Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/06/2017 Qui - I film in cui ci sono bambole di mezzo di solito sono inquietanti, e questo The Boy, film horror del 2016 diretto da William Brent Bell, non è da meno, dato che il regista attraverso un semplice oggetto (una bambola appunto, strumento ansiogeno comunque e in ogni caso già più volte sfruttato) riesce a creare nello spettatore un'inquietudine, una paura crescente e un forte interesse su ciò che accadrà, anche se tuttavia lo sviluppo della trama rivela pecche abbastanza clamorose, inficiando di parecchio il risultato finale. Il regista infatti spazia ottimamente nel genere, un genere non propriamente originale, e riesce ad inserirlo in un contesto nuovo, ben strutturato, per tutto il primo tempo e poco oltre, ma amplia il tutto con un finale quasi eccessivo, che finisce per scardinare l'ottima struttura narrativa che inizialmente aveva fatto capolino, poiché quello che sembrava essere un certo tipo di film (soprannaturale) finisce per essere (senza spoilerare alcunché) qualcos'altro di (banalmente) già visto. In ogni caso il film narra la storia di Greta, che accetta l'incarico di babysitter in una casa di campagna del Regno Unito. Qui scopre con sorpresa, ed anche con molta inquietudine che il figlio della coppia (che i genitori curano come fosse un bambino di otto anni, avendo perso il loro vero figlio) è in realtà una bambola a grandezza umana di nome Brahms. La coppia assegna una serie di regole alla giovane ragazza e raccomanda lei di non tralasciarne neanche una. Prendendo però un po' sottogamba l'incarico e violando appunto l'elenco di regole rigorose assegnatele, si ritroverà perciò protagonista di eventi inquietanti e inspiegabili che la portano a credere che la bambola sia in realtà viva. Ma ben presto Greta scoprirà che non tutto è come sembra.
The Boy, come potreste ben intuire, non brilla certo per originalità ma rispetto a una media del genere che, come ormai sanno tristemente tutti i suoi estimatori, si sta livellando sempre più verso il basso, riesce comunque a spiccare per vari motivi. Perché pur non essendo l'horror dell'anno, la pellicola colpisce abbastanza da far comunque per buona parte rabbrividire lo spettatore (grazie ad una eccellente scelta di tempi nella creazione di un'atmosfera di crescente inquietudine), soprattutto per le inquadrature su Brahms (la cui presenza viene comunque dosata con il giusto equilibrio), dato che se c'è qualcosa che inquieta in questo film, sicuramente è la bambola, con quel suo sguardo fin troppo reale. A questo proposito affascinante è la location (azzeccata oserei dire l'ambientazione dato che quella villa sperduta nella campagna inglese sembra uscita da un racconto di Edgar Allan Poe), buona anche la fotografia che riprende le tinte buie, necessarie a ricreare le atmosfere affinché si materializzi la giusta suspense e anche se il cast non fa da protagonista (e anche se Lauren Cohan che si conferma essere, dopo esser ormai diventata il punto fermo del cult horror TWD, una buona attrice), il regista riesce a tenere l'attenzione e si denota il suo sguardo esperto, la sua filmografia difatti è basata solo su film di genere horror.
Sembra però quasi timoroso di osare, di andare oltre, con la volontà di tenersi al confine di una narrazione che, se approfondita nel modo giusto, sarebbe stata capace di soddisfare forse anche lo spettatore più esigente. Dato che questo horror, che parte dagli stilemi della classica ghost story di marca britannica per approdare a qualcosa di completamente diverso, non si fa per niente ricordare. E' stato come aspettare costantemente il decollo di un potente aereo e accontentarsi invece di sentirne solo il rombo dei motori che girano, poiché non ci si addentra mai nell'abisso del terrore, come ad avere paura di cadere nel buio sottostante piuttosto che assorbire lo spirito necessario per farsi avvolgere dalle tenebre. Ritengo infatti The Boy un film carino ma non uno che "fa paura", un film deludente sul finale, dove avrei sperato che dietro a tutto ci fosse uno spirito malvagio, che avrebbe forse reso tutto più inquietante, ma nonostante ciò, dopo una prima parte molto compassata e una seconda più movimentata, grazie ad un piccolo ma importante colpo di scena, che in qualche misura fa "cambiare pelle" al film portandoci in territori più propri all'horror più recente, qualcosa di efficace e funzionale c'è in questo horror tutto sommato decente, che sfrutta il naturale timore dello spettatore verso una bambola.
Quello che non funziona invece è la parte di raccordo tra i due momenti di cui sopra, la situazione a un certo punto presenta aspetti talmente inverosimili da rasentare un umorismo involontario ed irritare lo spettatore più avveduto, e un paio di passaggi a vuoto poi sono piuttosto fastidiosi. Ma nonostante ciò e nonostante William Brent Bell sia agli inizi, anche se viene da due film horror però di pessima qualità e pessimo successo (L'altra faccia del diavolo e La metamorfosi del male), con The Boy (e ancor prima col suo buon esordio Stay Alive) egli si incammina verso la strada giusta per il successo, dato che la pellicola, grazie alla buona base (ovvero partire da una situazione tipicamente riscontrabile nei film di genere di cinquant'anni fa per poi ribaltarla ponendo una prospettiva del tutto differente) di trama (seppur non sviluppata in maniera altrettanto buona), ed allacciandosi discretamente sia ad interessanti momenti di suspense, sia alla suddetta bambola (che viene rivisitata per renderla il più credibile possibile), si lascia seguire fino alla fine.
Unica probabilmente grande pecca di questa storia (e di questo strano rapporto intimo tra bambola e babysitter) l'ex ragazzo manesco di lei, che non c'entra più di tanto come comparsa nel film, se non per giustificare "l'inizio della fine". Adeguata in ogni caso la prova degli attori, in particolare se la cavano bene (la bella e sempre gagliarda) Lauren Cohan nel ruolo di Greta, la bambinaia protagonista della vicenda (l'unico comunque motivo d'interesse di tutto il film soprattutto per l'attrice che la interpreta), e Rupert Evans in quelli di Malcom, tuttofare al servizio della famiglia Heelshire e unica presenza umana di riferimento per la protagonista. Ma alla fine quello che si ricava è la sensazione di esser di fronte ad una pellicola che al di là di una godibilità immediata avrebbe sicuramente potuto avere una costruzione migliore. Per tale motivo il film (di cui comunque non consiglio ne sconsiglio una visione) merita una sufficienza piena ma non di più. Voto: 6+