venerdì 27 settembre 2019

Lo schiaccianoci e i quattro regni (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/09/2019 Qui
Tema e genere: Adattamento cinematografico del racconto Schiaccianoci e il re dei topi di E. T. A. Hoffmann e del balletto Lo schiaccianoci di Pëtr Il'ič Čajkovskij.
Trama: Una ragazzina in crisi per la morte della madre si trova a vivere un'avventura mirabolante in un mondo di fantasia, dove i giocattoli prendono vita.
Recensione: L'effetto Alice attraverso lo specchio (in senso narrativo e non solo di riuscita complessiva) era dietro l'angolo e, infatti, Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni (che in termini di ispirazione tuttavia prende anche da Narnia) ci è caduto con tutte le scarpe. Diretto da Lasse Hallström (e per trentadue giorni di riprese aggiuntive da Joe Johnson) l'ennesimo maestoso film della Disney si rivela essenzialmente come uno dei giocattoli di cui parla: eccepibile nella sua forma estetica, ma vuoto se si va a scrutarne l'interno. Con una consequenzialità che si rincorre veloce nel racconto, dove gli eventi accadono con una fluidità che però non sembra giovare alla narrazione, rendendola soltanto più fanfarona, Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni presenta un problema già nel proprio titolo, in contrasto con la realtà della propria storia. Non c'è schiaccianoci dentro questo film. O meglio c'è, ma la sceneggiatura va concentrandosi principalmente sulla figura di Clara, riducendo la pellicola ad una sola elaborazione del lutto e della presa di coscienza, escludendo tutte le dinamiche tra la protagonista e il suo compare che rendono veramente intrigante la storia de Lo schiaccianociMackenzie Foy non aiuta poi a supportare questa decisione del racconto. La giovane attrice statunitense non sa tenere sulle proprie spalle il fatto di dover vestire i panni del personaggio principale, riservando una recitazione che mostra dell'incapacità, partendo fin proprio dalle espressioni del voto. Non è però l'unica a dover rivedere il proprio operato all'interno del film. Una Keira Knightley nelle vesti violette di Fata Confetto dà, probabilmente, la sua peggior interpretazione, fatta soltanto di faccette da macchietta che sembrano oscurare la bravura che solitamente la contraddistingue. Sarà per una libertà troppo fantasiosa del film (questa è infatti una versione molto libera, cioè molto diversa, dal racconto Lo Schiaccianoci e il Re dei Topi di Ernst Hoffmann del 1816 e dalla versione successiva, e meno "horror", di Alexandre Dumas da cui fu tratto il celebre balletto con le musiche di Tchaikovsky, del racconto originario il film mantiene l'ambientazione natalizia e poco altro), sarà per una direzione incorretta degli attori, ma Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni sembra andar peggiorando di man in mano più si procede verso la fine, dove forse l'unica possibilità di riscatto è possibile trovarla nei costumi e nella scenografia. Se si fosse scelto di silenziare il film, Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni avrebbe sicuramente rimediato in meraviglia. Risulta infatti irresistibile il designer delle scene e l'arredo che brilla e fa brillare gli ambienti in cui vengono introdotti i personaggi, i quali indossano alcuni tra gli abiti più sfarzosi e minuziosamente elaborati che il cinema abbia visto in questi anni. Uno stupore suscitato dall'incanto per la superficie che non trova riscontro con la sostanza, che può consolarsi visto il suo risplendere in costumi "da favola". Una notte di Natale senza un vero e proprio dono, solo un grande meccanismo cinematografico che stavolta non ha saputo trovare la forza di splendere, se non solo esternamente.

Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/Cast: Non funziona molto questo film (un film che non brilla certo in originalità), dalla sceneggiatura (che ha alcuni momenti meccanici, e molti personaggi e situazioni che lasciano perplessi) talmente telefonata che il presunto colpo di scena è avvertibile da chiunque abbia oltre 15 anni (essa inoltre non riesce a conferire un significato profondo a quello che si vede, non ci sono spunti di riflessione, dal momento che le vicende si svolgono in modo sbrigativo e fugace). Ci sono anche attori importanti, tipo Keira KnightleyHelen MirrenMorgan Freeman (quest'ultimo che insieme allo schiaccianoci nero alzano le quote del politicamente corretto), ma sono tutti lì per esigenze alimentari, prendersi un po' di soldini e buonanotte. Mackenzie Foy invece, la piccola Murphy di Interstellar, non sembra proprio a suo agio. Assodato che il film tecnicamente sia di gran livello, sia per quanto riguarda la fotografia, i costumi e le scenografie (e la musica), sia per quanto riguarda la regia, movimenti di macchina fluidi e mai spinti, Lasse Hallström dopotutto non è uno sprovveduto (ha diretto tra gli altri Chocholat e Hachiko, ed ultimamente il buon Amore, cucina e curry ma anche il mediocre Qua la zampa!), è quindi questo un film un po' scialbo, oltreché freddo, il cui problema principale non è neanche la mancanza di sentimento a cui, visto il genere, si può facilmente passare sopra, quanto la mancanza d'epica, fondamentale per un live action moderno. Si poteva, poi, fare qualcosa di più coi combattimenti, che ci sono, ma solo accennati e per giunta anche noiosi. Che poi va bene che non cantano, però ballano, anzi danzano, per me è no.
Commento Finale: Esteticamente tutto molto bello, per carità: ambientazioni, costumi, trucco, un luna park visivo di ottima fattura, una girandola di colori fantasmagorica ma per il resto, per quanto riguarda i contenuti, si è rivelata una pellicola poverissima, tra dialoghi sconcertanti e zuccherosi buoni sentimenti.
Consigliato: Sì, ai bambini, o al massimo agli appassionati della danza e ai fan del genere.
Voto: 5

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