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lunedì 31 luglio 2023

The Voices (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/07/2023 Qui - Il classico topos dell'horror psicologico che vede lo psycho killer di turno sulla via della redenzione grazie all'amore (ma di rado in questi casi omnia vincit amor) è trattato secondo i dettami della commedia brillante. Il risultato è più interessante sulla carta che di fatto, ma non disprezzabile. Ryan Reynolds e i suoi animali parlanti sono spassosi, qualche gag è indovinata, ma alla fine si ha l'impressione di non aver riso abbastanza. Manca un guizzo di audacia e genialità che avrebbe colmato diversi momenti sottotono, soprattutto visivamente. Il risultato finale è insomma, e tutto sommato, gradevole, ma l'amaro in bocca resta, in quanto è questa una mezza occasione sprecata. Peccato infatti che così tante idee alla fine risultino più confuse che ficcanti. Voto: 5,5

venerdì 30 giugno 2023

The King's Man - Le origini (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/06/2023 Qui - Ho amato il primo film originale (un po' tanto meno il secondo) e ho visto questo (prequel e terzo) episodio sulle origini con poche aspettative, ma la presenza in regia di Matthew Vaughn garantiva fiducia. C'è la Storia (sì la Storia, quella che si studia sui libri), una sceneggiatura non brillante ma capace di tenere alto ritmo/azione/divertimento. Un film che intrattiene e che riserva una paio di sorprese, si avvale di discrete interpretazioni (con Ralph Fiennes a tirare la carretta per tutti) e di qualche scena ben realizzata (la cura negli aspetti tecnici poi è decisamente alta, costumi e scenografie Top). E tuttavia il capitolo più debole della trilogia, si notano infatti alcune ingenuità nella trama, ma ampiamente alla portata del coinvolgimento che sapevano produrre i primi due film, con adrenalina e spettacolarità d'azione che nascondono i difetti (che qui sono: eccesso di patriottismo e rappresentazione a tratti troppo macchiettistica di alcuni popoli) e ne esaltano l'aspetto visivo, portandolo a ottenere, piuttosto agevolmente, una valutazione positiva. Voto: 6+

venerdì 31 marzo 2023

La ragazza che sapeva troppo (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/03/2023 Qui - Un fungo parassita ha trasformato gli uomini in zombi famelici ma un gruppo di bambini sembra essersi evoluto diventando un misto tra uomo e zombi, famelico ma dalle capacità cognitive perfettamente funzionanti, i pochi superstiti umani cercano di analizzarli per trovare una cura. Visione originale e interessante del non morto a cui viene dato un cervello non da mangiare ma con cui pensare. Purtroppo la trama non sfrutta bene la buona idea di base e finisce per incagliarsi nel solito militari e scienziati pazzi. L'incipit è infatti sì intrigante e pone le basi per qualcosa di originale, salvo poi sgretolarsi (per via di alcuni inspiegabili sfondoni di sceneggiatura) col trascorrere dei minuti. Tra qualche alto e qualche basso si arriva a un finale un po' stiracchiato, quest'ultimo tra l'altro alquanto deludente. Sprecato infine il cast di buon livello presente, tra cui Gemma Arterton e Glenn Close. Voto: 5,5

martedì 31 agosto 2021

L'ora più bella (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/08/2021 Qui - Their Finest (tratto dal romanzo Their Finest Hour and a Half di Lissa Evans e ribattezzato in italiano L'ora più bella, da non confondere con L'ora più buia, anche se paradossalmente di Dunkerque si parla ugualmente) propone un soggetto interessante: la macchina del cinema durante il periodo bellico. La curiosità di osservare l'impostazione di certe pellicole in un momento difficile come quello della guerra, per farsi anche veicolo di propaganda. Un film (a metà tra il dramma e la commedia, regalando massicce dosi di emozionalità, non solo amorosa) che ha nella coralità del cast il suo punto forte, Gemma Arterton e Bill Nighy in primo luogo. Un film (diretto da una regia senza grosse pecche, da Lone Scherfig) mai retorico o sopra le righe (cosa per niente scontata quando si ha come sfondo la guerra), che tratta inoltre con intelligenza la tematica dell'emancipazione femminile. Però è un film che sembra perdere il suo punto focale in sotto-trame ridondanti e poco utili rispetto alle aspettative del soggetto iniziale. Si lascia guardare con piacere, ma nulla di più. Voto: 6

mercoledì 15 maggio 2019

Byzantium (2012)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/03/2018 Qui - Dai e nei tempi di Twilight, la leggendaria figura del vampiro è stata messa a dura prova, perché purtroppo per colpa di quella sciagurata saga (almeno personalmente poiché alcuni fan ci sono ancora e non vorrei mai denigrare i suoi estimatori) la sua figura è andata via via sempre più scemando, tanto che da allora ho visto pochi film e apprezzati ancor meno. L'icona del vampiro infatti da sempre sinonimo ed emblema universale di dannazione, perdizione, tormento, desolazione interiore, struggimento, diversità ed emarginazione, fu gettata in pasto alle fauci spalancate della sfera della cosiddetta "normalità", del conformismo, dell'happy ending a tutti i costi, purgando di fatto la figura del vampiro da tutti i suoi aspetti sensuali, conturbanti ed oscuri, e proiettandola al di fuori di un contesto realmente metropolitano. Non di meno, numerosissimi emulatori che sono seguiti, hanno altresì tristemente privato i loro "luminescenti" e innamoratissimi succhia-sangue di qualsivoglia speranza di autentico appeal, o valenza simbolica, da quel punto di vista, un vampiro (e idem dicasi per un lupo mannaro, o per qualsiasi altra creatura sovrannaturale in generale) altro non è se non un bonazzo (o una bonazza, chiaramente, a seconda dei casi) dagli occhioni languidi e l'atteggiamento remissivo. Per nostra fortuna, Neil Jordan, veterano regista di pellicole di ogni genere (e alcuni altri registi che si sono ultimamente distinti in questi termini), pur prendendosi diverse licenze (ad esempio viene accantonato il classico morso sul collo a favore di un'unghia acuminata), soprattutto perché racconta gli aspetti più duri di un'esistenza solo apparentemente senza fine, riesce a ridarle (senza scadere nel ridicolo) lustro, un quasi miracolo che riconsegna la mitologia vampiresca al regno del decoro e del buon gusto (anche se da 6 anni fa molto è cambiato). Perché Byzantium, film del 2012 diretto dal regista irlandese con protagoniste Saoirse Ronan Gemma Arterton, basato sulla pièce teatrale di Moira Buffini "A Vampire Story", autrice anche della sceneggiatura, e prima pellicola facente parte delle mie promesse cinematografiche del 2018 (che sarà continuamente aggiornato, e che trovate qui), è un film sui vampiri fatto bene. Un film in cui le mie aspettative (seppur mi aspettavo qualcosa di ancor migliore) non sono state disattese.

venerdì 12 aprile 2019

100 Streets (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 09/12/2017 Qui - Davvero una piacevole sorpresa è questo bel film di produzione britannica, ovvero 100 Streets (A Hundred Streets), film drammatico del 2016 diretto da Jim O'Hanlon. Un indie movie indipendente imperniato sulla cosiddetta "Commedia Umana". Vi si parla infatti di tre (non banali e bei) casi (molto) umani di persone (e famiglie relative) che ad un certo punto delle loro vite si trovano ad affrontare, sullo sfondo di una Londra forse un po' insolita ma comunque raccontata coi colori dei sentimenti e delle emozioni più intime (una Londra che custodisce qualità e difetti degli uomini, e dunque le loro fragilità e le loro debolezze), serie difficoltà. Tre storie (vicende) quindi che, grazie allo sceneggiatore Leon Butler, che riesce a narrare le tre vicende (scritte oltretutto a cuore aperto) con perfetto equilibrio tra le diverse caratteristiche dei tre "episodi", riuscendo oltretutto a farli intersecare ed incrociare lievemente e solo per brevissimi tratti (poiché avvengono a poche strade di distanza), stuzzicano sin da subito l'interesse dello spettatore, nella triste o nella buona sorte (a seconda dei casi). Oltretutto le storie presentate (nonostante alcuni risvolti poco convincenti) sono lineari, pronte a regalare realismo e veridicità alla storia, cosa che, grazie alla sceneggiatura molto interessante e non banale, coinvolge e appassiona. Anche se in verità non è tanto la storia il motivo (più bello o convincente) che mi ha spinto a vedere questo film (e a farmelo piacere interamente), è stato, lo ammetto, il nome dei due protagonisti. Premesso che il cast è azzeccatissimo, a risaltare sono infatti Gemma Arterton e Idris Elba (nello stesso episodio), indubbiamente già delle star piuttosto note. La Arterton è di una bellezza impagabile (una delle donne più belle del mondo), una donna semplicemente meravigliosa che, se la cava assai bene anche come attrice. Quanto ad Idris Elba in questo film (come in Bastille Day e Star Trek Beyond) s'impegna davvero al massimo offrendo una prestazione più che discreta.

sabato 5 gennaio 2019

Gemma Bovery (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/06/2016 Qui - Tratto da una graphic novel di Posy Simmonds, il film Gemma Bovery (2014) è diretto da Anne Fontaine e interpretato dal sempre dominante Fabrice Luchini, per sensibilità e sommo gigionismo, e da Gemma Arterton (già notata in Tamara Drew: Tradimenti all'inglese). La regista per questo 'letterario' film punta Flaubert e la sua Madame Bovary, sfruttando l'assonanza del nome Emma/Gemma e del cognome Bovary/Bovery, per catapultarlo in una commedia fino ad un certo punto francese, contaminata da toni inglesi. Il tutto ruota intorno ad un colto/erudito parigino Martin Joubert (Luchini), ritiratosi da qualche anno in Normandia, con una moglie e un figlio giovanotto, in un luogo verde, solare con la case di mattoni appuntite, e una vita tranquilla facendo il panettiere (antico mestiere di famiglia), che con lui diventa un’arte di cui vantarsi. Ma la testa di Martin è piena di ricordi, rimpianti d'amore e letture dei grandi romanzieri, sui quali prevale Flaubert. Ovvio che quando arriva una coppia di inglesi Gemma e Patrick  Bovery, lui discreto e slavato restauratore di mobili, lei (una prorompente e florida Gemma Arterton) piena di una voglia di vivere conflittuale, perché cerca esperienze non impegnative, sfugge ai corteggiamenti, ma cede ai giovanotti aitanti, e cerca l'amore dei sogni che spesso si ha davanti e non ce se ne accorge. La bella e procace inglesina non fa mistero delle sue forme attraverso sottili se non trasparenti vestitini che fanno bollire il sangue agli uomini che le capitano vicino, il nostro Martin, non potendo aspirare ad una storia vera, anche perché da lei poco o nulla considerato se non per la sua cortese disponibilità e l'abilità nel suo mestiere, si elegge protettore e consigliere della irrequieta giovane, seguendola in tutti i suoi movimenti, ossessionato che possa seguire le tragiche orme della sua quasi omonima eroina flaubertiana.