lunedì 7 gennaio 2019

Ustica (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 06/07/2016 Qui - Ustica è un drammatico e controverso film del 2016 scritto e diretto dall'ambizioso regista Renzo Martinelli, che da sempre cavalca due filoni, quello della ricostruzione storica e quello 'civile', dei grandi misfatti italiani (Vajont per esempio), in questo caso naturalmente ci troviamo nel secondo territorio. Il film tratta infatti di una pagina nera della nostra storia, gli avvenimenti che portarono alla strage di Ustica avvenuta il 27 giugno 1980, quando un aereo di linea sprofondò nel mediterraneo senza spiegazioni, le cui cause non sono state accertate e sono ancora fonte di polemiche a distanza di decenni dal fatto. Polemiche che ci sono state anche all'uscita della pellicola stessa, avvenuta solo mesi fa, poiché secondo molti questa ricostruzione è frutto di fantasticherie e invenzioni. Il film presentato come la "verità rivelata", è difatti (almeno stando ai fatti accertati, e di quello che so nonostante all'epoca non ero neanche nato) l'opposto della verità. Ci sono tante incongruenze e tanti errori, tanto che nell'arduo tentativo di cercare la verità sulla tragedia del Dc9 Itavia, finisce per ingarbugliare ancora di più uno scenario già di per sé molto complesso. Martinelli, che firma e dirige il film, ha compiuto senz'altro un atto molto coraggioso, un atto firmato da un autore che non vuole voltarsi dall'altra parte nonostante le evidenze indicano una verità diversa da quella ufficiale alla quale noi ci aggrappiamo, un atto che sta riaccendendo i riflettori su una delle pagine più buie della nostra storia. Il suo film, tuttavia, non è una fedele ricostruzione dei fatti né, tanto meno, è inconfutabilmente supportato da materiale documentato. Il film di Martinelli però si difende bene, e ricostruisce in maniera verosimile la dinamica dei fatti così come potrebbero essere accaduti, dando corpo e immagini ad un'ipotesi (quella della collisione in volo tra l'aereo civile e quello militare americano) che potrebbe avvicinarsi molto alla presunta verità, raccontando la cronaca 'vera' di una tragedia, attraverso una storia che è pura fiction, utilizzando personaggi immaginari come testimoni coinvolti loro malgrado nella drammatica vicenda, al punto da venirne sconvolta l'esistenza. Quest'opera è comunque un'opera realistica più di denuncia sulle omertà delle istituzioni di fronte al caso dell'aereo DC9 precipitato in mare per cause ancora da stabilire, e sempre occultate per difendere la "Ragion di stato".
Ma questo è pur sempre un film, anche se purtroppo sono veramente tante, davvero tante le incongruenze e inesattezze, di una delle tante verità nascoste della nostra Italia. Basti pensare alle stragi e tragedie irrisolte italiane e arrivare fino all'11 settembre americano che presenta troppe troppe domande evase dal Governo americano. Un tentativo perciò goffo il suo, con un film scritto male e recitato peggio, proiettando immagini fantasiose, facendoci ascoltare dialoghi mai avvenuti e ricostruendo una vicenda dolorosa, che costò la vita a 81 innocenti, dando sfogo al più classico cliché del complottismo. Comunque a parte il tema, il film è registicamente pessimo, già dalle prime battute infatti saltano all'occhio una serie di macroscopici errori e di alterazione della realtà. Per non parlare, poi, dell'uso (disinvolto e molto discutibile) di pezzi di storie reali delle vittime e dei loro familiari. In particolare quella di Giuliana Superchi, la piccola passeggera che era a bordo del volo Itavia senza i suoi genitori, che nel film si chiama Benedetta. È discutibile anche l'utilizzo delle immagini vere dello strazio dei familiari delle vittime fuori dall'obitorio di Palermo dove il giorno dopo la strage si svolse il riconoscimento delle salme. Perché mostrare quel dolore, ripescando i filmati dei telegiornali di allora, in un momento intimo e così tragico? Le forzature si ripetono fino alla fine del film, mescolando pezzi di verità, presenti in più punti, a elementi di finzione. Non mancano poi ingenuità e risvolti che tendono a spettacolarizzare alcune situazioni (come il presunto doloroso messaggio scritto dal pilota del mig libico sotto l'attacco dagli aerei militari americani, per nulla verosimile in quella situazione estrema, ma l'espediente serve alla narrazione) così, la moglie del politico, pilota di elicotteri che trova l'aereo militare abbattuto, la giornalista che aspetta sulla spiaggia il ritorno della sua bambina, vittima dell'incidente, sono le coscienze sofferenti e straziate di chi ricerca la verità, di chi non vuole arrendersi ai depistaggi, alle false versioni, alle menzogne, a chi ammette tranquillamente che certi compromessi, gli interessi economici e politici tra due paesi come Italia e Libia sono più importanti delle vite di 81 innocenti.
La verità è la luna che si riflette in un pozzo, a nessuno (agli italiani in questo caso) interessa alzare la testa per vedere l'astro nel cielo, è la metafora cinica di una delle figure più negative del film, il funzionario del ministero della difesa contrapposto al parlamentare idealista interessato a scoprire la verità, metafora sempre smentita per fortuna, da un manipolo di coraggiosi che non si accontenta di versioni ufficiali poco limpide e traballanti. Il finale non è consolatorio, ne potrebbe esserlo, chi ha osato alzare lo sguardo al cielo, è stato messo a tacere per sempre, come succede spesso e volentieri. La strage di Ustica è solo una delle tante 'verità nascoste' del nostro bellissimo e disperato paese. Una strage cinematografata in maniera secca come doloso crimine in un azione di guerra in volo. Bugie smascherate nel film dopo quasi 40 anni che collimano con il recente filone di indagine. Un colpo secco alla testa per lo spettatore, non tanto al cuore per via di una imperfetta registrazione dei caratteri e delle relazioni fra i personaggi (dialoghi pessimi, recitazioni inguardabili). Comunque l'elemento di base che accomuna tutte le opere di Martinelli, al di là della confezione sempre molto curata (qui no però), è la retorica: difficilmente i suoi film sfuggono a filippiche, dialoghi impostatissimi, banalità verbali di prima categoria. E parlando della tragedia di Ustica è facile calcare la mano su questo tipo di atteggiamento: la pellicola si sviluppa come un'indagine a metà fra giallo e thriller, ma risulta costantemente permeata di frasi fatte e messaggi ampiamente retorici, cosa che sminuisce il valore civile dell'opera per poterne permettere (presumibilmente) il raggiungimento a una fetta più ampia di pubblico. La sceneggiatura dello stesso Martinelli ha il pregio di continuare a salire di ritmo, per sfoderare nel crescendo finale la tesi ritenuta più convincente sui fatti del 27 giugno 1980, tale tesi è frutto di ricerche durate anni e di una collaborazione del regista con due ingegneri aeronautici esperti della vicenda. L'unica certezza che rimane su Ustica è però quella relativa al vergognoso insabbiamento che la politica italiana mise in atto nei giorni, mesi e anni seguenti. Un film quindi sicuramente discutibile (non solo per la trama) ma storicamente interessante da vedere, nonostante appunto questa raccontata non è la verità. Una verità (anche presunta) però che non sapremo mai. In definitiva però sconsiglio la visione perché il film non ha mordente, non convince e non ci aiuta affatto a fugare dubbi e perplessità su di una incredibile e dolorosa vicenda. Voto: 4

Nessun commento:

Posta un commento