venerdì 18 gennaio 2019

Joker: Wild Card (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/08/2016 Qui - Joker: Wild Card (2015) è un remake, che in questi periodi va tanto di moda, del film Black Jack del 1986 con Burt Reynolds. A loro volta son tratti dal romanzo Heat di Goldman (vincitore di due premi Oscar, migliore sceneggiatura originale nel 1970 per il film Butch Cassidy e nel 1977 l'Oscar alla migliore sceneggiatura non originale per il film Tutti gli uomini del presidente) del 1985, anche se in questo caso scrive anche la sceneggiatura del film. Un film diretto da Simon West, che diresse il mitico Con Air del 1997 con Nicolas Cage in forma smagliante (la sua carriera da regista di film cominciò proprio da lì) e regista anche di Lara Croft: Tomb Raider (il primo tratto dal famosissimo videogioco), Chiamata da uno sconosciuto, Professione assassino e I mercenari 2, entrambi con protagonista Jason Statham (lo stesso di questa pellicola) e Stolen di nuovo con Cage. Ma tornando al film in questione Joker: Wild card racconta di Nick Wild, compulsivo giocatore d'azzardo, che si guadagna da vivere fornendo protezione come accompagnatore, proteggendo ricchi scommettitori che cercano fortuna a Las Vegas. E' anche un po' un tutto fare: li protegge, li aiuta a far la figura dei duri per conquistare le donne e li guida alla scoperta della città che lui sogna prima o poi di lasciare. Il suo lavoro però prende una piega differente, trasformandosi in guerra personale, quando Holly, una sua vecchia compagna, viene brutalmente violentata e picchiata da un mafioso principe dell'azzardo e dai suoi scagnozzi. Inizierà così una pericolosa vendetta. Joker: Wild card, con tutte le sue migliori intenzioni è però un film a fasi alterne, a volte ci regala momenti di pura azione avvincenti, a volte casca davvero malamente nel ridicolo. Il punto debole è anche qui, come tanti altri (sceneggiatori) che credono che bastino poche inquadrature per trasmettere al pubblico il "vissuto" di un personaggio che vogliono trasporre da un libro appunto in immagini (dimenticando quasi sempre che al cinema lo spettatore deve essere condotto per mano con vari flash-back, non può essere abbandonato a se stesso cercando di inquadrare la storia e il retroterra che ne consegue senza nessun aiuto) nella sceneggiatura che fa acqua davvero spesso, e i dialoghi sono talvolta imbarazzanti e superficiali. Un film infatti non è un libro dove una pagina si può rileggere, dove si può anche tornare qualche capitolo indietro, un film deve trasmettere alla perfezione e immediatamente allo spettatore il suo significato se vuole che la visione sia piacevole. Nel caso di questo film dove sono le tensioni che travolgono il povero Nick Wild? Solo nel finale ne scopriamo alcune, chi tipo di persona è Nick Wild? anche in questo caso tocca a noi immaginarlo. Il film perciò non riesce ad impressionare, vi è una chiara volontà del regista di creare un'atmosfera malinconica e decadente (la musica Blue Christmas di Elvis Presley è perfetta) ma purtroppo ne riesce una 'cozzaglia' condita dallo stile trash dei picchia-duro non coerente ne spiazzante.
La storia non incomincia mai veramente, espediente che sarebbe interessante se vi fosse stato un focus più sull'ambientazione che sui personaggi comunque anch'essi poco ispirati la cui evoluzione emotiva è spenta e non progressiva. Comunque la fotografia e la regia sono davvero considerevoli, con West che fa spesso un pregevole zoom sui particolari e le luci rendono bene l'atmosfera. Ma lo spleen di cui si vorrebbe permeare la metropoli non è abbastanza approfondito per creare un'eterna terra di passaggio che possa sopravvivere alla storia raccontata. Qualche (enigmatico) flashback, le mitiche scazzottate Hollywoodiane ed eccoci delusi e un po' perplessi dopo un film che non si sviluppa ma finisce subito senza che la macchina da presa abbia veramente finito di svolgere il suo compito. La recitazione è in ogni caso passabile, anche se Statham non riesce a delineare un buon personaggio, il suo Nick risulta spesso incoerente e confuso (anche se ovviamente non è colpa, almeno interamente, dell'attore). Da segnalare c'è però un gruppo di brave attrici i cui volti ci sono noti, Anne Heche, Sofia Vergara, Hope Davis e poi una bellezza aggressiva straordinaria che porta il nome di Domink Garcia Lorido (nel film è la ragazza che viene picchiata e poi si vendica) che è la bellissima figlia nientemeno che di Andy Garcia. E infine la ciliegia sulla torta, un cammeo fantastico di un magistrale Stanley Tucci. Ma nonostante ciò Simon West riesce nell'impresa di superficializzare ulteriormente le basi di partenza (se già il film del '86 non era certo un capolavoro figuriamoci questo), realizzando una trasposizione talmente esile che finisce per reggersi solamente sulle aitanti spalle del suo protagonista. Tolte infatti una manciata di sequenze action coreografate e dirette con un certo stile (rallenty incluso) con un Statham in forma fisica sempre smagliante, Joker: Wild Card rimane un titolo vuoto e privo di guizzi. Come detto in precedenza la sceneggiatura appare qui spogliata di ogni contenuto e nei novanta minuti di visione non accade praticamente nulla, la trama procede da un punto A ad un punto B senza colpi di scena e anche i combattimenti, per quanto come detto godibili dal punto di visto visivo, risultano privi di pathos a causa dell'evidente invulnerabilità di Nick, infallibile macchina di morte. Il tono introspettivo (un protagonista tormentato, riflessivo, a tratti interlocutorio) che prova ad emergere attraverso l'escamotage del gioco compulsivo rimane soffocato da una caratterizzazione improbabile, che non ci rivela nulla del passato del personaggio, con alcuni ripetuti e brevi flashback senza un vero e proprio senso logico. Film impostato su una certa povertà di eventi (anche, forse) per dare risalto alla psicologia del personaggio, tanto letale nei combattimenti quanto fragile nei rapporti interpersonali (è solo, insicuro, insoddisfatto). A parte Cyrus, una sorta di grillo parlante che rappresenta l'alter ego e la sua coscienza, e la bella Holly, la donna per cui Nick finisce nei guai, Jason è contornato esclusivamente da clienti (da cui capita anche che finga di farsi pestare per aumentarne la stima delle accompagnatrici) o al massimo da conoscenti, come la croupier (una magnetica Hope Davis di Wayward Pines) con cui si gioca una fortuna a Black Jack. Tutti lo conoscono, nessuno però gli è davvero amico. E il sogno di una vita nel mare della Corsica è perennemente accarezzato ma mai veramente realizzabile, tranne, ovviamente, a seguito dello scontatissimo finale, in cui il protagonista mazzuola per bene una banda intera prima di fuggire, con il primissimo piano che ne riprende il profilo, leitmotiv registico di tutto il film, nel suo viaggio via da Las Vegas.
Altre costanti sono l'urticante, perenne ricorso al ralenti nelle scene d'azione (congegnate a meraviglia sul piano coreografico) e un accompagnamento musicale (che conferma i flebili indizi per cui la storia sembra sia ambientata a fine dicembre). A completare la disfatta ci pensano interpreti di contorno in totale miscasting, dal poco credibile villain di Milo Ventimiglia (Heroes) al ricco e timido miliardario Michael Angarano, tanto che appunto gli unici minuti di gioia attoriale sono quelli in cui calca lo schermo il sempre bravo Stanley Tucci. Quindi in Joker: wild card non funziona niente? Beh a parte qualcosina, sì. Perché solo partendo dal personaggio di Nick qualcosa decisamente non va, lui non è infatti un eroe romantico, la sua ex viene massacrata di botte e lui non batte ciglio, lei lo supplica praticamente di aiutarla e lui non batte ciglio, non è decisamente un eroe a prescindere e poi un po' in contraddizione s'invischia in un caos più grande di lui, fra assassini e loschi affari, riuscendo facilmente a prevalere. Jason Statham poi non sembra decisamente entrato nel ruolo di Nick, recita senza passione, senza espressione e senza un briciolo di coinvolgimento. Non lega ovviamente con la sua partner che sembra l'antitesi della sua recitazione. Purtroppo questo film, sembrerebbe fare la fine dell'originale del 1986, con Burt Reynolds, criticato, cestinato e dimenticato. Decisamente tutto materiale sprecato, perché seppur recuperando la vecchia storia si poteva aggiungere fantasia, innovazione e carattere ad un film che invece risulta noioso e prolisso. Tutto un gran chiacchierare con poca azione, per lo più gratuitamente violenta senza tanti sforzi e tante pretese. Perché allora girare un remake di un fallimento creando un fallimento tale e quale? Si può costruire un film su un personaggio come Nick, solo ed esclusivamente su di lui senza porgli niente intorno? No, decisamente non poteva funzionare, perché Joker: Wild Card concentra tutte le energie sul personaggio di Nick e tutto il resto è lasciato allo sbando, tutto passa in secondo piano, la vendetta, il rischio e qualsiasi altra tematica potesse entrare nel film. Ecco il principale punto debole, far ruotare tutto intorno ad unico personaggio. Qual è il bello allora? Che poiché questo regista produsse il mitico Con Air, con Cage, e leggendo ciò ho subito pensato che potesse esser un'altra rivelazione. Invece no, Joker: Wild Card è ben lungi dall'esser un film memorabile. Senz'altro perciò uno dei film da archiviare, non ci sono intenzioni, non c'è spessore, non ci sono sfumature c'è solo una trama semplice e banale, resa in modo semplicistico e tedioso. Un film solo per gli amanti del genere, con l'unica originalità di un personaggio da western in una modernissima città delle luci. Voto: 6-