sabato 26 gennaio 2019

Sister (2012)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/06/2016 Qui - Sister (L'enfant d'en haut) è un drammatico film del 2012 diretto da Ursula Meier e con protagonisti Kacey Mottet Klein e Léa Seydoux. Il dodicenne Simon vive a ridosso di un lussuoso ski resort nei pressi delle montagne svizzere, in una località frequentata da gente benestante e altolocata. Per sopperire ai bisogni dettati dallo stato di povertà in cui vive, Simon si arrangia rubando le attrezzature dei turisti per poi rivenderle per pochi spiccioli, utili a lui e alla sorella Louise (Léa Seydoux). Fingendosi figlio di ricchi genitori, Simon riesce a conquistare la fiducia dei turisti e, in particolar modo, di una famiglia inglese che si lascia conquistare dai suoi modi gentili. Dopo esser rimasta senza lavoro, Louise comincia a dipendere sempre più dai soldi del fratello, che li baratta in cambio di piccole attenzioni e affetto. Sister costituisce una pagina filmica densa di mesto degrado ed emarginazione sociale. Simon e louise infatti, vivono in un casermone popolare isolato nella valle ai piedi di impianti sciistici frequentati da gente più o meno facoltosa, vivono in condizioni di sopravvivenza dove louise che è la più grande del nucleo familiare lavora un po' si e un po' no, chi porta a casa i soldi è però il dodicenne Simon, indotto dall'esigenza di avere il necessario per poter sopravvivere in una società che ha smesso da tempo di accampare nelle grotte, i due sbarcano il lunario in un non luogo di raro squallore ai piedi di splendide montagne dove gli altri non hanno altri pensieri che divertirsi.
Il film della Meier è un rapporto in divenire che è cresciuto nella menzogna di una recita che ha stravolto completamente la realtà. una realtà in cui louise cerca disperatamente qualcosa che viene inesorabilmente disfatto sul nascere dalla menzogna che lei e simon stanno vivendo, la bellezza della Seydoux viene completamente annullata da una tristezza cosmica rappresentata da quel suo sguardo perennemente smarrito altrove, recitando suo malgrado un ruolo da madre/sorella maggiore/mantenuta che alla fine deve per forza ribaltarsi, poiché a furia di rubare prima o poi Simon si farà prendere in fragranza di reato e lo spettro della povertà busserà alla porta altrui alla ricerca di un pacchetto di pasta. così simon a furia di recitare un ruolo che non è il suo (quello di padre/figlio/fratello) alla chiusura degli impianti sciistici per la stagione estiva, non sa più chi è e se è qualcuno o qualcosa, cercherà un lavoro, andandosene da lì ma verrà rifiutato in quanto troppo giovane e in quanto ladro, in un bel finale, madre e figlio alla fine riconosceranno se stessi sospesi in un non luogo come la funivia, guardandosi attraverso il vetro, ritrovandosi a fondo valle, un film grigio come la neve sporca dei 'cicche' delle sigarette, come il condominio popolare e come l'aria pregna di gas di scarico dei paesini a fondo valle. Il film però, dall'interessante, degradante e devastante tema, non commuove e non convince. Sbaglia su tutti i fronti. Non indigna. Non emoziona. Non coinvolge. Perché non ci sono le cause, non ci sono le scuse, non ci sono risposte, non c’è riscatto, non ci sono prospettive, anzi sì: ma pur'esse devastanti (ove si accetti il simbolismo della scena finale). Perché la denuncia è chiara ma debole e la forma con cui viene espressa è tanto essenziale quanto grossolana. Visione, dunque, sconsigliata a tutti (fuorché ai temerari). Voto: 6-