Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 18/09/2017 Qui - Premettendo che non sono mai stato un grande fan di Star Trek, e che quindi molte citazioni o rimandi non li ho quasi per niente notati (anche se ho seguito qualche puntata ed ho visto i primi due capitoli), Star Trek Beyond, film del 2016 diretto da Justin Lin, tredicesima pellicola del franchise fantascientifico di Star Trek ideato da Gene Roddenberry e il terzo film della serie reboot, è certamente un discreto film di fantascienza e lo consiglio vivamente a tutti gli appassionati del genere. Perché non solo regala 2 ore di buonissimo intrattenimento, ma con una buona dose di spettacolare azione e una giusta dose di piacevole ironia, esso appassiona e funziona. Dopotutto per essere pienamente goduto, non necessita nessuna pregressa conoscenza della Saga, quindi adattissimo ai neofiti totalmente a digiuno dei precedenti 50 anni di storia Trek. Ed anche se presenti, gli omaggi e riferimenti indirizzati ai veri fan, non vanno ad intaccare minimamente la godibilità dell'opera da parte dello spettatore totalmente ignaro del mondo Trek. Anche perché la storia è semplice (che serve solo da scusa per un viaggio in qualche nuovo pianeta da esplorare per sconfiggere il cattivo di turno), senza colpi di scena (seppur essi tuttavia pochi ci sono ugualmente), ma solida e ben scritta e senza evidenti plot holes come i due precedenti film. Il nemico pur avendo la più classica delle motivazioni (comunque non chiare allo spettatore per buona parte del film, nonostante i suoi estenuanti "superspiegoni") è mille volte più interessante narrativamente dei due precedenti (anche se esso poiché banale non aiuta tantissimo il coinvolgimento, che qui in ogni caso latita leggermente). Le scene d'azione invece (eccellenti e davvero ben fatte) sono coerenti (e inserite in modo coerente) alla storia.
Storia in cui l'USS Enterprise si presenta, dopo un'introduzione riflessiva del capitano Kirk (Chris Pine), attraverso le dinamiche personali che legano tra di loro i componenti dell'equipaggio. Non per niente il regista Justin Lin, scelto dall'ormai onnipresente produttore J.J. Abrams, è lo stesso degli episodi 5 e 6 di Fast and Furious, che mettevano l'accento (anche troppo), oltre che su un numero illimitato di scene d'azione, sull'importanza che i protagonisti davano alla famiglia, questa volta invece, omaggiando il politically correct (che in ogni caso non dovrebbe mai metterci lo zampino, soprattutto se aggiunto solo per accontentare qualcuno), ci viene mostrato il timoniere Sulu (John Cho) atteso allo sbarco dal compagno e da una figlioletta. E così, con questa consapevolezza di essere una squadra, anche se non senza alcune crisi latenti, l'astronave più famosa della Federazione Terrestre è inviata ancora una volta nello "Spazio Profondo", un territorio astrale dai confini ancora sconosciuti, e dove dietro ogni pianeta, stella o asteroide potrebbe celarsi una fatale imboscata, come infatti puntualmente accade, l'Enterprise è infatti (come in una sorta di episodio della serie originale oppure di Stargate SG-1 o Universe) ridotta a pezzi e il suo equipaggio è fatto prigioniero su un pianeta selvaggio.
Solo alcune coppie degli ufficiali (ciascuna costretta a lottare per la sopravvivenza) riescono a nascondersi per approntare un piano di salvataggio, con rudimentali strumenti a loro disposizione. Questa situazione permette ai vari componenti, nel tentativo di salvarsi e liberare i compagni (e salvare solo dopo l'universo minacciato), di rimettere a fuoco le proprie motivazioni e, come in un percorso di "team building", attraverso le difficoltà ritrovare la fiducia in se stessi e nei compagni. Dopotutto, se Star Trek ruotava per intero attorno alla formazione del gruppo protagonista e il sequel Into Darkness: Star trek si concentrava su come si sarebbe galvanizzato trovandosi a confronto con una nuova minaccia, Star Trek Beyond non si lega più alla Terra, ma mostra il capitano Kirk e compagni di escursioni spaziali impegnati nella loro missione quinquennale. Un aspetto importante da questo punto di vista è il contrasto voluto tra la flotta degli innumerevoli velivoli nemici, sincronizzati su un'unica mente, e la versatile creatività dell'equipaggio dell'Enterprise (che si ritrova spesso separato e che in coppia, soprattutto quella costituita dal Dottore e Spock, nuovamente con le fattezze di Zachary Quinto, che regala altresì alcune battute, si arrangia come può), pronto a trovare risorse anche nei materiali più antiquati, come un grosso registratore che pompa a tutto volume i Beastie Boys (e che fa chiedere a McCoy, ovvero Karl Urban, "È musica classica?") e addirittura una motocicletta.
Secondo lo stile del regista difatti (il quale si affida a una sceneggiatura a firma di Doug Jung e del Simon Pegg che ritroviamo nei panni del capo ingegnere Montgomery Scott detto Montgomery Scotty), le scene di azione sono girate attraverso riprese che prediligono i primi piani piuttosto che i grandi spazi (come forse un film ambientato nello spazio meriterebbe maggiormente), ma la colonna sonora di Michael Giacchino supporta egregiamente le scene. Anche il giovane cast (se si eccettua Idris Elba e un doveroso tributo a Leonard Nimoy) trova sempre maggior confidenza nei personaggi. Peccato per la prematura scomparsa di Anton Yelchin (cui il film è dedicato), sarà difficile trovare un altro Chekov del suo livello. Il film però, grazie a questi personaggi che vengono ben caratterizzati e che hanno quasi tutti un ruolo importante (anche per la bella Zoe Saldana), si rende altamente funzionale. Essi infatti arricchiscono ulteriormente il campionario di figure, tra cui Sofia Boutella (anche se difficile da riconoscere) e la sua gagliarda Jaylah (che aiuterà e troverà il modo di salvare tutti, proprio tutti), tutte immerse in una terza avventura il cui, però e come detto e come è facile intuire, l'esile plot, non si rivela altro che il semplicissimo pretesto utile all'artefice delle spericolate imprese di Vin Diesel e amici su quattro ruote, per giocare con la spettacolarità ad alto costo.
Spettacolarità appunto comprendente addirittura corse in motocicletta e che il cineasta di origini taiwanesi gestisce senza lasciare l'amaro in bocca al servizio del tanto movimento che scandisce il buon ritmo narrativo, rischiando altresì di deludere i trekkiani irriducibili nel tirare in ballo determinati eccessi da coatto action movie hollywoodiano, ma intrattenendo in maniera efficace lo spettatore in cerca della facile emozione da grande schermo a suon di elaborati effetti visivi. Dopotutto se il film (artefice di un intrattenimento sui binari in linea con i predecessori) si fa tanto apprezzare lo si fa perché gli effetti speciali sono ottimi (spettacolare la scena dell'abbattimento) e la colonna sonora, curata nei minimi dettagli (finanche negli ultimi secondi dei titoli di coda) è efficace. Senza dimenticare una recitazione ok da parte di tutti e doppiaggio italiano tutto sommato passabile. D'altronde ormai dopo il reboot di anni fa, la saga di Star Trek viaggia su binari consolidati e questo Star Trek Beyond ne è la conferma.
Certo, alcuni elementi proprio perfetti non sono, come per il coinvolgimento, giacché la trama, come mi aspettavo, è la solita, niente di particolare, anzi, se non ci fosse stato ritmo e azione a mille dall'inizio, poteva benissimo esser stata una puntata (con meno mezzi naturalmente) dimenticabile di quelle col "cattivo della settimana" che dimentichi alla puntata successiva. Ma fortunatamente e nonostante un insipido villain a rendere il tutto poco interessante (egli infatti non è all'altezza del Khan di Into Darkness) questo bel giocattolone è davvero ben architettato e facile da vedere, dopotutto in questa divertente avventura nello spazio della durata di 2 ore (due ore che non annoiano, fanno sorridere e commuovere come il bell'omaggio a Leonard Nimoy e quella foto dell'equipaggio originale che i veri fans sicuramente hanno apprezzato) la sceneggiatura (contenente anche non banalissimi dialoghi) scivola via senza problemi, meritandosi quindi la visione. Perché il regista (tenendo alla larga le premesse, quelle di creare una baracconata fracassona e niente più) ha saputo bilanciare bene i vari elementi dando vita ad un film decisamente godibile, seppur non eccezionale. Voto: 7+