Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/02/2024 Qui - Film d'azione al femminile nel quale le figure maschili sono relegate sullo sfondo. Si tratta dell'unica novità di una pellicola che appare abbastanza convenzionale prefigurandosi come uno "spy movie" con robuste dosi d'azione. Senza far gridare al miracolo, la storia si segue piacevolmente anche per i frequenti cambi delle location, quasi sempre spettacolari, come si conviene a un film del genere. Buona la prova delle attrici, che mostrano un buon affiatamento reciproco. Poco originale ma godibile. Il finale un po' senza senso tuttavia accresce il "fastidio" e non bastano l'atmosfera di tensione di alcuni momenti, e l'avvenenza delle 5 attrici protagoniste, a far sì che questo Secret Team 355 mi convinca ad assegnargli la sufficienza (anzi molto meno). In parole povere uno spionaggio d'azione che strizza l'occhio ai bond movie, ma che ho trovato poco coinvolgente. Voto: 5 [Sky/Prime Video]
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martedì 27 febbraio 2024
Secret Team 355 (2022)
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mercoledì 5 gennaio 2022
Lost Christmas (2011)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/01/2022 Qui - Stravagante quanto serio, divertente quanto triste, questo film diretto da John Hay offre porzioni generose di sentimenti, eventi
assurdi e lezioni di vita in egual misura. I personaggi sono realizzati
con cura, nessuno è perfetto e nessuno è affatto cattivo. Gli attori
sono uniformemente solidi (si riconosce solo Jason Flemyng) e la
storia è originale (lo era forse 10 anni fa). Alcune componenti sembrano infatti
familiari, non è del tutto diverso da La vita è meravigliosa,
in cui la tragedia
lascia il posto alla meraviglia, alla gioia e allo spirito magico della
stagione. La metafora della distruzione (e della trasformazione) e delle
forze della Dea Shiva era avvincente (e questo era uno dei pochi
elementi interessanti) tuttavia alquanto fragile è questo
racconto di Natale, una favola densa di malinconia,
che cerca di mantenere il livello mieloso ai minimi indispensabili ed in
fondo ci riesce, ma che impressione non fa. Voto: 6-
lunedì 3 maggio 2021
Eat Local - A cena coi vampiri (2017)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 03/05/2021 Qui - B-movie a tema vampiresco che miscela, o tenta di farlo, il fattore horror (dettato dai vampiri) con lo humor di estrazione british, un po' grezzo e povero di vere grandi idee. Il risultato, nonostante tutto, appare abbastanza dignitoso e assicura una visione innocua, senza fesserie abnormi (a parte i visori termici che spariscono nel momento del bisogno) ma anche senza eccellere più di tanto. I dialoghi nonsense, volutamente demenziali, risultano abbastanza divertenti. Effetti e make up abbastanza riusciti (il resto del comparto tecnico idem). Cast niente male, Tony Curran riveste i panni del vampiro. Anche la regia è piuttosto buona e per questo non mi sento di stroncare questo esordio dell'attore Jason Flemyng (le basi sono discrete per un secondo film senza sbavature). Tra proiettili schivati a colpi di scenette comiche e la vecchietta che esce fuori sparando a colpi di mitraglia gridando "figli di buona donna", il film si rivela infatti un horror comedy dal gusto britannico tra freddure ed episodi divertenti, decisamente simpatico. Voto: 5,5
lunedì 2 dicembre 2019
Stonehearst Asylum (2014)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 02/12/2019 Qui
Tema e genere: Thriller psicologico dalle ambientazioni gotiche che sviscera il tema della pazzia.
Trama: Recentemente laureatosi alla scuola di medicina di Harvard, il giovane medico Edward Newgate (Jim Sturgess) fa il suo apprendistato presso un istituto di igiene mentale. Qui, ha modo di conoscere Eliza Graves (Kate Beckinsale), una delle pazienti. Innamorandosi di lei, si ritroverà coinvolto in una serie di circostanze molto più complicate e pericolose di ciò che sembrano.
Recensione: La storia, come detto, è ambientata in un fittizio manicomio inglese di fine ottocento dove, casualmente, il nostro protagonista si troverà immischiato in strani avvicendamenti, causati a quanto pare dal direttore nel tentativo di mascherare la verità. La trama non è una delle più fresche ed innovative (Shutter Island ad esempio) ma riesce comunque nell'intento di intrattenere e convincere durante l'intera durata. L'opera di Brad Anderson (regista non di primo pelo, ha diretto per esempio il discreto L'uomo senza sonno), basata su di un racconto di Edgar Allan Poe (Il sistema del dott. Catrame e del prof. Piuma), passa dalla parvenza horror al thriller psicologico con la (riuscita) pretesa della denuncia socio-politica, dove i veri pazzi sono coloro che ci governano. Addobbato con tanto di twist finale, questo thriller (perché di questo alla fine parliamo), difficilmente può fare impazzire i non amanti del genere, ma può convincere coloro che amano manicomi, omicidi e le trame assurde (come me). La durata non eccessiva e il cast stellare (quest'ultimo vanta tra gli altri, i nomi di Jim Sturgess e Kate Beckinsale, il primo all'epoca reduce dalla più che discreta interpretazione ne La Migliore Offerta, la seconda eroina romantica di film come Pearl Harbor e The Aviator, ma soprattutto eroina feroce nel mondo di Underworld, ad accompagnarli mostri sacri come Ben Kingsley, che, guarda caso, aveva già interpretato il ruolo del gestore di un manicomio in Shutter Island di Martin Scorsese, nel ruolo di un medico folle e distrutto dai dolori della guerra e Michael Caine, come sempre all'altezza dell'interpretazione breve ma essenziale) fanno di Stonehearst Asylum un buon titolo, nulla di più. Un film interessante e riuscito, non privo di colpi di scena, atmosfera "riuscita" per raccontare una storia sulla follia e sulla mente umana.
Trama: Recentemente laureatosi alla scuola di medicina di Harvard, il giovane medico Edward Newgate (Jim Sturgess) fa il suo apprendistato presso un istituto di igiene mentale. Qui, ha modo di conoscere Eliza Graves (Kate Beckinsale), una delle pazienti. Innamorandosi di lei, si ritroverà coinvolto in una serie di circostanze molto più complicate e pericolose di ciò che sembrano.
Recensione: La storia, come detto, è ambientata in un fittizio manicomio inglese di fine ottocento dove, casualmente, il nostro protagonista si troverà immischiato in strani avvicendamenti, causati a quanto pare dal direttore nel tentativo di mascherare la verità. La trama non è una delle più fresche ed innovative (Shutter Island ad esempio) ma riesce comunque nell'intento di intrattenere e convincere durante l'intera durata. L'opera di Brad Anderson (regista non di primo pelo, ha diretto per esempio il discreto L'uomo senza sonno), basata su di un racconto di Edgar Allan Poe (Il sistema del dott. Catrame e del prof. Piuma), passa dalla parvenza horror al thriller psicologico con la (riuscita) pretesa della denuncia socio-politica, dove i veri pazzi sono coloro che ci governano. Addobbato con tanto di twist finale, questo thriller (perché di questo alla fine parliamo), difficilmente può fare impazzire i non amanti del genere, ma può convincere coloro che amano manicomi, omicidi e le trame assurde (come me). La durata non eccessiva e il cast stellare (quest'ultimo vanta tra gli altri, i nomi di Jim Sturgess e Kate Beckinsale, il primo all'epoca reduce dalla più che discreta interpretazione ne La Migliore Offerta, la seconda eroina romantica di film come Pearl Harbor e The Aviator, ma soprattutto eroina feroce nel mondo di Underworld, ad accompagnarli mostri sacri come Ben Kingsley, che, guarda caso, aveva già interpretato il ruolo del gestore di un manicomio in Shutter Island di Martin Scorsese, nel ruolo di un medico folle e distrutto dai dolori della guerra e Michael Caine, come sempre all'altezza dell'interpretazione breve ma essenziale) fanno di Stonehearst Asylum un buon titolo, nulla di più. Un film interessante e riuscito, non privo di colpi di scena, atmosfera "riuscita" per raccontare una storia sulla follia e sulla mente umana.
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lunedì 11 marzo 2019
Viy: La maschera del demonio (2014)
Mini Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2017 Qui - VIY: LA MASCHERA DEL DEMONIO (Horror/Avventura Russia 2014): La storia di questo film è già parecchia caotica e assurda che anche solo scriverla è troppo spazio sprecato, per cui quello che posso è che prendere spunto da Nikolai Gogol e da un suo manoscritto non basta per farne un buon film. Poiché il film è squinternato, sbilenco, sconnesso, molto russo, caciarone, chiassoso, esageratamente sopra le righe. Impossibile prenderlo sul serio, perché è il regista per primo (lo sconosciuto Oleg Stepchenko) a non farlo, a buttare tutto in vacca. Le scene che si potrebbero definire "horror" sono svuotate di contenuto da un'ironia onnipresente che riporta le emozioni ai minimi termini. La musica in particolare si fa beffe di ogni viso arcigno e truculento, di ogni fiero cipiglio. Le cose migliori sono alcuni effetti speciali, i macchinari del cartografo (Jonathan Green, interpretato da Jason Flemyng, che intraprende un viaggio scientifico che dall'Europa lo conduce verso l'Oriente in un misterioso villaggio), parte della scenografia, e soprattutto Charles Dance che nel bailamme di sciocchezze conserva fascino e dignità e dà l'idea di essere l'unico vero attore del cast. Tra l'altro il doppiaggio è da ricovero. Insomma personalmente un mezzo flop, perché se anche ricorda soprattutto per l'estetica Il racconto dei racconti, che al contrario aveva un non so ché di filosofico, qui niente di niente. E non bastano belle fanciulle russe a risollevare uno dei più brutti fantasy mai visti. Voto: 4
sabato 5 gennaio 2019
Gemma Bovery (2014)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/06/2016 Qui - Tratto da una graphic novel di Posy Simmonds, il film Gemma Bovery (2014) è diretto da Anne Fontaine e interpretato dal sempre dominante Fabrice Luchini, per sensibilità e sommo gigionismo, e da Gemma Arterton (già notata in Tamara Drew: Tradimenti all'inglese). La regista per questo 'letterario' film punta Flaubert e la sua Madame Bovary, sfruttando l'assonanza del nome Emma/Gemma e del cognome Bovary/Bovery, per catapultarlo in una commedia fino ad un certo punto francese, contaminata da toni inglesi. Il tutto ruota intorno ad un colto/erudito parigino Martin Joubert (Luchini), ritiratosi da qualche anno in Normandia, con una moglie e un figlio giovanotto, in un luogo verde, solare con la case di mattoni appuntite, e una vita tranquilla facendo il panettiere (antico mestiere di famiglia), che con lui diventa un’arte di cui vantarsi. Ma la testa di Martin è piena di ricordi, rimpianti d'amore e letture dei grandi romanzieri, sui quali prevale Flaubert. Ovvio che quando arriva una coppia di inglesi Gemma e Patrick Bovery, lui discreto e slavato restauratore di mobili, lei (una prorompente e florida Gemma Arterton) piena di una voglia di vivere conflittuale, perché cerca esperienze non impegnative, sfugge ai corteggiamenti, ma cede ai giovanotti aitanti, e cerca l'amore dei sogni che spesso si ha davanti e non ce se ne accorge. La bella e procace inglesina non fa mistero delle sue forme attraverso sottili se non trasparenti vestitini che fanno bollire il sangue agli uomini che le capitano vicino, il nostro Martin, non potendo aspirare ad una storia vera, anche perché da lei poco o nulla considerato se non per la sua cortese disponibilità e l'abilità nel suo mestiere, si elegge protettore e consigliere della irrequieta giovane, seguendola in tutti i suoi movimenti, ossessionato che possa seguire le tragiche orme della sua quasi omonima eroina flaubertiana.
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