Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/07/2016 Qui - Reclaim: prenditi ciò che è tuo, è un thriller americano del 2014 che vede tra i protagonisti John Cusack, attore molto bravo che nonostante sia stato probabilmente il motivo principale per cui ho visto questo film, non riesce a dare carattere e incisività a un personaggio insolito per lui, ovvero quello del 'cattivo' e quindi abbastanza deludente, come in parte il film stesso. Il film, andato in onda su Rai2 il 23 luglio, è la storia di una sporca truffa, un raggiro del peggior tipo, di quelli che giocano con i sentimenti umani più profondi e delicati, come l'amore materno, e che sfruttano meschinamente l'infanzia abbandonata. Nina ha sette anni, e viene da Haiti, ha perso la madre nel catastrofico terremoto del 2010, ma qualcuno l'ha soccorsa, e l'ha portata via. Purtroppo è capitata nelle mani sbagliate, l'hanno infatti salvata solo per poterla usare come esca, nell'ambito di un affare che può fruttare davvero molti soldi. Anche Steven e Shannon ci sono cascati, sono due giovani coniugi di Chicago che, per adottare un figlio, si sono rivolti a quella che credevano un'associazione umanitaria e che, invece, è una banda di criminali senza scrupoli. Hanno scelto Nina, e sono finiti in una terribile trappola. Inizia così uno dei tanti action movie americani che intendono unire l'adrenalina alla denuncia sociale, cercando forse in quest'ultima un alibi che distragga l'attenzione dai puri fini commerciali. Ogni anno 1,2 milioni di bambini sono oggetto di traffici, così difatti recita il testo di chiusura, un invito perciò a stare all'erta che suona come la morale della solita favola dal contenuto avventuroso e dagli intenti didascalici, una storia che spiega i pericoli del mondo con dovizia di esempi crudeli, salvo poi far balenare, nel lieto fine, la meritata ricompensa per i buoni ed una sonora lezione per tutti i cattivi.
C'è molto di super-eroico nell'impresa dei due protagonisti (per riavere indietro la loro bambina), che riescono ad evitare i proiettili di sparatori provetti, a sfidare la legge di gravità sul filo dei secondi, ad affrontare acrobatici inseguimenti in auto degni di un videogame. La tensione sale unicamente in virtù dell'effetto meccanico della velocità e di quello psicologico della vertigine, mentre il dramma può contare soltanto su qualche piccola, convenzionale finestra aperta sul rimorso per una fatale bevuta di troppo, o sul rimpianto per una felicità svanita in un tragico schianto, con un paio di tiepidi scorci di romanticismo televisivo che, per un attimo, sospendono la rapida evoluzione verso la frenesia del finale. Nell'avviarsi alla conclusione, il racconto si stacca funambolicamente dalla realtà per farsi, nel contempo, inverosimile e prevedibile, confezionato con la precisione ritmica che serve le emozioni al momento giusto, proprio nell'istante in cui le aspettavamo, e ci trova dunque disposti ad accoglierle con il classico sospiro di appagante sollievo, perché è quello che volevamo in effetti. Comunque dopo aver visto il film, posso solo dire che Cusack non è affatto bravo nella sua parte, sciancato, gobbo, stile da vecchio e quella faccia non ce la fa proprio ad incutere timore (almeno personalmente). Per il resto ovviamente già detto, buono il ritmo, discreta la tensione, qualche imprevisto gradevole, con annesse una recitazione tanto "telefonata" quanto stucchevole, alcune "americanate" evitabili e scene di brevi piagnistei evitabili. Tutto sommato però è un film per buona parte riuscito. Un thriller comunque interessante, meglio di tanti altri. Voto: 6-
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