Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/06/2016 Qui - Tratto da una graphic novel di Posy Simmonds, il film Gemma Bovery (2014) è diretto da Anne Fontaine e interpretato dal sempre dominante Fabrice Luchini, per sensibilità e sommo gigionismo, e da Gemma Arterton (già notata in Tamara Drew: Tradimenti all'inglese). La regista per questo 'letterario' film punta Flaubert e la sua Madame Bovary, sfruttando l'assonanza del nome Emma/Gemma e del cognome Bovary/Bovery, per catapultarlo in una commedia fino ad un certo punto francese, contaminata da toni inglesi. Il tutto ruota intorno ad un colto/erudito parigino Martin Joubert (Luchini), ritiratosi da qualche anno in Normandia, con una moglie e un figlio giovanotto, in un luogo verde, solare con la case di mattoni appuntite, e una vita tranquilla facendo il panettiere (antico mestiere di famiglia), che con lui diventa un’arte di cui vantarsi. Ma la testa di Martin è piena di ricordi, rimpianti d'amore e letture dei grandi romanzieri, sui quali prevale Flaubert. Ovvio che quando arriva una coppia di inglesi Gemma e Patrick Bovery, lui discreto e slavato restauratore di mobili, lei (una prorompente e florida Gemma Arterton) piena di una voglia di vivere conflittuale, perché cerca esperienze non impegnative, sfugge ai corteggiamenti, ma cede ai giovanotti aitanti, e cerca l'amore dei sogni che spesso si ha davanti e non ce se ne accorge. La bella e procace inglesina non fa mistero delle sue forme attraverso sottili se non trasparenti vestitini che fanno bollire il sangue agli uomini che le capitano vicino, il nostro Martin, non potendo aspirare ad una storia vera, anche perché da lei poco o nulla considerato se non per la sua cortese disponibilità e l'abilità nel suo mestiere, si elegge protettore e consigliere della irrequieta giovane, seguendola in tutti i suoi movimenti, ossessionato che possa seguire le tragiche orme della sua quasi omonima eroina flaubertiana.
Si può immaginare che accade nella fervida fantasia di Martin quando Gemma compera il veleno per i topi, che non sopporta, ricordandosi del suicidio con l'arsenico di Madame Bovary. Ma Gemma non ha letto i romanzi dei grandi letterati e sempre più pensierosa, caccia un suo antico amore e svela al suo diario che il vero oggetto è il marito con il quale vorrebbe tornare a Parigi. Joubert sempre più coinvolto, con gli occhi cerulei sbarrati e la determinazione di fare qualcosa per lei finirà in qualche modo, ad evitarle il destino letterario e a procurargliene un altro per un inimmaginabile caso. Film elegante, con belle immagini e sotto l'ala di un eros innocente. Figure di contorno discretamente tratteggiate, buona la prestazione di Gemma Arterton ma su tutti incombe la personalità di Fabrice Luchini, che ci mette lo zampino a far svettare ogni tanto il pur piacevole racconto che decolla veramente verso il finale. "Gemma Bovery" è una commedia drammatica calda, croccante come il pane appena sfornato e diretto con un'eleganza e raffinatezza uniche. Non delude la sceneggiatura e le splendide musiche di Bruno Coulais si mescolano perfettamente con le vicende. Chi conosce la graphic novel non rimarrà deluso. Se volete quindi farvi uno splendido viaggio nelle campagne francesi con una storia originale piena di passione e tragicità "Gemma Bovery" è perfetto per voi. Concludendo "Gemma Bovery" è oggettivamente un bellissimo film, molto originale e intelligente che spinge a riflettere anche se non per tutti i palati. Voto: 6+
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