Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/08/2017 Qui - Era da tanto che non subivo una scossa di adrenalina nel vedere un film, quest'anno mi è capitato due volte, per quel capolavoro di Mad Max: Fury Road e quell'altrettanto straordinario Deadpool, ma soprattutto l'anno scorso ne ebbi una forte con Godzilla, di cui Kong: Skull Island, film del 2017 diretto da Jordan Vogt-Roberts, reboot del franchise di King Kong, è una specie di sequel. Entrambi infatti fanno parte del MonsterVerse, universo filmico realizzato dalla Legendary Pictures, che ha già previsto altri due capitoli negli anni a venire. Ed erano invece anni che non si vedeva sul grande schermo e non solo (giacché l'ho visto su Infinity première del 25-31 Agosto) un film d'avventura così efficace e coinvolgente, fedele ai canoni del genere che qui vengono presentati ed esaltati con grande maestria. Un genere che andrebbe affidato alle persone giuste e che, se mal gestito, non porterà di certo novità. Dopotutto di film con mostri che uccidono persone e mostri che si uccidono tra di loro è pieno il mondo. Kong: Skull Island ha però qualcosa di diverso, un tocco in più, una cura nei dettagli e nelle inquadrature che lo rende molto più piacevole e affascinante da guardare. Grazie anche al regista, un director (il quasi esordiente Jordan Vogt-Roberts, autore dell'inedito in Italia The Kings of Summer) che fa il suo lavoro senza particolari trovate, ma comunque in grado di gestire un Monster Movie con lo scopo di incantare lo spettatore e che, prendendo le distanze dai precedenti episodi dedicati all'enorme gorilla e soprattutto pensando all'ultimo episodio diretto da Peter Jackson si allontana dalla classica formula del remake, per tentare di proporci qualcosa di nuovo senza tuttavia snaturare la figura del mostro incompreso.
Con questo ultimo film dedicato al mitico King Kong, uno dei mostri cinematografici più longevi e conosciuti al mondo infatti (numerose sono state le versioni sul grande schermo), ci troviamo ben distanti dal mito della selvaggia scimmia gigante, portata in cattività nella metropoli e lì ribellatasi, che tutti conosciamo, anche se il tema, ovviamente, è lo stesso dell'imprescindibile romanzo di Wallace, l'ineluttabile mostruosità della violenza umana contro l'ancestrale armonia della natura selvaggia. Ci si accorge subito difatti che l'intero film è anche e soprattutto un appassionato omaggio agli anni Settanta (e al leggendario "King Kong" del 1976 del quale sembra quasi il prequel) e questo, assieme a una piacevole leggerezza e ironia dosate al punto giusto, è un valore aggiunto che aleggia dal primo all'ultimo fotogramma. Giacché il film, che dal punto di vista puramente tecnico e visivo è incredibile, con una fotografia amara, forte e a dir poco suggestiva, con scenografie geniali, una regia intelligente e ben calibrata, con inquadrature mozzafiato e movimenti di macchina veloci e studiati, che regalano scene d'azione (e non solo) emozionanti, eccitanti e soprattutto epiche (da metter letteralmente i brividi e avvincere), e, cosa più importante per un film del genere, effetti speciali straordinari, tra i migliori che abbia mai visto, è ambientato negli anni '70, più esattamente nel 1973, all'indomani della ritirata delle truppe americane dalla Guerra del Vietnam. Ma mentre un Nixon trionfante annuncia il termine delle ostilità, Bill Randa (John Goodman, grande caratterista e celebre soprattutto per "Il grande Lebowski") e Houston Brooks (Corey Hawkins, TWD ma anche la recente serie 24: Legacy) si recano a Washington per ottenere il permesso per poter partecipare ad una missione su una sconosciuta e inesplorata isola del Sud Pacifico per verificare le loro teorie scientifiche.
Certo, la giungla non è il posto più accogliente al mondo quindi a loro si aggiungeranno James Conrad (Tom Hiddleston, Loki ne "The Avengers") come guida ed esperto cacciatore, Mason Weaver (la meravigliosa Brie Larson) fotografa spiccatamente pacifista e il colonnello Preston Packard (Samuel L. Jackson, di cui è difficile compilare una filmografia) accompagnato dal suo plotone appena congedato dagli orrori vietnamiti. Appena raggiunta l'Isola dei Teschi si troveranno però ad affrontare orrori per i quali nessuno di loro era preparato e la salvezza sarà il loro unico obiettivo. E con l'aiuto di un ex soldato paracadutato sull'isola nel 1944 e intrappolato lì da 28 lunghi anni (John C. Reilly, qui forse il miglior personaggio, simpatico e curioso nelle sue frequenti domande su cosa sia successo dopo la guerra), ci riusciranno, anche se nel frattempo dovranno cercare di ristabilire quell'equilibrio che la loro stessa venuta ha pericolosamente incrinato. La loro immediata e fallimentare missione infatti, ostacolata da Kong, il re dell'Isola, un gorilla grande come un palazzo che stritola elicotteri come fossero grissini, che cerca di preservare la sua casa, ha fatto "arrabbiare" la bestia. Come se non bastasse Kong non è l'unica creatura bizzarra di quel posto, anzi è il solo in grado di contrastare i terribili "Strisciateschi", lucertoloni enormi assetati di sangue. Ultimo della sua specie e ultimo baluardo di difesa dell'Isola dei Teschi (abitata anche da uno stranissimo popolo indigeno), sarà proprio Kong quindi l'insperata salvezza per il manipolo di avventurieri che loro malgrado si troveranno ad affrontare minacce inaspettate e mostri terribili.
E così in un intenso turbinio di situazioni che metteranno a dura prova tutti, l'epicità toccherà livelli altissimi. Infatti il film è potente, con la sua durata di 105 minuti intrattiene e le scene d'azione sono fatte davvero bene, grazie a degli effetti speciali praticamente perfetti, tra esplosioni di elicotteri, sparatorie e varie creature. In più a dispetto di tanti prodotti cinematografici che dispensando "effettacci" speciali fini a se stessi o che nella loro cupezza si prendono troppo sul serio senza un minimo di attenzione all'esposizione narrativa, in Kong: Skull Island effetti e sceneggiatura vanno perfettamente a braccetto. Ogni ingrediente relativo alla storia e alla messinscena è difatti stato curato con meticolosa perizia, dalle splendide scenografie all'ottimo cast, dai grandiosi brani rock alla regia. In tal senso merita certamente un plauso il regista (qui al suo esordio in un vero e proprio blockbuster), che dimostra di saperci decisamente fare dietro la macchina da presa. Dopotutto se Kong: Skull Island è uno spettacolo visivo pazzesco e straordinario lo si deve soprattutto a lui. Le immagini dell'isola meriterebbero un fermo immagine per ogni frame che passa davanti ai nostri occhi per poter apprezzare al meglio l'enorme lavoro svolto in fase di fotografia. E che dire inoltre della resa impressionante del nostro amato Gorilla? Kong è qualcosa che semplicemente non si è mai visto sul grande schermo. In realtà ogni creatura e bestia immaginaria riportata nella pellicola è resa in maniera impeccabile, ma è proprio (e fortunatamente, aggiungerei) con Kong che si raggiunge l'apice. L'enorme gorilla non è mai stato davvero vivo come ora e la resa sul grande schermo lascia davvero a bocca aperta.
Certo, la giungla non è il posto più accogliente al mondo quindi a loro si aggiungeranno James Conrad (Tom Hiddleston, Loki ne "The Avengers") come guida ed esperto cacciatore, Mason Weaver (la meravigliosa Brie Larson) fotografa spiccatamente pacifista e il colonnello Preston Packard (Samuel L. Jackson, di cui è difficile compilare una filmografia) accompagnato dal suo plotone appena congedato dagli orrori vietnamiti. Appena raggiunta l'Isola dei Teschi si troveranno però ad affrontare orrori per i quali nessuno di loro era preparato e la salvezza sarà il loro unico obiettivo. E con l'aiuto di un ex soldato paracadutato sull'isola nel 1944 e intrappolato lì da 28 lunghi anni (John C. Reilly, qui forse il miglior personaggio, simpatico e curioso nelle sue frequenti domande su cosa sia successo dopo la guerra), ci riusciranno, anche se nel frattempo dovranno cercare di ristabilire quell'equilibrio che la loro stessa venuta ha pericolosamente incrinato. La loro immediata e fallimentare missione infatti, ostacolata da Kong, il re dell'Isola, un gorilla grande come un palazzo che stritola elicotteri come fossero grissini, che cerca di preservare la sua casa, ha fatto "arrabbiare" la bestia. Come se non bastasse Kong non è l'unica creatura bizzarra di quel posto, anzi è il solo in grado di contrastare i terribili "Strisciateschi", lucertoloni enormi assetati di sangue. Ultimo della sua specie e ultimo baluardo di difesa dell'Isola dei Teschi (abitata anche da uno stranissimo popolo indigeno), sarà proprio Kong quindi l'insperata salvezza per il manipolo di avventurieri che loro malgrado si troveranno ad affrontare minacce inaspettate e mostri terribili.
E così in un intenso turbinio di situazioni che metteranno a dura prova tutti, l'epicità toccherà livelli altissimi. Infatti il film è potente, con la sua durata di 105 minuti intrattiene e le scene d'azione sono fatte davvero bene, grazie a degli effetti speciali praticamente perfetti, tra esplosioni di elicotteri, sparatorie e varie creature. In più a dispetto di tanti prodotti cinematografici che dispensando "effettacci" speciali fini a se stessi o che nella loro cupezza si prendono troppo sul serio senza un minimo di attenzione all'esposizione narrativa, in Kong: Skull Island effetti e sceneggiatura vanno perfettamente a braccetto. Ogni ingrediente relativo alla storia e alla messinscena è difatti stato curato con meticolosa perizia, dalle splendide scenografie all'ottimo cast, dai grandiosi brani rock alla regia. In tal senso merita certamente un plauso il regista (qui al suo esordio in un vero e proprio blockbuster), che dimostra di saperci decisamente fare dietro la macchina da presa. Dopotutto se Kong: Skull Island è uno spettacolo visivo pazzesco e straordinario lo si deve soprattutto a lui. Le immagini dell'isola meriterebbero un fermo immagine per ogni frame che passa davanti ai nostri occhi per poter apprezzare al meglio l'enorme lavoro svolto in fase di fotografia. E che dire inoltre della resa impressionante del nostro amato Gorilla? Kong è qualcosa che semplicemente non si è mai visto sul grande schermo. In realtà ogni creatura e bestia immaginaria riportata nella pellicola è resa in maniera impeccabile, ma è proprio (e fortunatamente, aggiungerei) con Kong che si raggiunge l'apice. L'enorme gorilla non è mai stato davvero vivo come ora e la resa sul grande schermo lascia davvero a bocca aperta.
Ma è in fondo quello che ci si aspettava, Kong: Skull Island è infatti farcito di una buona dose di avventura e di effetti speciali giustamente sontuosi (soprattutto la sequenza del primo incontro/scontro tra Kong e gli elicotteri resta impressa), con una spolverata un po' retrò di immaginario cinematografico legato alla Guerra del Vietnam (dagli elicotteri in volo alla suggestiva colonna sonora anni '70 che, oltre a risollevare le sorti del film, riesce a stimolare l'attenzione dello spettatore, anche richiamando splendidamente seppur in maniera forse troppo smaccata Apocalypse Now) ma non chiediamogli di più, nessun messaggio "profondo" in sotto-testo, nessun legame sentimentale-erotico tra la bella reporter (Brie Larson, premio Oscar lo scorso anno per Room) e il gorilla selvaggio ma in fondo buono (scordatevi Jessica Lange) e una caratterizzazione dei personaggi elementare, a cui comunque il cast di nome sopperisce con l'esperienza, da John Goodman a Samuel L. Jackson, fino a John C. Reilly fanno tutti il loro dovere (senza dimenticare Jason Mitchell, Toby Kebbell, John Ortiz e Thomas Mann de Quel fantastico peggior anno della mia vita), tutti tranne Tom Hiddleston che sembra costantemente capitato lì per caso e ci si chiede per tutto il film il senso dell'esistenza del suo personaggio, il cacciatore/esploratore James Conrad. Nonostante sia infatti un ottimo attore, c'entra poco a vestire i panni del duro della situazione, ruolo classico di gente come Vin Diesel e Bruce Willis. I suoi occhioni azzurri, i lineamenti morbidi e il modo di fare nonostante tutto gentile ed elegante lo rendono un'improbabile guida della giungla, una guida con la maglia aderente e i chili di muscoli in più che vanno palesemente e probabilmente a confermare la teoria della scelta di marketing, per attirare le numerose fan dell'amato Loki.
In ogni caso, il talentuoso cast è, insieme agli effetti speciali e alle battaglia tra mostri e non (è raro infatti trovare tanta cura in un film su un enorme gorilla che combatte degli enormi rettili striscianti), la maggior qualità di una pellicola purtroppo non esente da difetti. Difetti che risiedono anche nell'ottima sceneggiatura, che propone appunto dei personaggi facilmente dimenticabili, caratterizzati in maniera molto superficiale con vari stereotipi del genere e dialoghi poco incisivi. Il ritmo veloce del film qualche volta poi viene smorzato da momenti morti particolarmente evitabili. Ma nonostante questi piccoli problemi, Kong: Skull Island rimane un prodotto validissimo, splendidamente realizzato e con il miglior Kong che si potesse chiedere. Giacché in generale il film diverte abbastanza e sorprende in scene d'azione incredibili ed effetti speciali realizzati egregiamente. A tal proposito c'è anche da dire che l'ambientazione, così come la costruzione degli animali e i mostri presenti nel film, sono molto curati e studiati nei minimi particolari. Le morti dei vari personaggi sacrificabili del gruppo invece, seppur semplici e quasi sciocche, sono per questo molto più realistiche. Come reale è il mio giudizio, poiché nel complesso questo è un ottimo film d'avventura, un reboot del gorillone che offre al suo pubblico uno spettacolo degno di nota e meritevole di più visioni, come quella della scena dopo i titoli di coda, che regala qualche piccolo colpo di scena molto godibile, soprattutto per i fan dei Monster movie.
Il ritorno di Kong sul grande schermo non tradisce insomma le aspettative, intrattenendo per quasi due ore lo spettatore fra esplosioni, mostri orribili e gorilla giganti. Perché non solo il regista confeziona un action movie convincente e divertente, che rende il giusto merito alla storica figura del grande Kong, ma perché, ciò che questo avvincente film è stato finalmente capace di rievocare (fattore divenuto ormai sempre più irraggiungibile) è in fin dei conti il suo vero punto di forza, il "sense of wonder". Credo infatti che non solo personalmente io sia rimasto davvero affascinato da questo straordinario, magnifico ed epico film, anche se in verità era immaginabile che ciò accadesse. Poiché se sai già cosa aspettarti quando vai a vedere questo film, di certo non rimani deluso. Se però pensi che oltre a tutto ciò ci sia una trama abbastanza articolata sotto come nei precedenti film sullo scimmione gigante allora rimarrai deluso perché Kong: Skull Island è come scritto precedentemente e soprattutto un film dal forte impatto visivo, dove anche gli attori principali restano praticamente schiacciati dalla presenza di Kong che si prende tutta la scena. Però che scena, giacché la sua figura, una delle più amate da me e dal mondo cinematografico è senza dubbio eccezionale, mistica, mitica e straordinaria che in questo film, visivamente splendido (anche nel contrasto verde-viola di certi animali, nel contrasto arancione dei nativi isolani), scenograficamente straordinario (su tutti l'isola e i suoi mezzi di difesa), avvincente e appassionante (seppur qualche problemino c'è anche qui oltre alla superficialità della caratterizzazione dei personaggi, che in ogni caso non serviva granché alla riuscita di un film che speravo addirittura durasse di più) diviene epico, come questa adrenalinica ed ottima pellicola che gli amanti non possono perdere. Voto: 8-