lunedì 23 settembre 2019

Videodrome (1983)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/09/2019 Qui
Tema e genere: Un horror che come altre opere dell'autore, affronta il tema della mutazione della carne e della fusione fra tecnologia e uomo.
Trama: Il direttore di una rete televisiva capta un'inquietante trasmissione e si ritrova catapultato nell'incubo.
Recensione: Come spesso avviene con David Cronenberg, la scelta di fare fantascienza/horror non è fine a se stessa, ma speculare a riflessioni più ampie sulla realtà che ci circonda. Infatti, dopo il successo di Scanners, egli esplora il mondo onirico con Videodrome, e mette in evidenza con una sceneggiatura ben strutturata ed efficace, la debolezza della mente umana che cerca il benessere attraverso la videodipendenza. Distruggere pensieri con l'utilizzo di mass media digitali, perché pensare è considerato uno strumento di autodifesa contro il sistema. Max Renn dirige una piccola emittente privata specializzata in pornografia. Nella ricerca di prodotti sempre nuovi, utili a scongiurare il pericolo di un'assuefazione del pubblico, un giorno egli si imbatte in un programma clandestino (il "videodrome" del titolo) a base di sevizie mortali. Rimane colpito e cerca di contattarne i produttori. Cadrà vittima di un gioco più grande di lui: forze occulte e incomprensibili, celate dietro lo schermo televisivo, lo assoggettano a un mostruoso controllo rendendolo il possibile antesignano di un futuro che non vorremmo mai vedere. Senza dubbio, una delle pellicole più complesse del regista canadese che usa un James Woods risucchiato dal vortice cronenberghiano di sesso, violenza, mutazione genetica e psicolabilità, per rivelare appunto il controllo assoluto della televisione sulla mente umana. Non è un caso che il significato del film risieda nella frase: "La televisione è la realtà, e la realtà è meno della televisione". E l'uomo perciò diventa schiavo delle false verità mostrate sullo schermo, ricercando la perfezione attraverso queste ultime piuttosto che attraverso la realtà stessa. Si perché Videodrome (e siamo solo nel 1983) è un film che parla indirettamente dei pericoli insiti nei sistemi di comunicazione di massa, con la loro subdola capacità di stuzzicare gli istinti più bassi e meschini degli spettatori. Molte le scene forti, dove vediamo lo "stile" del regista canadese atto a fondere materia inorganica e organica, tanto che il protagonista diventa egli stesso un videoregistratore: la sua carne si apre affinché si possano inserire delle cassette che lo "programmino".
Il film quindi lancia un messaggio importante, e lo fa tramite alcune trovate registiche davvero geniali (soprattutto una, roba letteralmente per stomaci forti), che purtroppo e paradossalmente lo fa invecchiare rapidamente, perché la nostra società ha già esaurito gli incubi dell'era televisiva ed è passata oltre. Il che non sarebbe un problema se ciò non metti anche in evidenza una trama un po' raffazzonata, in cui plot hole e incongruenze vengono nascoste a malapena. Eppure, anche se Videodrome non è un film perfetto, a volte è inoltre troppo confuso, si perde dietro visioni oniriche che creano una trama forse troppo indefinita, è questa una visione significativa ed interessante. Perché certo, sarebbe arduo definire Videodrome un bel film, straniante, disgustoso e orripilante, questo sì, e a un certo punto ci ritroviamo invischiati in una centrifuga di carne, video e psicosi, tanto da non uscirne più, ma senz'altro fatica a farsi dimenticare.
Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/Cast: Con una sceneggiatura forse smorzata da qualche dialogo di troppo e il fantastico agglomerato di effetti speciali di Rick BackerDavid Cronenberg (che riesce come pochi a entrare in dimensioni malate e disturbanti) adotta un linguaggio visivo e contenutistico vaticinante, per lanciare un messaggio martellante e profondo ad un pubblico già cieco e sordo ai primi allarmi di distorsione fruitiva multimediale. Un messaggio che arriva, grazie anche ai curati trucchi e alla scenografia, non dimenticando le interpretazioni, da un perfetto James Woods (la scelta degli attori maschili è sempre eccellente) a le due donne "misteriose", Sonja Smits e Debbie Harry, ma senza trascurare tre volti televisivi americani abbastanza noti, Leslie CarlsonJack Creley e Lynne Gorman, però più di 6,5 non riesco a dare per l'assenza di una trama strutturata e di un giusto coinvolgimento.
Commento Finale: Diciamo che è un buon film, con un messaggio innovativo e importante ma in parte sfruttato male, piccoli difetti come il lento avvenire dei fatti o la trama un po' confusionaria rendono questo film a volte un po' noioso. Tutto sommato però, Videodrome è un film di più che sufficiente bellezza che oltre ad avere una trama interessantissima lancia anche un significato molto importante che sicuramente segna il valore di questo film.
Consigliato: Più che in altre occasioni, consigliabile ai fan del regista canadese, o se reggete scene forti.
Voto: 6,5

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