perenne, Linus e la sua inseparabile coperta, senza dimenticare il pattinaggio sul ghiaccio, l'hockey e le partite di baseball, anche se sono solo accennate. Parte così una visione vignettistica che trova un discreto compromesso tra la necessità di un aggiornamento grafico per affrontare la sfida del cinema, tanto più quello di oggi, e la ragione originale. A livello stilistico infatti questo film riesce a mantenere integro il mondo disegnato da Schulz, gli fa omaggio, rendendolo appetibile anche alle nuove generazioni e mantenendo il fascino che ha contraddistinto i personaggi e le loro avventure, senza snaturarli, pur utilizzando la computer grafica, e miscelando bene un 3D (anche se non potrei confutarlo) alla bidimensionalità caratterizzante le strisce a fumetti. Privo di artifici, abbastanza attento in uno sviluppo che predilige la semplicità, con i marchi caratteristici in (bella) evidenza ed uno spirito che non si trova nei cartoon odierni, almeno non in quelli con cui entra direttamente in competizione (ovvero i più popolari).
Ma se lo stile viene ripreso fedelmente, i contenuti e i temi delle tavole a fumetti vengono alleggeriti di quel pessimismo di fondo, di quella filosofia miscelata all'ironia che ha fatto la fortuna dei Peanuts, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Charlie Brown, nel film impegnato a dare una svolta alla sua vita per riuscire a conoscere la ragazzina dai capelli rossi (che qui viene mostrata, a differenza del fumetto che è solo citata) di cui si è innamorato. Ovviamente le vicende ruotano attorno al romantico Charlie ed al suo fedele Snoopy, totalmente all'opposto per sfrontatezza e coraggio rispetto al suo padroncino. Il buon vecchio Charlie ne combina di tutti i colori, quello che tocca distrugge suo malgrado, riesce a rovinare ogni cosa, a trasformare in disastro tutto quello che di buono costruisce con grande impegno e dedizione. E per questo è evitato quasi da tutti i suoi compagni (tranne Linus che lo adora e lo consiglia), non è apprezzato, non ha apparentemente nessuna qualità di rilievo, non suona il piano, non eccelle nello sport, non è bravo nei compiti, è un fifone. E' l'antieroe per antonomasia...che vuole a tutti i costi emergere dalla mediocrità in cui è caduto a causa della sua innata goffaggine. Ma Charlie, se lo desidera veramente, sa essere Grande, sa tirare fuori il meglio di se dimostrando capacità enormi di intelligenza e coraggio. Sa essere generoso come non mai e sincero nell'amore come nell'amicizia. E alla fine Charlie Brown diventa l'eroe della situazione, viene riconosciuto socialmente, cosa che nei fumetti non avviene mai, e l'unica cosa che Schulz ci vuole dire è di rimanere ancorati ai propri sentimenti, di rimanere fedeli ai propri ideali anche se utopici, di vivere la quotidianità, apparentemente senza alcun senso, rimanendo insieme agli amici. I messaggi che l'opera vuole trasmettere infatti sono semplici e positivi, anche se la chiave del lungometraggio arriva nell'amore, quello più tenero, con la difficoltà di esprimere le proprie emozioni, la sfortuna che ti perseguita nei momenti decisivi, ma anche la volontà di non arrendersi mai perché la vita ci riserva sempre un'altra possibilità e poi in fondo ci ricorda come quante volte ci facciamo mille problemi che poi tali non sono. Partendo con l'eterna convinzione che le donne vengano attratte da maschi di successo che coprono un ruolo rilevante nella società salvo finire con l'innamorarsi della tenerezza dei gesti e la dolcezza delle parole. Il pretesto poi è sempre lo stesso, ovvero far colpo sulla lei inarrivabile sudando le proverbiali sette magliette gialle con striscia nera a zig-zag, ma l'insicuro bambino dalla testa tonda riuscirà (e ci mancherebbe altro) nel suo intento, pur tra mille vicissitudini e mantenendo quasi inviolati altri tabù che lo accompagnano dalla notte dei tempi, come non riuscire in nessun modo a far volare un aquilone. In pratica, come sempre è avvenuto anche per il fumetto originale, si affronta la vita di tutti i giorni, ma con una leggerezza che non teme il tempo.
Quello che c'è di buono, anzi, ottimo in questo film è difatti la comicità slapstick e l'ironia genuina ripresa da Schulz, di bello invece della pellicola è l'assoluta assenza di dispositivi tecnologici tant'è che il cane, per catturare le sue avventure, utilizza una macchina da scrivere mentre Charlie, per commentare Guerra e Pace di Tolstoy (non Tostone), usa un semplicissimo taccuino, altro che tablet. L'impressione tuttavia è che il film nel suo complesso, non raggiunga vette elevatissime, sebbene si lasci guardare fino alla fine divertendo e facendo riflettere con leggerezza. In ogni caso ci vorrebbero più film di questa genuinità, semplicità e che ci riportano al vero significato dell'animazione, narrare storie apparentemente semplici, facili, ma che vogliono avere la funzione di dirci qualcosa in più sulla vita, di farcela conoscere quasi meglio di quando la si vive. Snoopy & Friends avrà pure un titolo italiano fuorviante (il simpatico beagle non è il protagonista ma la spalla, peraltro perfetta, di Brown) e l'avranno anche creato per racimolare quattrini (vedi l'anticipazione del merchandising presente a metà del film quando Sally monetizza il successo del fratello vendendo tazze e gadget vari) ma Charlie Brown è uno dei personaggi più conosciuti che ci siano in circolazione e ritrovarlo sul grande schermo in un mix adeguato tra disegno moderno e tratto a matita fa commuovere. La pellicola comunque non è divertente come L'era glaciale, dello stesso regista, e la morale non verrà ampiamente colta dai bimbi di oggi, anche se è totalmente rivolto a loro e più godibile per i bambini che per gli adulti nostalgici come tanti, che comunque possono fare quel viaggio nostalgico nel passato tra i valori (oggi anacronistici) e le avventure di un tempo andato durante il quale le noccioline e i loro amori infantili li accompagnavano nei grigi pomeriggi del dopo-scuola. Un buon motivo per gli adulti per risentirsi nuovamente ragazzini e per i ragazzini...semplicemente per sentirsi tali (anche se difficilmente apprezzeranno al 100%). Perché nonostante la trama sia molto dolce (specialmente con Snoopy), purtroppo non è molto coinvolgente come mi aspettavo, credevo e speravo in qualcosa di più. Comunque anche se alcune gag infine sembrano un po' forzate, il resto è comunque buono, tutto ben fatto, anche la regia. L'unico pregio più grande è però la sua splendida grafica. Un piccolo gioiello d'animazione, ma non un grande capolavoro, anche se tutto sommato qualche piccolo peccato veniale lo si può perdonare quando si parla dei Peanuts. Perché i Peanuts appartengono al mondo, il mondo appartiene ai Peanuts. Voto: 7

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