sabato 19 gennaio 2019

Vehicle 19 (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/08/2016 Qui - La passione per le macchine, che è finita per condurlo alla tragica morte nell'incidente del 30 novembre 2013, è stata per Paul Walker un tratto distintivo della sua carriera cinematografica, i cui maggiori successi rimangono senza dubbio i vari capitoli di Fast & Furious insieme al collega e amico Vin Diesel. Ma prima di partecipare all'ultimo episodio della nota saga automobilistica Walker ha prodotto e interpretato nel 2013 questo film, Vehicle 19, altro action-thriller su quattro ruote ambientato in Sudafrica diretto da Mukunda Michael Dewil (al suo secondo film dopo l'esordio con Retribution) e uscito direttamente per l'home video sia oltreoceano che qui da noi. In Vehicle 19 Michael Woods, ex detenuto rilasciato sulla parola, infrange le condizioni della libertà vigilata per visitare l'ex moglie (che lavora nell'ambasciata americana) a Johannensburg, in Sudafrica, per riallacciare i rapporti. All'aeroporto, però, la compagnia di autonoleggio fa confusione con le prenotazioni e gli consegna il veicolo sbagliato. Un veicolo dove l'uomo trova nel bagagliaio una donna legata e imbavagliata che dice di essere un noto avvocato per i diritti civili, sequestrata dal capo della polizia corrotto che ora ha intenzione di ucciderla. Michael si ritrova così invischiato in un vero e proprio intrigo politico, e quando Rachel Shabangu (questo il nome della donna sequestrata) rimane tragicamente uccisa durante un inseguimento, lui rimarrà l'unico in possesso delle prove di colpevolezza dei vertici delle forze dell'ordine, che iniziano con lui una serrata caccia all'uomo. Il film è interessante, bello e adrenalinico ma neanche lontanamente paragonabile agli eccessi testosteronici di Fast & FuriousVehicle 19 è infatti uno scialbo e banale action thriller che vive di stereotipi e non riesce mai a trasmettere sussulti, nonostante l'azione si svolga interamente in una macchina (aspetto accattivante che ricorda moltissimo Locke) e nonostante i temi sull'abuso di potere sono interessanti. Ma se i temi ed altro per assistere ad un buon film ci sarebbero tutti, azione, pericolo ma anche impegno, la loro disposizione in campo è tutto fuorché altamente professionale e qualificata. Il tema relativo ai diritti infatti, e ai relativi ostacoli che il potere frappone per evitare che nefandezze varie vengano alla luce, è una copertura di tutto rispetto che però non riesce a nascondere le gravi lacune del film.
Difatti, anche considerando la situazione che vive Michael, buona parte della vicenda sembra essere una congiura nei confronti dell'intelligenza. Da una macchina presa per sbaglio, ecco quindi una serie di errori e di capitomboli, rivelazioni che si susseguono ma scarsamente coadiuvate da dialoghi e spiegazioni che anzi non fanno che aggravare le cose. Pure il ritmo s'incaglia di sovente, tra un inseguimento e l'altro (eccessivi e nella norma) ed il montaggio in più punti presente delle pecche piuttosto vistose. Ma su tutto sfigura il personaggio di Michael con decisioni che spaziano tra lo spericolato e l'assurdo che lo conducono in un vicolo cieco che risolve chi sa come, ma che nell'essenza non è affatto complicato intuire. Un film quindi scritto male e che per questo motivo vanifica le buone intenzioni. Non aiuta poi la trama risibile del film (polizia corrotta, crisi con la fidanzata, una fuga impossibile per redimere il proprio passato) che vive per la quasi totalità della sua visione (ottanta minuti scarsi) sul continuo alternarsi in serie di furiosi inseguimenti automobilistici, girati in soggettiva (da dietro e davanti) della vettura "protagonista" riportando alla mente atmosfere da videogame, senza però catturarne mai la corretta adrenalina, lasciando poi in secondo piano la caratterizzazione dei personaggi, a cominciare dallo spaesato protagonista interpretato dal compianto interprete californiano, volenteroso ma assai poco credibile. Tolto infatti il riuscito ma breve spezzone all'interno del supermercato, per quanto comunque improbabile, il resto delle scorribande su quattro ruote non fa nulla per elevarsi dalla mediocrità, proponendo inoltre di contorno degli istinti drammatici di rara scontatezza. Ecco perciò che per giungere allo scontato, e forzato, epilogo si deve assistere a situazioni di ripiego atte ad aumentare il già risibile minutaggio e che poco ci dicono realmente sull'essenza di Michael Woods, "eroe per caso" tormentato e dai trascorsi misteriosi. Un film in definitiva non malissimo ma parecchio lacunoso e contraddittorio. Per gli amanti del genere ma non aspettatevi tanto. Voto: 5,5