Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 12/09/2019 Qui
Tema e genere: Thriller drammatico diretto dal due volte Premio Oscar Asghar Farhadi che racconta di un rapimento ed ha come tema le tensioni e i segreti.
Tema e genere: Thriller drammatico diretto dal due volte Premio Oscar Asghar Farhadi che racconta di un rapimento ed ha come tema le tensioni e i segreti.
Trama: Il matrimonio della sorella riporta una donna in Spagna. Ma un evento drammatico scoperchierà segreti e rinnoverà dolorosi rancori.
Recensione: Film d'apertura al Festival di Cannes 2018, Tutti lo sanno riporta in Europa il regista iraniano Asghar Farhadi (due volte premio Oscar, per Una separazione e per Il cliente) dopo l'esperienza francese con Il passato. Il tema delle tensioni e dei segreti che possono squassare una famiglia si era visto in tutti i suoi film precedenti, ma qui si cala in un contesto differente, molto spagnolo e latino, tra fede religiosa vissuta (o meno) in modi diversi, dicerie e maldicenze che guastano i rapporti, contrasti su beni e soldi che portano a dissidi, in famiglia e con i vicini. Il contesto è scenograficamente suggestivo, tra la villa della festa in cui si svolge il dramma, il campanile della chiesa, che a qualcuno potrebbe ricordare La donna che visse due volte, i campi e le vigne arse dal sole. Qui Farhadi può contare su grandi attori, come le star iberiche (e coniugi nella vita) Penelope Cruz e Javier Bardem (già in coppia nel mediocre Escobar - Il fascino del male), cui si aggiunge il grande attore argentino Ricardo Darín nei panni del marito che si precipita da Buenos Aires appena scompare la figlia, e che si porta dietro fallimenti personali e un atteggiamento mistico-religioso che suona stravagante ai parenti acquisiti (e pure un po' alla moglie). Il regista conferma tutta la sua capacità di suscitare tensione, in un giallo che però via via si smorza nonostante segreti sempre più dirompenti, fino a un epilogo che delude in parte le attese anche se mantiene, come da programma, il compito di spargere amarezza sui personaggi e sulle loro vicende. Compito appunto un po' troppo programmatico, intuibile fin dall'inizio, mentre nei suoi film migliori c'è molta più sottigliezza e una reale suspense di pericoli incombenti e catastrofi in agguato, oltre tutto sempre spia di rapporti malati, ambiguità, falsità o verità parziali. Non che non ci siano questi elementi, in Tutti lo sanno, ma come puro frutto di tecnica più che per sapiente rappresentazione dei personaggi. Che forse, proprio perché lontani dall'ambito che conosce di più, sono figure anche cinematograficamente interessanti, ma difficilmente possono sembrare persone reali le cui azioni siano sostenute da motivazioni credibili. E la vicenda, pur molto forte, rischia di non incidere nello spettatore, più ammirato dall'abilità di regista e interpreti che conquistato dalla narrazione e dalle sue drammatiche verità. Una narrazione che appunto gira troppo spesso a vuoto, una storia che stenta a decollare, con degli sviluppi simili a quelli di una soap opera latino americana. I colpi di scena arrivano sempre tardi e sono "telefonati", in un territorio, di cui l'iraniano Farhadi dà l'impressione di conoscere poco, a reggere il racconto è una dinamica narrativa, che si avvita su se stessa. Il melodramma tracima, degenerando in telenovela (troppi isterismi), nell'accezione più riduttiva, mancando una messinscena efficace. Il film procede a sbalzi, tra tempi morti e sequenze prolisse, con uno pseudo intreccio da sciogliere, per giungere alla composizione di un disperato quadro complessivo, in cui ciascuno, esce sconfitto. Ma nonostante questo la struttura del film è abbastanza solida, a parte la prevedibilità mascherata con colpi di scena e delle preoccupazioni del film fini a se stesse, che in verità sono i due elementi che funzionano meno e che fanno perdere al film parecchi punti, punti vitali per raggiungere una sufficienza che decisamente non merita. Da Farhadi proprio non me l'aspettavo.
Regia: Tutto il cinema di Asghar Farhadi ruota intorno a separazione e sparizione. Non fa eccezione quest'ultimo film, peccato che ciò lo faccia nel modo più sbagliato. Anche in About Elly spariva una donna, ma tutto era non detto, sottaciuto e schermato, viceversa, "Lo sanno tutti" non elude quasi nulla, affastellando didascalie, dialoghi a rischio ridicolo e colpi di scena da melodramma a breve scadenza. Si fatica, purtroppo, a riconoscere quel Farhadi in questo, perché alle ricorrenze poetiche (sparizione, angoscia, svelamento) non fa seguito una drammaturgia sapiente, calibrata, distillata, bensì un guazzabuglio di relazioni, un affresco smaccato, un lessico familiare zeppo di esclamazioni.
Regia: Tutto il cinema di Asghar Farhadi ruota intorno a separazione e sparizione. Non fa eccezione quest'ultimo film, peccato che ciò lo faccia nel modo più sbagliato. Anche in About Elly spariva una donna, ma tutto era non detto, sottaciuto e schermato, viceversa, "Lo sanno tutti" non elude quasi nulla, affastellando didascalie, dialoghi a rischio ridicolo e colpi di scena da melodramma a breve scadenza. Si fatica, purtroppo, a riconoscere quel Farhadi in questo, perché alle ricorrenze poetiche (sparizione, angoscia, svelamento) non fa seguito una drammaturgia sapiente, calibrata, distillata, bensì un guazzabuglio di relazioni, un affresco smaccato, un lessico familiare zeppo di esclamazioni.
Aspetto tecnico/Cast: Tutti lo sanno ha dei punti di forza, dalla buona interpretazione degli attori, anche se non sfruttata al massimo, agli scorci della campagna spagnola, dall'animo festoso e gioioso durante il matrimonio, alla fotografia minimale, pulita e dalle tinte vivaci. Ma il resto lascia indubbiamente a desiderare, anche considerando una colonna sonora mediocre e gli isterismi (decisamente evitabili) della Cruz.
Commento Finale: Finora l'iraniano Asghar Farhadi non aveva sbagliato un film. Sbaglia adesso con questo Tutti lo sanno girato in Spagna con la coppia regina Penelope Cruz/Javier Bardem. Solito suo intrigo di famiglia, con rivelazioni di peccati e abiezioni tenuti accuratamente nascosti per anni. E stavolta a innescare la macchina narrativa farhadiana è un rapimento. Ma la Spagna messa in scena è gonfia di cliché, i tempi dilatatissimi (per più di mezz'ora non succede niente), gli accenti incongruamente melodrammatici. E neanche Cruz e Bardem sono al meglio. Nel complesso il film è deludente.
Consigliato: Difficile consigliarlo, personalmente avrei voluto quasi non vederlo, quindi a questo giro lascio a voi.
Voto: 5
Nessun commento:
Posta un commento