Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 08/09/2017 Qui - Davvero angosciante è It Follows, film del 2014 prodotto, scritto e diretto da David Robert Mitchell, che certamente si porta dietro tutto un bagaglio di illustri modelli (slasher e non) che, probabilmente, hanno fatto di il giovane regista che è oggi, non solo John Carpenter (Halloween su tutti), ma anche Wes Craven (Nightmare: Dal profondo della notte) e Tobe Hooper (che ci ha da poco lasciati con Non aprite quella porta), solo per citarne alcuni. Tanti titoli da perdersi quindi, anche se non si tratta solamente di citazionismo fine a se stesso, dato che il regista, di cui l'intento sembra quello di confezionare uno film contemporaneo, ma in grado di parlare al giovane pubblico di oggi, così come a quello degli anni '70 e '80, riesce in maniera straordinaria a contestualizzarli in un ambito dove le cittadine vivono in uno stato di sottile assedio da una crisi economica e morale, dove bastano pochi isolati a trovare case diroccate ed abbandonate. "Sesso uguale morte", sentenziava uno dei protagonisti in Scream (1996) nell'elencare le principali regole per sopravvivere in un horror. Il regista prende quel postulato, lo rende il motore della storia, lo demolisce per poi ricostruirlo. Ma non vi è alcun intento moralistico nel film, poiché il sesso, considerato come fonte di contagio, non di natura virale bensì soprannaturale, è semplicemente il mezzo per introdurre una riflessione sul disagio giovanile. Il disagio di chi senza un supporto adeguato (sintomatico in tal senso l'esclusione di figure adulte che rende il film non scontato, anzi, ne aumenta il senso di disagio, facendo capire come non via via di scampo anche a chiedere aiuto, perché gli adulti non comprenderebbero) si immagina diventi un modo per trasmettere una sorta di maledizione, simile a quella di certi celebri J-Horror.
Dopotutto la maturazione dall'età infantile a quella adulta vede indubbiamente l'atto sessuale come step inderogabile, e come ogni passaggio determinante può diventare perciò fonte d'ansia e problemi. E qui infatti quel malessere muta in male implacabile, senza volto, o meglio, con volti infiniti, capace di variare e prendere fattezze d'ogni genere, l'attacco è subdolo ed in effetti ricorda l'iter di una malattia sessualmente trasmissibile. Ma il regista (riprendendo le atmosfere di Halloween) si spinge oltre il banale, evita gli stereotipi dell'horror di massa, e avanza sposando un ritmo compassato con relativa abrogazione dei soliti insopportabili sbalzi di volume. Ne esce un lavoro atipico, in cui l'incedere flemmatico (simile a quello delle creature assassine) permette la creazione di una tensione di gran spessore, giocata molto sull'indefinibilità del pericolo in grado di materializzarsi senza distinzione di luogo o tempo. E proprio su questi spunti, viene quindi tessuta una storia (presentata in modo alquanto perfetta grazie al contorno e alle apparizioni improvvise e terribili dell'entità che fanno star male) non complessa ma molto interessante e angosciante (non succede spesso nell'horror seppur l'idea di base è talmente semplice a al contempo geniale che mi domando come qualcuno non ci avesse pensato prima), un gruppo di ragazzi si "trasmettono" una maledizione (metafora appunto di una malattia sessuale) facendo sesso.
Al centro della trama troviamo difatti la 19enne Jay (la meravigliosa Maika Monroe, recentemente vista in Indipendence Day: Rigenerazione) che, dopo un incontro sessuale apparentemente innocente (con Jake Weary di Zombeavers), comincia a essere tormentata dalla visione di uomini o donne che, fissandola, lentamente si dirigono verso di lei con misteriose intenzioni maligne. Jay e i suoi amici (interpretati da Keir Gilchrist di Tales of Halloween, Daniel Zovatto dell'altrettanto sorprendente Man in the Dark, Olivia Luccardi, Lili Sepe) si metteranno alla ricerca di un modo per sfuggire a questa minaccia orrorifica, di cui "sfortunatamente" secondo me, non è spiegata l'origine (anche se ciò aumenta sempre più l'aura di mistero), perché anche se questo non è certamente uno slasher o splatter movie o comunque un horror ricco di "Jumpscare", giacché l'elemento horror, non è altro appunto che la metafora dell'impossibilità di scappare dalla morsa di una realtà che non offre vie d'uscita o di riscatto, d'altronde il filmmaker non è interessato a spiegare ma mostra, insinua, sottrae, il sottile senso di inquietudine materializzandosi nelle strane creature facendone insieme ne fa infatti i demoni privati dei protagonisti, mi ha lasciato, come il finale, un po' con l'amaro in bocca. It Follows gioca infatti tutto il suo fascino sull'atmosfera di pericolo e rischio mortale che riesce a evocare, ma senza riuscire davvero a spaventare, seppur questo film risulta essere comunque (nonostante io di solito detesto tutto ciò che sa anche solo vagamente di teen drama, tuttavia stavolta questo lato non guasta assolutamente ed anzi aiuta il film a differenziarsi dalla massa di insulsi horror di bassa lega) un teen movie eccezionale ed inquietante, come in pochi oggi sanno realizzare.
Poiché in un film interamente incentrato sulla paranoia elevata a terrore, dove tutto rende insicuri e tutto è sospettabile, oltretutto ottenuto semplicemente con delle semplici persone che ti camminano incontro, la quotidianità diventa inferno. A questo poi se si aggiunge il senso di impotenza, di ineluttabilità e di inarrestabilità della presenza ostile, rende ancora di più l'atmosfera claustrofobica. Dopotutto è la costante sensazione di un'indecifrabile minaccia, che potrebbe colpire in qualsiasi istante senza che la vittima possa in qualche modo affidarsi a una vera arma di difesa, a rendere It Follows un film inquietante. Un nuovo modo di fare horror insomma, con pochissimo sangue, pochissima violenza, pochi spaventi (in tal senso è da apprezzare il fatto che il regista sembri non voler "prendere in giro" lo spettatore con sdoganati trucchetti cinematografici per spaventarlo), ma tanta ansia (grazie soprattutto alla fantastica colonna sonora che crea angoscia dall'inizio alla fine) e più umanità (in cui da non dimenticare c'è anche l'elogio-condanna alla voglia di vivere e all'amicizia, che ti possono o salvare o condannare, e costringerti a fare cose davvero orribili, cosa che la protagonista, che si fa consumare dai dubbi su come agire e che nei tentativi di liberarsi dalla misteriosa minaccia, si affida a rapporti sessuali di comodo in cui l'affetto reale sembra bandito in nome del proprio tornaconto, sa bene).
Il risultato finale è quindi un horror inquietante, sinistro e coinvolgente, che lascia addosso allo spettatore la sgradevole sensazione di essere osservato e seguito. Un horror in cui non mancano brividi quanto sprazzi di meditazione dunque, ma chiariamoci, It Follows non è un film perfetto né tantomeno il capolavoro forse esageratamente millantato. David Robert Mitchell infatti nel tentativo di catapultarci nel suo incubo personale pecca talvolta in un'eccessiva dilatazione del ritmo, più volte rallentato e soporifero, così come la sceneggiatura che evidenzia qualche buco e non fornisce spiegazioni che sarebbero state, in ogni caso, gradite (ci sarà e si spera forse in un sequel?). Eppure anche nella sua imperfezione il film funziona e anche molto bene, non solo grazie alla fotografia ben usata ed all'uso straordinario della bella colonna sonora (composta da Disasterpeace), che con i suoi sintetizzatori stridenti ed incalzanti (nello stile del fighissimo The Guest, che la principale protagonista femminile conosce benissimo) contribuisce in maniera fondamentale a costruire la tensione, e degli effetti sonori, entrambi al servizio dell'ottimo taglio voluto dal regista, ma anche per la scelta che sia un gruppo di ragazzi alla fine dell'adolescenza a vivere tutta la vicenda. A tal proposito il cast non è malvagio, anzi, azzeccatissima direi è la scelta di dare a Maika Monroe il ruolo principale. Lei che, tanto dolce, bellissima, sexy ed intrigante (autrice di scene piccanti altamente hot), convince, offre una prova attoriale buona e si fa nuovamente "amare".
Tutto ovviamente grazie al giovane regista David Robert Mitchell che gira bene (l'abilità del regista, sta infatti nel prendere una paura semplice, uno ti insegue e ti vuole uccidere, e la fa diventare ancestrale, condivisa ma singolare e impossibile da combattere), che si tiene lontano dalle dinamiche narrative dell'horror mainstream, riuscendo così a sfruttare (creando tanto sgomento con così poco) nel migliore dei modi il potenziale di una storia tanto semplice quanto terrificante, facendosi altresì perdonare anche qualche sbavatura di scrittura (come nel caso della sequenza dalla piscina), e costruisce così un piccolo gioiello con una forte impronta personale, meno dinamico ma incredibilmente suggestivo e carico di una tensione palpabile che traspare (e che agisce in modo più sottile, avvolgendoti e attaccandosi addosso per diverse ore) in tante sequenze (stupende le panoramiche lente a 360 gradi, specialmente quella iniziale). Anche se alcuni (fortunatamente pochi) sono però i punti a sfavore, il finale decisamente troppo aperto, la scena del combattimento anch'essa troppo aperta e non esattamente entusiasmante con parecchia illogicità, la totale mancanza degli adulti-genitori ed infine alcuni punti un po' troppo prolissi o lacrimevoli. Comunque resta un più che discreto film, oserei dire quasi sperimentale, che insieme a James Wan (e a pochi altri) rappresentano il futuro per un genere in forte debito d'ossigeno e di originalità.
Come detto il referente maggiore è sicuramente il cinema di John Carpenter ed una conferma è la stupenda colonna sonora, vero valore aggiunto del film ed una delle migliori composte negli ultimi anni. Questa insieme a tanto altro di nuovo e fresco (in una ventata di aria fresca nella media del panorama horror che negli ultimi anni, tranne rare eccezioni, ha perso la capacità di mettere in scena la vera fonte della paura, che magari David Robert Mitchell non ha ancora completamente compreso, ma certamente perlomeno intuito) rendono il film infatti una chicca, soprattutto per chi cerca dal genere horror qualcosa ancora in grado di sorprendere senza esser banali. Dopotutto durante It Follows non si salta sulla sedia come in un luna-park, non è quel genere di horror, ma è comunque un'esperienza coinvolgente che forse la visione nel buio della sala era in grado di amplificare, ma bisogna accontentarsi, perché in ogni caso questo è un film da vedere (come non è importante) e consigliare (soprattutto per coloro che hanno familiarità con le produzioni indipendenti). Un film che non sarà certo il miglior horror degli ultimi dieci anni, ma è un ottimo rappresentante di quel tipo di cinema che ogni tanto non può mancare di farsi vedere ed apprezzare. Voto: 7,5
Al centro della trama troviamo difatti la 19enne Jay (la meravigliosa Maika Monroe, recentemente vista in Indipendence Day: Rigenerazione) che, dopo un incontro sessuale apparentemente innocente (con Jake Weary di Zombeavers), comincia a essere tormentata dalla visione di uomini o donne che, fissandola, lentamente si dirigono verso di lei con misteriose intenzioni maligne. Jay e i suoi amici (interpretati da Keir Gilchrist di Tales of Halloween, Daniel Zovatto dell'altrettanto sorprendente Man in the Dark, Olivia Luccardi, Lili Sepe) si metteranno alla ricerca di un modo per sfuggire a questa minaccia orrorifica, di cui "sfortunatamente" secondo me, non è spiegata l'origine (anche se ciò aumenta sempre più l'aura di mistero), perché anche se questo non è certamente uno slasher o splatter movie o comunque un horror ricco di "Jumpscare", giacché l'elemento horror, non è altro appunto che la metafora dell'impossibilità di scappare dalla morsa di una realtà che non offre vie d'uscita o di riscatto, d'altronde il filmmaker non è interessato a spiegare ma mostra, insinua, sottrae, il sottile senso di inquietudine materializzandosi nelle strane creature facendone insieme ne fa infatti i demoni privati dei protagonisti, mi ha lasciato, come il finale, un po' con l'amaro in bocca. It Follows gioca infatti tutto il suo fascino sull'atmosfera di pericolo e rischio mortale che riesce a evocare, ma senza riuscire davvero a spaventare, seppur questo film risulta essere comunque (nonostante io di solito detesto tutto ciò che sa anche solo vagamente di teen drama, tuttavia stavolta questo lato non guasta assolutamente ed anzi aiuta il film a differenziarsi dalla massa di insulsi horror di bassa lega) un teen movie eccezionale ed inquietante, come in pochi oggi sanno realizzare.
Poiché in un film interamente incentrato sulla paranoia elevata a terrore, dove tutto rende insicuri e tutto è sospettabile, oltretutto ottenuto semplicemente con delle semplici persone che ti camminano incontro, la quotidianità diventa inferno. A questo poi se si aggiunge il senso di impotenza, di ineluttabilità e di inarrestabilità della presenza ostile, rende ancora di più l'atmosfera claustrofobica. Dopotutto è la costante sensazione di un'indecifrabile minaccia, che potrebbe colpire in qualsiasi istante senza che la vittima possa in qualche modo affidarsi a una vera arma di difesa, a rendere It Follows un film inquietante. Un nuovo modo di fare horror insomma, con pochissimo sangue, pochissima violenza, pochi spaventi (in tal senso è da apprezzare il fatto che il regista sembri non voler "prendere in giro" lo spettatore con sdoganati trucchetti cinematografici per spaventarlo), ma tanta ansia (grazie soprattutto alla fantastica colonna sonora che crea angoscia dall'inizio alla fine) e più umanità (in cui da non dimenticare c'è anche l'elogio-condanna alla voglia di vivere e all'amicizia, che ti possono o salvare o condannare, e costringerti a fare cose davvero orribili, cosa che la protagonista, che si fa consumare dai dubbi su come agire e che nei tentativi di liberarsi dalla misteriosa minaccia, si affida a rapporti sessuali di comodo in cui l'affetto reale sembra bandito in nome del proprio tornaconto, sa bene).
Il risultato finale è quindi un horror inquietante, sinistro e coinvolgente, che lascia addosso allo spettatore la sgradevole sensazione di essere osservato e seguito. Un horror in cui non mancano brividi quanto sprazzi di meditazione dunque, ma chiariamoci, It Follows non è un film perfetto né tantomeno il capolavoro forse esageratamente millantato. David Robert Mitchell infatti nel tentativo di catapultarci nel suo incubo personale pecca talvolta in un'eccessiva dilatazione del ritmo, più volte rallentato e soporifero, così come la sceneggiatura che evidenzia qualche buco e non fornisce spiegazioni che sarebbero state, in ogni caso, gradite (ci sarà e si spera forse in un sequel?). Eppure anche nella sua imperfezione il film funziona e anche molto bene, non solo grazie alla fotografia ben usata ed all'uso straordinario della bella colonna sonora (composta da Disasterpeace), che con i suoi sintetizzatori stridenti ed incalzanti (nello stile del fighissimo The Guest, che la principale protagonista femminile conosce benissimo) contribuisce in maniera fondamentale a costruire la tensione, e degli effetti sonori, entrambi al servizio dell'ottimo taglio voluto dal regista, ma anche per la scelta che sia un gruppo di ragazzi alla fine dell'adolescenza a vivere tutta la vicenda. A tal proposito il cast non è malvagio, anzi, azzeccatissima direi è la scelta di dare a Maika Monroe il ruolo principale. Lei che, tanto dolce, bellissima, sexy ed intrigante (autrice di scene piccanti altamente hot), convince, offre una prova attoriale buona e si fa nuovamente "amare".
Tutto ovviamente grazie al giovane regista David Robert Mitchell che gira bene (l'abilità del regista, sta infatti nel prendere una paura semplice, uno ti insegue e ti vuole uccidere, e la fa diventare ancestrale, condivisa ma singolare e impossibile da combattere), che si tiene lontano dalle dinamiche narrative dell'horror mainstream, riuscendo così a sfruttare (creando tanto sgomento con così poco) nel migliore dei modi il potenziale di una storia tanto semplice quanto terrificante, facendosi altresì perdonare anche qualche sbavatura di scrittura (come nel caso della sequenza dalla piscina), e costruisce così un piccolo gioiello con una forte impronta personale, meno dinamico ma incredibilmente suggestivo e carico di una tensione palpabile che traspare (e che agisce in modo più sottile, avvolgendoti e attaccandosi addosso per diverse ore) in tante sequenze (stupende le panoramiche lente a 360 gradi, specialmente quella iniziale). Anche se alcuni (fortunatamente pochi) sono però i punti a sfavore, il finale decisamente troppo aperto, la scena del combattimento anch'essa troppo aperta e non esattamente entusiasmante con parecchia illogicità, la totale mancanza degli adulti-genitori ed infine alcuni punti un po' troppo prolissi o lacrimevoli. Comunque resta un più che discreto film, oserei dire quasi sperimentale, che insieme a James Wan (e a pochi altri) rappresentano il futuro per un genere in forte debito d'ossigeno e di originalità.
Come detto il referente maggiore è sicuramente il cinema di John Carpenter ed una conferma è la stupenda colonna sonora, vero valore aggiunto del film ed una delle migliori composte negli ultimi anni. Questa insieme a tanto altro di nuovo e fresco (in una ventata di aria fresca nella media del panorama horror che negli ultimi anni, tranne rare eccezioni, ha perso la capacità di mettere in scena la vera fonte della paura, che magari David Robert Mitchell non ha ancora completamente compreso, ma certamente perlomeno intuito) rendono il film infatti una chicca, soprattutto per chi cerca dal genere horror qualcosa ancora in grado di sorprendere senza esser banali. Dopotutto durante It Follows non si salta sulla sedia come in un luna-park, non è quel genere di horror, ma è comunque un'esperienza coinvolgente che forse la visione nel buio della sala era in grado di amplificare, ma bisogna accontentarsi, perché in ogni caso questo è un film da vedere (come non è importante) e consigliare (soprattutto per coloro che hanno familiarità con le produzioni indipendenti). Un film che non sarà certo il miglior horror degli ultimi dieci anni, ma è un ottimo rappresentante di quel tipo di cinema che ogni tanto non può mancare di farsi vedere ed apprezzare. Voto: 7,5