martedì 26 marzo 2019

Di nuovo in gioco (2012)

Mini Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/09/2017 Qui - Di nuovo in gioco (Drammatico, Usa 2012): Spiace affibbiare un voto basso ad un film dove appare Clint Eastwood, alla cui figura di attore sono molto affezionato, oltre ad apprezzare le eccellenti doti di regista e film-maker, come dimostrato in Sully. Ma questo film (buonista e dallo svolgimento decisamente piatto e prevedibile), dove il grande divo lascia la regia al suo figlioccio Robert Lorenz, è veramente una pellicola troppo insipida ed inutile (non riuscendo a far riflettere ed emozionare come altri film sportivi-drammatici), che non va da nessuna parte. Poiché un nodo affettivo tra padre e figlia che si risolve a tarallucci e vino secondo i canoni più scontati del cinema d'oltreoceano di bassa fattura non merita, a mio modo di vedere, la sufficienza. Come non basta ritrovare le espressioni e la "burberità" tipica del nostro amatissimo Clint, se intorno ad essa c'è il nulla. Infatti la storia d'amore tra la figlia di Eastwood e l'ex giocatore lanciato dal padre appare melensa e banale, ed anche la rivelazione del tragico passato della ragazza ad opera del padre arriva tardivamente e viene messa lì senza costrutto. A contribuire al flop del film ci sono anche le prestazioni piatte offerte dalla Amy Adams e di Justin Timberlake, che non tralasciano nulla dello stereotipo che rappresentano. Insomma anche se lo chef è di prim'ordine (perché c'è anche John Goodman) vale sempre il detto che non tutte le ciambelle vengono con il buco. Giacché in questo film (di stampo classico con una sceneggiatura comunque solida ma che non brilla e scritta col pilota automatico, poiché si sa già dove vuole andare a parare e soprattutto ha uno sviluppo talmente prevedibile che bene o male intuisci qual'è la prossima scena) il ritmo è piuttosto lento e poco o niente coinvolge. Comunque un pessimo prodotto questo non è, perché anche se come film sul baseball non è indimenticabile, e anche se mi aspettavo qualcosa di più, una visione leggera (soprattutto per rivedere Eastwood all'opera) la merita. Dopotutto questo è il classico esempio di film preconfezionato, gradevole ma incolore, che si può vedere e poi dimenticare. Voto: 5,5