mercoledì 28 agosto 2019

Solo per il Weekend (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 10/09/2016 Qui - A partire da una surreale e alquanto improbabile commedia di Gianfranco Gaioni, in arte Director Kobayashi (perché poi non si sa), ovvero Solo per il Weekend che racconta tutto quello che succede nella durata, appunto, di un unico (delirante e psichedelico) weekend, a cinque personaggi alle prese con dei malavitosi in una città di Milano completamente evanescente e per lo più notturna. I cinque personaggi in questione infatti vivono molte avventure, alcune anche pericolose (altre esilaranti un poco), al fine di recuperare una valigetta piena di soldi in mano ad un tizio di colore proveniente dalla città di Las Vegas. E tra bische clandestine, strade deserte ed individui assai improbabili e con gusti ed atteggiamenti particolari, si snoda l'intera vicenda che ovviamente si risolverà pienamente ed a buon fine. Come si evince dalla trama perciò si intuisce di come il film giri tra il grottesco e il surreale, ma anche se alquanto irreale ed esasperata, costituisce però il "motore" di questa pellicola dove non è tanto importante la verisimiglianza bensì la tipologia dei personaggi assurdi ed ognuno con caratteristiche proprie particolari. Personaggi che nonostante vanno spesso a braccetto con l'eccesso, e anche se non c'è una minima capacità di empatia con questa serie di personaggi assurdi che non esprimono altro che una volgarità senza limiti, vengono comunque interpretati in grande stile da un cast formidabile. Su tutti spicca Stefano Fresi (eccezionale nel ruolo di scheggia impazzita che vive di espedienti sempre al centro di equivoci e disastri annunciati) che già si era distinto nel film "Smetto quando Voglio" e che già per fattezze fisiche desta simpatia e complicità, anche se il suo personaggio utilizza degli anziani come dei pirla da truffare (una cosa che rasenta il fastidio oltre il limite della tolleranza e di decenza) o come "pervertiti sessuali" come l'assurdo prete che paga la giovane prostituta (la bellissima Matilde Gioli che non passa mai inosservata) per fare da "cameriera".

Lei che al suo secondo ruolo di spicco dopo Il capitale umano, conferma il proprio talento grazie alla forte presenza scenica e a una mimica affascinante. Il personaggio principale però, un uomo stanco della proprio lavoro, un copywriter frustrato e continuamente umiliato dal capo dell'azienda pubblicitaria per cui lavora, è interpretato da un bravissimo Alessandro Roja che in preda a una profonda nevrosi, finisce per farsi licenziare con l'obbligo legale di assumere psicofarmaci dagli effetti allucinogeni. Motivo per cui la moglie lo lascia (l'effervescente e deliziosa Marina Rocca) e per cui cerca in un vecchio compagno di scuola (Ferruccio) l'aiuto che gli serve (ridare spirito e vita al suo declino). Lui che farà da traino al vortice esilarante di riti esoterici, truffe, prostituzione e omicidi, creando scompiglio e guai che l'irriverente Alice di Francesca Inaudi fa di tutto per ripararli. Infine troviamo Walter Leonardi nei panni del malvivente Caiani, che non smette mai di stupire con i suoi momenti bizzarri, e Stefano Chiodaroli balbuziente nel ruolo del capo Iacovini che sotto la sua fermezza nasconde segreti più frizzanti. Insomma tanti bravi attori per una commedia che però non regala granché, ma che risulta vedibile per circa novanta minuti di svago estivo. Perché anche se tutto non funziona, questa versione nostrana dell'intramontabile Paura e delirio a Las Vegas (ci si accorge di ciò dall'inizio e dalle atmosfere alla Tarantino) è un esperimento discretamente riuscito, godibile perché spontaneo, un film intraprendente, che riesce comunque a piccole dosi a divertire con la sua vivacità. Un film (del 2015) dove tra trasgressione e momenti esilaranti, non ci si annoia quasi mai, grazie sopratutto alla colonna sonora (punto decisamente a favore) che segue perfettamente la frenesia della pellicola. In definitiva e in conclusione però si ha la sensazione di un'opera incompiuta e nonostante strappi qualche buona, non volgare, risata, non resta impressa e non si fa ricordare. Un vero peccato perché l'idea era buona. Voto: 6-

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