Che Gus Van Sant sia un regista dal grande talento e dalla impeccabile tecnica è risaputo. Poiché anche se molti film non hanno fatto breccia in me, ha sempre deliziato gli altri, soprattutto in passato, con la sua abilità e maestria tecnica, in film come "Elephant" "Paranoid Park" e "Last Days", film particolarissimi sicuramente ma con una regia sicura, impeccabile e perfetta. E con questo discreto film (selezionato per competere per la Palma d'oro al Festival di Cannes 2015), che narra di un argomento che è attuale e reale, il suicidio e i problemi di coppia, ritorna a proporre il suo inconfondibile stile, uno stile "classico" seppur sempre impeccabile, forse più leggero del solito ma pur sempre sublime e delicato. Perché l'ambientazione nella foresta giapponese è molto forte ed evocativa così come ben calibrati appaiono i flashback, la fotografia e la messa in scena poi sono due punti forti della pellicola, la trama infine è commovente ed estremamente riflessiva, e lascia allo spettatore l'angoscia della complessità dell'anima che il destino conduce verso le più strane mete percorribili per l'uomo.
Ma anche la recitazione è ottima, la scenografia, la foresta, alcuni l'hanno trovata noiosa, ma forse perché non avranno forse capito che il senso di perdersi in un mare di alberi è proprio quello di farti disorientare e non farti più trovare la strada per l'uscita. Il tema della morte, il tema della separazione, il distacco, la follia. Van Sant ci porta dentro la foresta apparentemente, in realtà credo che il regista voglia portarci dentro noi stessi. Fuggire da se stessi è possibile? Forse si, forse no...forse ci si riesce solo per merito o per colpa di un sogno. Se poi questo sogno sia un bel sogno o il più drammatico degli incubi...questa è una cosa puramente soggettiva. Intenso e in un certo senso pragmatico, la ricerca di se stessi attraverso eventi traumatici che, se espressi e accettati, caratterizzeranno il futuro. Perché nessuno di coloro che lasciano questo mondo lo fanno senza prima almeno cercare di alleviare il dolore che si prova per la loro dipartita. Riflessioni profonde e interessanti che trovano terra fertile in questo bel film, che in ogni caso non è perfetto. Alcune scelte nella trama e nella narrazione infatti non sono proprio azzeccatissime.
Anche se questa ha una struttura narrativa perfetta, ed anche i dialoghi e i personaggi sono costruiti a tutto tondo con il loro carattere e i loro trascorsi. Tutto abbastanza imperfetto o perfetto insomma (dipende da punti vista), senza sbavature e perfettamente in linea con il "vogleriano" viaggio dell'eroe. Anche se da una sceneggiatura e un regista di calibro era davvero lecito aspettarsi qualcosa di più e meglio. Poiché nonostante le emozionanti sequenze nella foresta, che trasmettono una rara atmosfera che mescola tensione claustrofobica ed evocativa spiritualità, oltre ad alternare toni survivalisti in stile "Cast Away" e grandiose scene d'azione, dove anche i flashback ad alto contenuto drammatico non sono male, perché è la regia di Gus Van Sant a non essere male (e nemmeno gli attori ovviamente), qualcosa si perde. Alcune cose sembrano difatti palesemente "telefonate", con stupore-moments e grandi rivelazioni, accompagnate da violini in crescendo e solenni frasi catartiche pronunciate con le pupille dilatate e che potrebbero far storcere la bocca allo spettatore più cinico. Ma tutto sommato e anche se forse non è un film memorabile, è uno di quelli di cui vale la visione, una storia bella, toccante, commovente e a tratti imprevedibile che consiglio a tutti per una serata tranquilla, diversa e di riflessione. Voto: 6,5