Ma questo è pur sempre un film, anche se purtroppo sono veramente tante, davvero tante le incongruenze e inesattezze, di una delle tante verità nascoste della nostra Italia. Basti pensare alle stragi e tragedie irrisolte italiane e arrivare fino all'11 settembre americano che presenta troppe troppe domande evase dal Governo americano. Un tentativo perciò goffo il suo, con un film scritto male e recitato peggio, proiettando immagini fantasiose, facendoci ascoltare dialoghi mai avvenuti e ricostruendo una vicenda dolorosa, che costò la vita a 81 innocenti, dando sfogo al più classico cliché del complottismo. Comunque a parte il tema, il film è registicamente pessimo, già dalle prime battute infatti saltano all'occhio una serie di macroscopici errori e di alterazione della realtà. Per non parlare, poi, dell'uso (disinvolto e molto discutibile) di pezzi di storie reali delle vittime e dei loro familiari. In particolare quella di Giuliana Superchi, la piccola passeggera che era a bordo del volo Itavia senza i suoi genitori, che nel film si chiama Benedetta. È discutibile anche l'utilizzo delle immagini vere dello strazio dei familiari delle vittime fuori dall'obitorio di Palermo dove il giorno dopo la strage si svolse il riconoscimento delle salme. Perché mostrare quel dolore, ripescando i filmati dei telegiornali di allora, in un momento intimo e così tragico? Le forzature si ripetono fino alla fine del film, mescolando pezzi di verità, presenti in più punti, a elementi di finzione. Non mancano poi ingenuità e risvolti che tendono a spettacolarizzare alcune situazioni (come il presunto doloroso messaggio scritto dal pilota del mig libico sotto l'attacco dagli aerei militari americani, per nulla verosimile in quella situazione estrema, ma l'espediente serve alla narrazione) così, la moglie del politico, pilota di elicotteri che trova l'aereo militare abbattuto, la giornalista che aspetta sulla spiaggia il ritorno della sua bambina, vittima dell'incidente, sono le coscienze sofferenti e straziate di chi ricerca la verità, di chi non vuole arrendersi ai depistaggi, alle false versioni, alle menzogne, a chi ammette tranquillamente che certi compromessi, gli interessi economici e politici tra due paesi come Italia e Libia sono più importanti delle vite di 81 innocenti.
La verità è la luna che si riflette in un pozzo, a nessuno (agli italiani in questo caso) interessa alzare la testa per vedere l'astro nel cielo, è la metafora cinica di una delle figure più negative del film, il funzionario del ministero della difesa contrapposto al parlamentare idealista interessato a scoprire la verità, metafora sempre smentita per fortuna, da un manipolo di coraggiosi che non si accontenta di versioni ufficiali poco limpide e traballanti. Il finale non è consolatorio, ne potrebbe esserlo, chi ha osato alzare lo sguardo al cielo, è stato messo a tacere per sempre, come succede spesso e volentieri. La strage di Ustica è solo una delle tante 'verità nascoste' del nostro bellissimo e disperato paese. Una strage cinematografata in maniera secca come doloso crimine in un azione di guerra in volo. Bugie smascherate nel film dopo quasi 40 anni che collimano con il recente filone di indagine. Un colpo secco alla testa per lo spettatore, non tanto al cuore per via di una imperfetta registrazione dei caratteri e delle relazioni fra i personaggi (dialoghi pessimi, recitazioni inguardabili). Comunque l'elemento di base che accomuna tutte le opere di Martinelli, al di là della confezione sempre molto curata (qui no però), è la retorica: difficilmente i suoi film sfuggono a filippiche, dialoghi impostatissimi, banalità verbali di prima categoria. E parlando della tragedia di Ustica è facile calcare la mano su questo tipo di atteggiamento: la pellicola si sviluppa come un'indagine a metà fra giallo e thriller, ma risulta costantemente permeata di frasi fatte e messaggi ampiamente retorici, cosa che sminuisce il valore civile dell'opera per poterne permettere (presumibilmente) il raggiungimento a una fetta più ampia di pubblico. La sceneggiatura dello stesso Martinelli ha il pregio di continuare a salire di ritmo, per sfoderare nel crescendo finale la tesi ritenuta più convincente sui fatti del 27 giugno 1980, tale tesi è frutto di ricerche durate anni e di una collaborazione del regista con due ingegneri aeronautici esperti della vicenda. L'unica certezza che rimane su Ustica è però quella relativa al vergognoso insabbiamento che la politica italiana mise in atto nei giorni, mesi e anni seguenti. Un film quindi sicuramente discutibile (non solo per la trama) ma storicamente interessante da vedere, nonostante appunto questa raccontata non è la verità. Una verità (anche presunta) però che non sapremo mai. In definitiva però sconsiglio la visione perché il film non ha mordente, non convince e non ci aiuta affatto a fugare dubbi e perplessità su di una incredibile e dolorosa vicenda. Voto: 4
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