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martedì 27 febbraio 2024

A Good Person (2023)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/02/2024 Qui - Interpretazioni convincenti (soprattutto a Morgan Freeman niente gli si può dire) e personaggi che offrono varie sfaccettature da analizzare, regia abbastanza sobria nonostante una sceneggiatura un po' prolissa, che tende ad eccedere, in alcuni momenti, nel rendere il racconto altamente drammatico ancor più drammatico, tanto che empatizzare con la protagonista (una comunque brava Florence Pugh) diventa un po' difficile. Non è un film che rivedrei con entusiasmo (Zach Braff ha fatto decisamente di meglio) ma è comunque un lavoro discretamente realizzato (due ore che scorrono senza intoppi, a cui si perdonerà talvolta qualche tocco di retorica e un finale un po' prevedibile), che vale una considerazione positiva. Voto: 6 [Sky]

mercoledì 14 aprile 2021

Il principe cerca figlio (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/04/2021 Qui - Ce n'era bisogno? Per quello che ho visto, francamente no. In cosa funzionava soprattutto Il principe cerca moglie? Innanzitutto nel contrasto della maestosità esibita di Zamunda e la sboccataggine del Queen's. Inoltre dietro la macchina da presa c'era un certo John Landis e non un Craig Brewer qualunque. Il contrasto creava le gag ed erano veramente efficaci. Nel principe cerca figlio, non c'è contrasto, non ci sono gag veramente divertenti, visto che il Queens rimane in disparte e tutta la vicenda è ambientata a Zamunda. Il film quindi pigia soprattutto sull'effetto nostalgico nel riproporre certi personaggi, ma non raggiungendo i livelli del precedente (a dirla tutta non proprio eccezionali, però che spasso era). Ovviamente il solito "pippone" antipatriarcale ce lo devi mettere di default nei lavori attuali, per cui, anche sotto questo aspetto è stato timbrato il cartellino e nulla di più. L'aggiunta di Wesley Snipes non serve a granché e probabilmente si doveva insistere di più su questo personaggio che era l'unica vera novità del film. La verve comica di Eddie Murphy non è più quella di 30 anni fa e si vede. Ribadisco che non c'era bisogno di questo sequel (decisamente sbagliato, e sotto tutti i punti di vista), che a dirla tutta sembra più un remake, che a dirla tutta sembra una copia sbiadita di Black Panther. Voto: 4

venerdì 27 settembre 2019

Lo schiaccianoci e i quattro regni (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/09/2019 Qui
Tema e genere: Adattamento cinematografico del racconto Schiaccianoci e il re dei topi di E. T. A. Hoffmann e del balletto Lo schiaccianoci di Pëtr Il'ič Čajkovskij.
Trama: Una ragazzina in crisi per la morte della madre si trova a vivere un'avventura mirabolante in un mondo di fantasia, dove i giocattoli prendono vita.
Recensione: L'effetto Alice attraverso lo specchio (in senso narrativo e non solo di riuscita complessiva) era dietro l'angolo e, infatti, Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni (che in termini di ispirazione tuttavia prende anche da Narnia) ci è caduto con tutte le scarpe. Diretto da Lasse Hallström (e per trentadue giorni di riprese aggiuntive da Joe Johnson) l'ennesimo maestoso film della Disney si rivela essenzialmente come uno dei giocattoli di cui parla: eccepibile nella sua forma estetica, ma vuoto se si va a scrutarne l'interno. Con una consequenzialità che si rincorre veloce nel racconto, dove gli eventi accadono con una fluidità che però non sembra giovare alla narrazione, rendendola soltanto più fanfarona, Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni presenta un problema già nel proprio titolo, in contrasto con la realtà della propria storia. Non c'è schiaccianoci dentro questo film. O meglio c'è, ma la sceneggiatura va concentrandosi principalmente sulla figura di Clara, riducendo la pellicola ad una sola elaborazione del lutto e della presa di coscienza, escludendo tutte le dinamiche tra la protagonista e il suo compare che rendono veramente intrigante la storia de Lo schiaccianociMackenzie Foy non aiuta poi a supportare questa decisione del racconto. La giovane attrice statunitense non sa tenere sulle proprie spalle il fatto di dover vestire i panni del personaggio principale, riservando una recitazione che mostra dell'incapacità, partendo fin proprio dalle espressioni del voto. Non è però l'unica a dover rivedere il proprio operato all'interno del film. Una Keira Knightley nelle vesti violette di Fata Confetto dà, probabilmente, la sua peggior interpretazione, fatta soltanto di faccette da macchietta che sembrano oscurare la bravura che solitamente la contraddistingue. Sarà per una libertà troppo fantasiosa del film (questa è infatti una versione molto libera, cioè molto diversa, dal racconto Lo Schiaccianoci e il Re dei Topi di Ernst Hoffmann del 1816 e dalla versione successiva, e meno "horror", di Alexandre Dumas da cui fu tratto il celebre balletto con le musiche di Tchaikovsky, del racconto originario il film mantiene l'ambientazione natalizia e poco altro), sarà per una direzione incorretta degli attori, ma Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni sembra andar peggiorando di man in mano più si procede verso la fine, dove forse l'unica possibilità di riscatto è possibile trovarla nei costumi e nella scenografia. Se si fosse scelto di silenziare il film, Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni avrebbe sicuramente rimediato in meraviglia. Risulta infatti irresistibile il designer delle scene e l'arredo che brilla e fa brillare gli ambienti in cui vengono introdotti i personaggi, i quali indossano alcuni tra gli abiti più sfarzosi e minuziosamente elaborati che il cinema abbia visto in questi anni. Uno stupore suscitato dall'incanto per la superficie che non trova riscontro con la sostanza, che può consolarsi visto il suo risplendere in costumi "da favola". Una notte di Natale senza un vero e proprio dono, solo un grande meccanismo cinematografico che stavolta non ha saputo trovare la forza di splendere, se non solo esternamente.

lunedì 24 giugno 2019

E' solo l'inizio (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 03/01/2019 Qui - Just Getting Started, in Italia intitolato E' solo l'inizio (il titolo originale doveva essere però Villa Capri) è certamente un film piacevole, un film a tema natalizio non malaccio, tuttavia il suddetto, scritto e diretto da Ron Shelton, ex giocatore di baseball statunitense, noto per aver diretto prevalentemente lungometraggi a tematica sportiva, non per caso fu candidato all'Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale nel 1989 di Bull Durham: Un gioco a tre mani (film che rappresentava per lui l'esordio assoluto), è anche un film abbastanza mediocre, nonché leggermente "sbagliato". Questo film del 2017 infatti, anche se non fosse stato strutturato come un film prettamente natalizio (cosa che in verità è solo perché ambientato in quel periodo), sarebbe ugualmente risultato un film realizzato male. Si perché E' solo l'inizio (film che segna l'ultima apparizione dell'attrice Glenne Headly, morta l'8 giugno 2017), action comedy dal sapore natalizio interpretato da un cast ragguardevole, che vede Morgan Freeman nei panni dell'ospite attento e premuroso verso i propri ospiti, e Tommy Lee Jones in quelli di un ex militare ora imprenditore, nonché amante delle arti, e di Rene Russo nei panni della terza "incomoda", che difatti racconta di un direttore di un lussuoso resort a Palm Springs (Villa Capri), dal passato misterioso che non solo deve stare attento alla sua incolumità ma che deve fare i conti con Leo, ospite appena arrivato al residence, che sta catturando le attenzioni della bella Suzie (che lì si trova anche per altri motivi), lascia parecchio a desiderare.

venerdì 24 maggio 2019

Last Vegas (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/05/2018 Qui - Last Vegas (Commedia, Usa 2013): Rivisitazione in chiave geriatrica di una serie interminabile di film (salvabili pochi) che trattano lo stesso tema, ossia un gruppetto di amici che si reca a Las Vegas per una botta di vita, questo è l'ultimo film di Jon Turteltaub. Il film infatti, che ruota attorno alle vicissitudini di quattro amici d'infanzia (Morgan FreemanRobert De NiroMichael Douglas e Kevin Kline) che decidono di rincontrarsi nella città del peccato dopo quasi sessant'anni per celebrare l'addio al celibato di uno di loro, non ha nulla di originale. Tuttavia Last Vegas non è trash (e per De Niro è già un passo avanti), anzi, l'atmosfera è bonaria e nostalgica, il clima è mediamente divertente e raramente volgare, tanto che riesce a salvare la faccia evitando di cadere in una sterile comicità demenziale grazie al supporto di una tenera morale di fondo e di una dose di buoni sentimenti che si avvia verso dei risvolti per una volta non poi così scontati. E' però un film in tal senso abbastanza vuoto, semplice, troppo buonista e registicamente piatto e patinato. Perché dopo un inizio simpatico, con quel "58 anni dopo" ed una manciata di battute carine, il film affonda nella banalità. Perché anche se i quattro grandi attori si confermano tali, nonostante appunto una povera e banale sceneggiatura, e la recitazione semplice e mai sopra le righe supplisce a dei dialoghi scontati, questo è un film (che se non fosse per lo stellare cast forse non l'avrebbe visto nessuno) abbastanza carino, ma facilmente dimenticabile. Giacché ci si diverte poco, ci si annoia leggermente e poco si ricorda di un film simpatico, non brutto né mediocre ma forse inutile. Voto: 5,5

giovedì 18 aprile 2019

Insospettabili sospetti (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/12/2017 Qui - Commedia semplice e abbastanza leggera, condita con quel pizzico di critica sociale utile per imbastire una storiella fluida e rendere ancora più simpatici i protagonisti è Insospettabili sospetti (Going in Style), film del 2017 diretto da Zach Braff, alla sua terza regia dopo il riuscito Wish I Was Here, e remake del film Vivere alla grande del 1979, scritto e diretto da Martin Brest. Sì perché la pellicola si manifesta come una (ben riuscita) commedia godibile ed intelligente, dove a farla da padrone è un umorismo leggero, intelligente, che non si accosta minimamente alla volgarità (la pellicola, infatti, cerca di essere il più divertente possibile senza però esagerare) e che sa cogliere con ironia il mondo d'oggi, piegato da una crisi che non conosce fine e che colpisce tutti indiscriminatamente lavoratori e pensionati. Sì perché Joe, Willie e Albert lo sono. Sono ottantenni tutt'altro che ladri che come i sociologi ben direbbero sono stati spinti dalla società sulla cattiva strada. Dopotutto quando si perde tutto, si è disposti a fare qualsiasi cosa per riprendersi ciò che è nostro di diritto. È proprio questo che accade a tre amici di vecchia data, impersonati da tre grandissimi attori Morgan FreemanMichael Caine e Alan Arkin (discreta la loro prova, giacché mimica e battute strappano qualche sorriso), i quali decidono di abbandonare per la prima volta la retta via quando vedono i loro fondi pensione andare in fumo. Furiosi per non poter pagare i conti e preoccupati per il futuro delle loro famiglie, vogliono vendicarsi della banca che si è dileguata con i loro soldi. Come? I tre organizzano una rapina da manuale, pensando anche a un alibi perfetto per il giorno dell'evento. Ma spesso, come sappiamo, quello che sembra essere un piano perfetto nasconde un errore madornale. Sarà il loro caso?

martedì 26 marzo 2019

Ben-Hur (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 11/09/2017 Qui - È consuetudine (ormai acquisita, sarebbe una novità il contrario) di Hollywood sfornare remake o sequel di film che hanno avuto successo, e in certi casi che hanno fatto la storia del cinema. Ma alcuni rifacimenti cinematografici però non li avremmo proprio voluti vedere. L'ultimo caso e ultimo della serie (perché negli anni molti altri sono stati i casi simili e quasi tutti in negativo) è Ben-Hur, film del 2016 diretto da Timur Bekmambetov, che quasi svilisce il capolavoro kolossal del 1959 di William Wyler, con protagonista un immenso Charlton Heston e vincitore di ben 11 Oscar (solo Titanic di James Cameron è riuscito a eguagliarlo). Tra i due film infatti non c'è proprio partita, tra l'epica della Hollywood di fine anni Cinquanta e quella fredda dei giorni nostri c'è un muro invalicabile che sinceramente non andava minimamente infranto. E invece eccoci qui ancora una volta a recensire l'ennesimo remake che sarebbe subitamente da cancellare, se solo potessimo. Giacché questo remake non fa altro che deludere lo spettatore che invece, ingannato dal trailer, si aspetta un film vulcanico, dinamico, avvincente, ben ritmato, con una sceneggiatura che certamente non avrebbe fatto rimpiangere l'originale scritto da Lew Wallace nel 1959. Difatti, senza voler usare ipocriti e ingenui eufemismi, questo film, diretto da un regista personalmente sconosciuto, ri-scritto e ri-sceneggiato dagli statunitensi John Ridley (seppur vincitore del Premio Oscar 2013 per la migliore sceneggiatura non originale del Film 12 Years a Slave) e Keitt R. Clarke (quasi sconosciuto al grande pubblico cinematografico americano avendo realizzato poche sceneggiature importanti, The Way Back (2010)In Search of Dr. Seuss (1994), ma forse più conosciuto come produttore e scrittore statunitense), è quasi dilettantesco e certamente inutile da farsi.

venerdì 22 marzo 2019

Now You See Me 2 (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/08/2017 Qui - Now You See Me 2, film del 2016 diretto da Jon M. Chu, si presenta sin da subito molto diverso dal primo film, di cui questo è appunto il sequel, però nel senso negativo del termine. Infatti mentre il primo era bellissimo e coinvolgeva in continuazione lo spettatore, in quanto appena si svolgeva un trucco vi era una rapida spiegazione seguita a ruota da un'altra magia, questo secondo proprio non lo è. La trama difatti risulta forzata e abbastanza prevedibile fin dall'inizio e laddove nel primo capitolo comunque alla fine tutto risultava almeno credibile, qui appare quasi tutto palesemente non fattibile e impossibile. E quindi come quasi tutti i sequel, non si dimostra all'altezza del precedente. Giacché il primo Now you see me aveva un grande potenziale, non si era mai vista infatti una squadra di maghi tanto abile e tanto coinvolgente (tanto che fu come sottolineato anche spesso nella mia recensione di più di un anno fa, qui, uno dei miei preferiti del genere), ma adesso questo grande potenziale si perde totalmente. Partendo dalla trama, essa non ha coerenza, cose fin troppo approssimate e irreali (specialmente nelle scene finali) anche per un film del genere in cui è l'immaginazione del regista l'unico limite. Ed è appunto il regista che non sa gestire la cinepresa, tranne per qualcosina, anche se in questo caso le riprese non riescono a catturare l'attenzione e la voglia di continuare si affievolisce.

martedì 5 marzo 2019

Attacco al potere 2 (2016)

Mini Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/03/2017 Qui - ATTACCO AL POTERE 2 (Azione Usa, Regno Unito 2016): Ho visto questo film perché avevo visto il primo che paradossalmente era più credibile di questo, dato che dall'attacco alla Casa Bianca da parte di Nord Coreani si passa ad un attentato islamico a Londra durante un funerale di Stato (anche se i recenti fatti farebbero pensare il contrario). Quello che non cambia è l'inossidabile Gerard Butler che ancora una volta salva da più che un impiccio il Presidente Americano. Ora no che il film è brutto, anzi, solo che l'azione seppur avvincente non viene accompagnata da niente di buono (musica zero, dialoghi assurdi e trama prevedibile). Per questo non arriva alla sufficienza un film che potrei solo consigliare agli amanti dell'action duro e senza fronzoli, ma senza aspettarsi granché. Voto: 5,5

giovedì 28 febbraio 2019

Lucy (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/02/2017 Qui - Premettendo che sono uno, se ancora non ve ne siete accorti, che si entusiasma facilmente, primo perché sono un grande fan del genere action, secondo perché sono un grande fan di Luc Besson, uno dei miei registi preferiti ma che ultimamente stava diventando un po' una macchietta di sé stesso, anche se in questi anni non ho mai perso la speranza, Lucy, film del 2014 diretto, scritto e co-prodotto dal regista francese, mi è piaciuto tanto, soprattutto per la fase action, poiché il film fallisce nel tentativo di trasmettere un qualsiasi significato superiore, dove la perfettibilità umana sembra essere legata meramente alla percentuale di attività neuronale. Quella che, a seguito di circostanze indipendenti dalla sua volontà, la giovane studentessa Lucy (Scarlett Johansson), vedrà crescere all'infinito. "Colonizzando" il suo cervello infatti, acquisirà poteri illimitati che le permetteranno di trasformarsi in una micidiale macchina da guerra contro ogni logica umana. Con questo film Luc Besson omaggia se stesso, dato che questo thriller fantascientifico che rispolvera i fasti di Nikita e Leon rivisitandoli in chiave fantascientifico-esistenziale, funziona, non alla perfezione, anzi, ma decisamente meglio di Transcendence (con Johnny Depp che impersonava un cervellone nella rete con manie di onnipotenza) che ha ricevuto giudizi contrastanti. La regia è quella sua solita, cioè molto rapida, con un montaggio abbastanza frenetico e un ritmo sempre al top che tuttavia a volte rallenta per immergerci nella psiche della protagonista e questo ci sta alla perfezione, perché è giustificata e pure efficace, grazie anche alla scelta azzeccata della fantasmagorica protagonista, Scarlett Johansson, sempre bravissima e bellissima, che riesce a caratterizzare molto bene il personaggio che risulta all'inizio antipatica, stupida, priva di un vero e proprio scopo nella vita, la classica studentessa sopra le nuvole, che non sa nulla del mondo, ma dopo 'l'incidente' che la porterà ad utilizzare il 100% del proprio cervello poco a poco, diventa fredda, spietata ma comunque non perde mai del tutto la propria umanità, e la Johansson è bravissima a rendere il cambiamento in modo esaustivo.

sabato 26 gennaio 2019

L'incredibile storia di Winter il delfino 2 (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/09/2016 Qui - Diretto e sceneggiato da Charles Martin SmithL'incredibile storia di Winter il delfino 2 continua la storia (vera, bellissima ed emozionante) del coraggioso delfino Winter, il cui recupero e riabilitazione, avvenuti grazie a una miracolosa e innovativa protesi alla coda, sono diventati simbolo di resistenza e perseveranza per le persone di tutto il mondo grazie al successo nel 2011 di L'incredibile storia di Winter il delfino (film davvero coinvolgente). In L'incredibile storia di Winter il delfino 2 (2014) sono passati diversi anni da quando il giovane Sawyer Nelson, il team dell'acquario di Clearwater e il dottor Clay Haskett hanno salvato Winter grazie all'applicazione di una coda protesica sviluppata con l'aiuto del dottor Cameron McCarthy, intervento che ha contribuito a salvare anche le sorti dell'intero acquario. La storia prende avvio dalla morte di Panama, la madre adottiva di Winter, e tale evento naturale rappresenta un nuovo problema per l'acquario, dal momento che in base ai regolamenti ogni delfino, in quanto animale sociale, deve avere compagnia all'interno della struttura ospitante. Ma quando ogni cosa sembra andare per il peggio e il tempo stringere, nuova speranza per Winter e il Clearwater arriva da Hope, una piccola delfina rimasta incagliata e incapace di sopravvivere in natura ma che deve però prima accettare la sua diversità.

domenica 13 gennaio 2019

Ruth & Alex: L'amore cerca casa (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/07/2016 Qui - Ruth & Alex: L'amore cerca casa (5 Flights Up) è una commedia immobiliare (testualmente così definita) che racconta anche la storia d'amore di una coppia interrazziale, che dura da oltre quarant'anni, da quando Alex ha varcato la soglia della nuova casa a Brooklyn, con Ruth in braccio, appena sposi, come vuole la tradizione, per poi viverci felicemente, lui pittore talentuoso e lei insegnante, riempiendola di oggetti e rendendola sempre più confortevole. All'inizio del film Ruth è in pensione ma vivacissima e piena di interessi (perfetta nel ruolo Diane Keaton), Alex (uno straordinario Morgan Freeman) superate alcune difficoltà sociali, con il cambiamento dei gusti delle nuove generazioni, non dipinge più tanto per mestiere, ma ha conosciuto la notorietà e ha fatto tanta esperienza di vita, da sprigionare buon senso, serenità e amore per Ruth e per il cane Dorothy che rimpiazza i figli che non hanno potuto avere. Comincia, però ad affiorare il problema dei cinque piani di scale ripide che in prospettiva non sono l'ideale per una coppia matura e, visto che la rivalutazione del quartiere è stata notevole, potrebbero vendere la loro casa molto bene e prenderne una a Manhattan, più comoda, con ascensore. Di tutta la faccenda si incarica Lily (una ipercinetica Cynthia Nixon), una scatenata nipote che fa l'agente immobiliare. In pochi giorni le stranezza delle visite aperte che riempiono la casa di persone che per diritto esplorano ogni angolo, l'assillo della modalità di vendita all'asta (fare un'offerta cui in tempi stretti deve seguire la decisione dei venditori) la vita dei nostri perde i ritmi e svela un cinismo che Alex, in realtà poco convinto, prevedeva. Ma un'attentato terroristico rischia di abbassare il valore degli immobili e le decisioni potrebbero prendere altre strade. In apparenza il film (del 2014) sembra una commediola dagli "usati sicuri" (Keaton e Freeman) e potrebbe essere una pièce teatrale (tratto, in realtà, da un romanzo), ambientato in poche stanze e qualche fugace esterno newyorkese, ma nonostante la leggerezza del film, in realtà la pellicola distribuisce parecchi sgradevoli pugni nello stomaco, subito si ammala di brutto l'adorata cagnolina e il taxi che la deve portare in clinica resta bloccato in un immenso ingorgo tra i lamenti della bestiola (chi possiede un animale non penso che si diverta a questa scena). Intanto un 'terrorista' minaccia di far esplodere una bomba nel centro della città (argomento al momento molto spinoso). Nel frattempo che il cane guarisca e che il terrorista venga arrestato passano 90 minuti in frenetiche e angoscianti trattative per vendere la casa e acquistarne un'altra, con un viavai di potenziali acquirenti cinici e disturbati che dovrebbero rappresentare lo specchio della società. In mezzo a ciò flashback del passato dei protagonisti: mancata maternità, discriminazione razziale, difficoltà a trovare lavoro.

sabato 5 gennaio 2019

Momentum (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/06/2016 Qui - Momentum è un mediocre action crime del 2015 diretto da Stephen Campanelli. A Cape Town, in Sudafrica, una rapina progettata in ogni minimo dettaglio non va come previsto. Ciò mette in pericolo la bella e affascinante Alex Faraday, che è testimone diretta anche dell'omicidio brutale di uno dei suoi compagni di furto da parte di un sindacato internazionale del crimine alla ricerca di una chiave. Mentre tenta di scappare dalla scena del crimine, Alex viene presa di mira da Mr. Washington, lo spietato capo dei nemici, ed è costretta a lottare per la propria salvezza. Questo film è l'ennesimo action dai ritmi sostenuti e concepito per puro intrattenimento, tra i cui scopi è quello di creare una serie basata sul personaggio proposto (un'eroina femminile), difatti il film è stato concepito (vedendo il finale a metà) come il primo capitolo di una serie. Ma se in altre pellicole qualcosa di innovativo c'è, in questo caso siamo nella mediocrità più assoluta fin dall'inizio. Dopo un inizio frenetico infatti e forse anche troppo fantascientifico, il film prosegue con ritmi più accettabili, se non altro per la presenza della bella Olga Kurylenko che riesce a mantenere in piedi il classico castello di carte. La storia non è delle più originali, anzi, il mix denaro, diamanti e driver zeppo di segreti atti a sovvertire le sorti degli Stati Uniti d'America è stato più volte usato per film del genere, ma si avvale della interpretazione di James Purefoy, in discreta forma.

sabato 29 dicembre 2018

Oblivion (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/05/2016 Qui - Oblivion è un innovativo, originale e intrigante film di fantascienza del 2013 scritto, diretto e prodotto da Joseph Kosinski (Tron: Legacy), con protagonista il sempreverde Tom Cruise. Spesso certi tipi di film come questo partono, nascono, con aspettative alte senza riuscire a mantenerle. Questo non è il caso di Oblivion, che non solo conferma le attese ma addirittura le supera. Questo è un giocattolo fantascientifico di elevatissima qualità, effetti speciali strabilianti, molto verosimili e del tutto sottese alla storia, stupende ambientazioni, scenografie e colonna sonora, molto curate le scene di azione, dunque tra i migliori film del genere degli ultimi decenni. Qualche lacuna nella sceneggiatura (nei dialoghi sempliciotti e nel tratteggiare i coprotagonisti) lascia un residuo di amaro in bocca, perché poteva essere un capolavoro, ma lo è quasi. Ho subito apprezzato "Oblivion" anzitutto proprio perché non crea false illusioni, il film inizia in un certo modo e crea una precisa idea nello spettatore il quale però poi, a un certo punto, si aspetta decisamente di più. Ebbene, il regista non delude in questo, attuando un'inaspettata serie di risvolti narrativi (semplici ed efficaci) che rendono la storia credibile e intrigante, soprattutto nell'ultima mezz'ora. E con un bel finale interpretabile (diciamo così) e diverso dal solito. Lodevole l'idea di vagare tra le lande, gli anfratti e i resti di edifici di una Terra distrutta e disabitata. Concettualmente, nulla di originale, sia chiaro, ma come struttura narrativa, davvero eccellente, curata, coerente e abbastanza imprevedibile. Un plauso a questo sconosciuto regista anche e soprattutto per l'idea di fondo che permea sottilmente tutto il film, ritrovare se stessi nell'oblio dei ricordi. Ma veniamo alla trama. Tutto inizia attraverso la spiegazione di quanto è avvenuto sulla Terra. Siamo nell'anno 2077. Sessant'anni fa il nostro pianeta è stato il campo di battaglia di una guerra nucleare contro una razza aliena chiamata Scavengers che voleva invadere la Terra. Questo scontro è stato vinto dagli umani ma la Terra è stata completamente devastata. Anche la Luna è stata distrutta (l’immagine di questo satellite fatto a pezzi nel cielo è spettacolare, veramente realistica), generando così notevoli cambiamenti climatici. L’umanità è pertanto costretta a lasciare la Terra per dirigersi verso il pianeta Titano. L’esodo è possibile grazie a dei macchinari che estrapolano le risorse naturali (in particolare l’acqua che viene risucchiata da gigantesche macchine) per poter generare vita su quest'altro pianeta.

giovedì 29 novembre 2018

Now you see me (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/02/2016 Qui - Volete passare un po di tempo, 106 minuti, di distrazione e di divertimento puro? Allora vedete Now you see me: I maghi del crimine, e se ve lo siete persi su canale5, solo 2 settimane fa, recuperatelo, e in fretta. Immergetevi senza pregiudizi e senza preconcetti, lasciatevi trasportare da questa bella storia raccontata con leggerezza, dinamicità, ritmo, fantasia, creatività, estro ed ottima invettiva. Quattro giovani e abili illusionisti ricevono un giorno una misteriosa chiamata e formano il gruppo dei Quattro Cavalieri, che tiene incredibili spettacoli a Las Vegas, finanziati da un ricco magnate. Durante una serata compiono il numero di magia più grande, dal palcoscenico rapinano una banca a Parigi e ricompensano il pubblico con una pioggia di banconote. Come hanno fatto? E, soprattutto, cos'altro hanno in serbo per i prossimi spettacoli? All'indagine dell'FBI, che naturalmente non sarà magra di colpi di scena, partecipa un’agente dell’Interpol e controvoglia, il detective Hobbs (Ruffalo). Fermati e poi rilasciati per mancanze di prove, i maghi proseguiranno nella loro 'misteriosa' missione. Ma il più grande smascheratore di maghi-truffatori (Freeman) non rimane a guardare. La regia affidata a Louis Leterrier è fin troppo attenta e curata, tutto è curato ai minimi dettagli, il ritmo c'è, è presente e si fa sentire. L'idea è originalissima, la sceneggiatura abilmente studiata. Dimostrando il suo grande talento, il regista oltre a raccontare una storia avvincente, riesce a rendere in maniera incredibile i trucchi di magia che avvengono sullo schermo e il grande gioco di prestigio che si nasconde nella trama. Come? Adottando esattamente la tecnica degli illusionisti, ovvero dirigendo altrove l’attenzione dello spettatore. Anche i nostri occhi verranno tratti in inganno, come è successo a me nella prima incredibile scena della carta. Ma il film funziona soprattutto per la grande capacità di amalgamare un cast eterogeneo e di talento, i Quattro Cavalieri protagonisti del film infatti sono tutti attori bravissimi e in ottima sintonia recitativa, ed il cast di star hollywoodiane che li circondano ne rendono la sceneggiatura ancora più convincente e coinvolgente, senza mai dimenticare la parola d'ordine per operazioni di questo tipo: intrattenimento. Un eccellente prodotto cinematografico che inesorabilmente ci cattura e ci catapulta per tutto il film in scene divertenti, dinamiche e pirotecniche come deve riuscire a fare un buon film che poggia le sue  basi narrative e percettive sulla magia e sull'illusionismo.

mercoledì 24 ottobre 2018

Ted 2 (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 07/12/2015 Qui - Grazie al servizio Extra di Sky, fino a metà dicembre ho la possibilità di vedere 4 film su Primafila, e la prima scelta è ricaduta su Ted 2 (arrivato nelle sale cinematografiche il 25 giugno 2015) che aspettavo da tanto, perché il primo (questa seconda pellicola infatti è il sequel del film Ted del 2012) anche se demenziale ed irriverente mi aveva fatto ridere, come questo appena visto. Il film è co-scritto co-prodotto e diretto da Seth MacFarlane, interpretato da Mark Wahlberg, lo stesso Seth MacFarlane nuovamente nei panni di Ted, Amanda Seyfried e Jessica Barth, che interpreta nuovamente la cassiera Tami-Lynn. In questo secondo capitolo non è più John il protagonista ma Ted, nel primo infatti l'orsacchiotto di peluche prende vita per rimanere sempre insieme al suo proprietario, crescendo con lui e diventandone il migliore amico, nel secondo l'orsacchiotto lotterà per se stesso, una grottesca lotta per essere riconosciuto come umano. Il viaggio dei protagonisti è scoprire cosa renda umano gli umani e quindi anche Ted. L'esito sarà abbastanza banale ma condito, come il resto del film, di un umorismo dai tempi e dalle trovate folgoranti. Come in tutti i sequel, il primo è quasi sempre migliore, la novità, la sceneggiatura originale e le magnifiche battute, non facile riproporre tutto con la stessa verve, ma riesce ad intrattenere lo stesso. Da quando abbiamo lasciato John e Ted, i due continuano a spassarsela alla grande in quel di Boston. Mentre John ora è scapolo (afflitto a causa del divorzio con Lori), Ted convola a nozze con Tami-Lynn, la donna dei suoi sogni. Trascorso un anno il rapporto tra i due coniugi diventa sempre più difficile e i problemi coniugali cominciano ad assalire gli sposi. Ted e Tami-Lynn decidono di avere un bambino per salvare il loro matrimonio, sperando che un nuovo nato possa riavvicinarli. Per farlo ricorre all'inseminazione artificiale (dal momento che Ted, che è di peluche, è incapace di funzioni riproduttive), dopo diverse richieste e tentativi di aggiudicarsi del seme "famoso", la scelta del donatore ricadrà sull'amico di una vita: John (che allo stesso tempo cerca di incoraggiarlo a cercare una nuova compagna, ma John è riluttante). Purtroppo Tami-Lynn è sterile per colpa delle droghe assunte, così la coppia opta per l'adozione: l'assistente sociale tuttavia riferisce che Ted, essendo un orsacchiotto, è classificato agli occhi dello Stato non come una persona bensì come un bene.