Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/06/2017 Qui - Dopo un inizio interessante, dopo un clamoroso flop ai tempi della relazione con Madonna e dopo essersi moderatamente ripreso ecco ritrovare il regista Guy Ritchie sui territori dello spy-movie, il genere a lui più congeniale, specie se condito di abbondante humor e un pizzico di glamour (successe col trittico ben fatto di Lock & Stock, Snatch, Rocknrolla). E di glamour e fashion ce n'è da vendere in Operazione U.N.C.L.E. (The Man from U.N.C.L.E.), film del 2015 diretto e co-sceneggiato dal regista, remake vintage di un celebre vecchio telefilm incentrato sulla strana e forzosa alleanza che unisce, di malavoglia e per necessità superiori, due investigatori segreti di gran classe e charme, uno americano, di nome Solo (Henry Cavill), moro, ex ladro abilissimo acciuffato anzitempo ed incastrato a collaborare con la CIA, l'altro, Kuryakin (Armie Hammer), un biondo russo glaciale e riservato, efficiente e di poca favella, in pratica l'esatto opposto del precedente. In un clima di guerra fredda tipico dei complottistici anni Sessanta, quando un muro invalicabile divideva una delle più grandi città europee, ed una nazione forzatamente smembrata in due, quando la differenza tra Occidente ed Oriente costituiva realmente una variabile legata non solo ai limiti geografici, bensì a quelli vincolati alle libertà di pensiero ed azione, ecco i due professionisti impegnati dapprima a cercare di eliminarsi, poi costretti a collaborare per sventare una minaccia terroristica legata a missili nucleari che una micidiale organizzazione terroristica si appresta a far brillare. Tra i due elegantoni, stili diversi, opposti, ma ugualmente ricercati, naturalmente una donna, la figlia tosta (oltre che bellissima, dopotutto è interpretata da Alicia Vikander) di uno scienziato, costretta al di là della cortina di Berlino Est nei falsi panni di un meccanico dalle innegabili potenzialità. E quindi tra rivalità bonarie o meno ed anche aiuti reciproci si troveranno così ad affrontare numerose avventure in svariate città dell'Europa (Berlino, Roma, etc) sino, ovviamente, alla piena risoluzione, con ovviamente esito positivo, del caso.
Raccontata semplicemente la storia (complicata ma per la quale è assolutamente inutile farsi venire l'ansia da comprensione) che racconta il film va detto che è un film che si pone come obbiettivo quello di intrattenere lo spettatore e grazie alla regia di Guy Ritchie ci riesce alla grande. Il film infatti è una spy story "pop" con un ritmo molto veloce, gag, e tanta azione. Un film (naturalmente e probabilmente come la serie televisiva di cinquant'anni fa, raccontato con brio, humor e assenza totale di retorica) non pompatissimo, ma sopra la media. Infatti da un punto di vista parodistico nei confronti anche dei films di spionaggio in generale, e di quelli dell'agente 007 in particolare, Operazione U.N.C.L.E. risulta ben fatto contenendo tutti gli ingredienti che lo spettatore si aspetta da una pellicola di tal genere e, cioè, i protagonisti principali degli agenti segreti affascinanti e altamente abili, scene di inseguimenti e situazioni di pericolo costantemente susseguentisi, begli ambienti e l'epilogo di sicuro esito positivo, anche se da un punto di vista dell'originalità, invece, la pellicola non presenta nulla di nuovo e ripropone esattamente gli schemi del genere avventuroso-spionistico. In ogni caso però gli attori, in particolare i tre protagonisti, sono molto bravi e reggono la parte con la giusta naturalezza, anche se non esprimono alcuna particolarità che li conduca a distinguersi in qualche maniera eclatante.
Eclatante e straordinaria è invece la riproduzione degli ambienti e dei costumi degli anni '60, quelli, appunto, dei tempi della Guerra Fredda tra USA e Russia in cui si svolge la vicenda, sono dal regista riprodotti con estrema fedeltà e precisione e così pure le note schermaglie tra i due paesi dove gli USA non mancano però (anche se in minima parte) di fare rilevare la propria superiorità. Uno dei pregi del film è proprio l'ambientazione (bellissima è Roma e l'Italia in generale), l'atmosfera glamour che circonda l'azione, e che trova nei due fascinosi interpreti, Henry (Superman) Cavill e Armie (Lone Ranger) Hammer, due perfetti veicoli per esplicitare efficacemente la predominanza dello stile, e di conseguenza della forma sulla sostanza, visto che qui è tutto uno scherzo, ci si può stare e ci si può divertire grazie alla civettuola frivolezza dei due manichini brillanti e superscenici come i nostri qui citati, a cui si aggiunge in modo pertinente un Hugh Grant dall'aplomb british assolutamente in linea, l'impronta italica di Luca Calvani nel ruolo del marito piacente della cattivissima bionda (un villain, interpretato da Elizabeth Debicki, non propriamente eccezionale, anzi, sembrerebbe per colpa della trama non pervenuta), e soprattutto una lanciatissima e onnipresente Alicia Vikander, fascinosa, spiritosissima ed ironica, maliziosa e tenace al punto giusto per tener testa a due primi della classe perfettini e fighetti come lo sono i nostri due contendenti.
Ma fascinosi e ironici nonché eccezionali sono le citazioni d'epoca, i vestiti, le canzoni, gli ambienti perfetti nella loro dichiarata finzione. Gli spunti cinefili al contempo sono tanti, Steve Mc Queen in sella ad una moto nella "Grande fuga" o i richiami western delle musiche di Stelvio Cipriani risvegliano infatti dolci ricordi. D'altronde la colonna sonora di Daniel Pemberton è qualcosa di straordinario. Fra le scene migliori una scena acquatica con la chicca di una canzone di Peppino Gagliardi, ovvero Che vuole questa musica stasera, oltre ad una canzone quasi sconosciuta di Luigi Tenco e una davvero "enigmatica" e divertente, che per giorni (come già "annunciato") m'è risuonata in testa, quella di Tom Zé, cioè Jimmy, Renda-se, fantastica. Per questo è un film sicuramente gradevole, ma che presenta comunque delle pecche. La storia infatti è sbrigativa, e non coinvolge molto, davvero un grosso peccato. Ma anche i personaggi andavano trattati meglio, tagliati a volte con l'accetta, l'americano latin lover (alla 007) e il russo duro e violento, cosa simpatica per le gag, ma che non da molto al film. Un altra piccola pecca che questa regia sopra le righe, e quasi fumettistica a volte nelle scene di azione (nello specifico quando usa lo splitscreen) perdi un attimo il senso dell'azione, non capendo molto che sta succedendo (anche se il risultato agli occhi rimane comunque figo).
In ogni caso buona è la regia in questo film, con luci e riprese volutamente "old style", con diverse idee simpatiche, fin dall'inseguimento iniziale, una colonna sonora talvolta insolita, ma sempre efficace nel dare un ritmo e leggerezza alle scene e una storia che, quasi sempre funziona, difatti ci si diverte senza troppo impegno. "Colpa" forse del regista che racconta in questo bel film (che ricorda in parte l'eccezionale Kingsman) gli anni sessanta e la loro atmosfera con simpatia, spirito ed anche molta credibilità, al contrario di altri (davvero finti), meglio di altri forzatamente spettacolari, comunque il minimo indispensabile per farsi ricordare. Giacché Guy Ritchie ha fatto a modo suo un film d'autore e forse perfino colto, dimostrandosi un regista non solo bravo ma anche particolarmente intelligente. Perché riuscire a far ridere e più ancora a far sorridere senza una parola sopra le righe è non solo bello ma fa bene anche al cuore ed anche al gusto. Pertanto un film discreto, che personalmente sconsiglio solamente a chi non ama questo genere di pellicole (anche se ottimo se si vuole guardare un film con l'intenzione di distrarsi dal solito tram tram quotidiano), ma che è sicuramente gradevole, piacevole per chi invece adora questo tipo di cinema, un cinema pop, musicalmente straordinario, con un cast di livello, una trama avvincente e un regista (ultimamente al cinema con King Arthur) che sa come divertire, anche se non proprio ottimamente, lo spettatore. Voto: 7