Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/09/2019 Qui
Tema e genere: Film d'animazione che vede per la prima volta l'Uomo Ragno come protagonista, film che, basato sul fumetto del Ragnoverso e sulla serie televisiva The Amazing Spider-Man, racconta di un nuovo giovane Spider-Man che dovrà salvare New York insieme ad altri uomini e donne ragno dei fumetti Marvel provenienti da universi alternativi.
Tema e genere: Film d'animazione che vede per la prima volta l'Uomo Ragno come protagonista, film che, basato sul fumetto del Ragnoverso e sulla serie televisiva The Amazing Spider-Man, racconta di un nuovo giovane Spider-Man che dovrà salvare New York insieme ad altri uomini e donne ragno dei fumetti Marvel provenienti da universi alternativi.
Trama: Punto da un ragno radioattivo, l'adolescente Miles Morales diventa Spider-Man. Ma ce ne sono altri, finché il perfido Kingpin non li riunisce.
Recensione: Avevo già molta voglia di vederlo, già da quando seppi della vittoria all'Oscar, poi vidi L'isola dei cani ed ero curioso di scoprire del come e perché avesse battuto quel piccolo capolavoro, poi vidi Venom, anzi, i titoli di coda di quest'ultimo (una delle sue parti migliori), e il desiderio aumentava, ma è quando ho visto The LEGO Movie 2 che non vedevo l'ora di vederlo, per vedere cosa si erano già inventati gli geniali sceneggiatori Phil Lord e Christopher Miller (sceneggiatori in quell'altro e questo film), per il primo film cinematografico di animazione (dopo parecchi film "live action" e tante serie tv, dove il Ragnoverso ha fatto la sua comparsa dopo quella fumettistica) dedicato all'Uomo ragno. Ebbene, Spider-Man: Un nuovo universo, diretto da Bob Persichetti, Peter Ramsey e Rodney Rothman, co-prodotto da Columbia Pictures, Sony Pictures Animation e Marvel Entertainment, è un film a dir poco sorprendente. Non solo perché riesce a creare un nuovo mito di Spider-Man su celluloide per la contemporaneità (superando in freschezza e qualità l'intera saga di Amazing Spider-Man con Andrew Garfield e anche il recente Spider-Man: Homecoming con Tom Holland) ma anche perché dimostra molto coraggio. Giacché il protagonista questa volta non è il "solito" Peter Parker, bensì Miles Morales, che per quanto non avrà le origini e la caratterizzazione più originali di sempre (anzi, per niente), riesce a non sfigurare. Ed è così che Spider-Man: Un nuovo universo, è un gioiello davvero imperdibile per chi non ha pregiudizi sul "genere" animato: una gioia per gli occhi e per la mente, una vera goduria per i fans (che colgono ogni riferimento: e chissà quanto vanno in visibilio quando si cita il loro adorato Comic-Con, l'annuale convention/festival di San Diego) ma anche per chi conosce poco o non va matto per cinecomic e universi autoreferenziali in cui bisogna essere super preparati (e ci sono tante citazioni colte, come il più volte citato romanzo dickensiano Grandi speranze). Qui, bambini troppo piccoli esclusi (non tanto perché si spaventino, quanto perché la narrazione e lo stile sono troppo complessi), tutti possono divertirsi e appassionarsi alla vicenda, grazie a una narrazione e a una grafica moderna, mai come in questo caso debitrici del fumetto (come le didascalie per i pensieri, per i rumori, ma con colpi di genio innovativi, o per gli snodi dell'azione) ma anche autonome e ricche di invenzioni e di umorismo (il compagno di stanza al college, che ricorda peraltro Spider-Man: Homecoming). Che poggiano anche sul racconto, reiterato e legato ai fumetti, delle vicende dei singoli "eroi" e allo stile, per ognuno diverso (in bianco e nero, versione Manga o addirittura Looney Toones per il maialino Peter Porker). La "grana visiva" è un trionfo di gag, colori e soluzioni visive (i personaggi che vengono risucchiati dai loro universi) che fanno ringraziare chi ha inventato la Computer Grafica. Esaltando le infinite possibilità della fantasia e delle sue realizzazioni visive, tridimensionalità compresa pure in un universo che nasce (e non rinnega) il bidimensionale. E la colonna sonora, tra rap e hip hop, si sposa benissimo con la storia (attorno alle vicende di Miles c'è il mood giusto di un ambiente black, tra graffiti, bassifondi, inquietudini e desiderio di riscatto).
Ovviamente l'azione ha la sua parte, ed è davvero notevole: quasi due ore volano via che è un piacere, e pure i titoli di coda alla fine ci regalano una chicca che ci riporta alla primissima serie tv degli anni '60. E prima, un breve ma commosso e doveroso omaggio al grande Stan Lee (che si vede nel film in un classico cameo "disegnato") da poco scomparso, con una frase sull'importanza degli eroi. Ma c'è spazio anche per il dramma e la commozione, a un certo punto, in un film in cui lo spessore dei personaggi è eccellente: nell'adolescente nero Miles vediamo la fatica di crescere e di prendere coscienza dei suoi nuovi poteri, nel rapporto con suo padre vediamo i conflitti (e gli affetti) tipici di un figlio con il proprio genitore, in Peter Parker "versione fallito" (nell'universo parallelo da cui proviene è grasso, depresso, divorziato dall'amata Mary Jane) vediamo l'uomo che ha perso ogni speranza cui la vita dà una nuova occasione sotto forma di rapporto maestro-allievo (che può magari superare le paure della paternità), Zia May e Mary Jane soffrono come soffrirebbe una persona in carne e ossa per il dolore del distacco (e la gioia di una seconda occasione), nei vari Spider-Man (soprattutto Gwen) ci sono tracce di malinconico smarrimento e ricerca della propria identità in una realtà ostile in cui ci si sente soli, perfino nell'odioso Kingpin tutto il male ha la sua radice nel dolore di aver causato la morte di moglie e figlio. Senza contare il prezioso e centrale insegnamento sull'atto di fede (di Peter Parker a Miles, che ricambierà) che in certi frangenti occorre fare per non essere paralizzati dalle proprie paure. Superarle, fa diventare ognuno di noi un vero eroe. Tuttavia, per quanto il comparto tecnico sia esplosivo, per quanto vistosi e gradevoli siano i richiami allo Spider-Man di Sam Raimi (ma anche a l'Hulk di Ang Lee), per quanto il montaggio sonoro sia di qualità eccelsa, non è un film che verrà ricordato. Perché a questo film mancano scene che rimangano davvero nel cuore, ha tanti momenti belli, alcuni alti, ma nessuno altissimo (che rimangano nella memoria a lungo termine), non bastasse che la trama action sia abbastanza esile, con un villain di poco conto, Kingpin è infatti poco più che una macchietta iraconda, la cui potenza e imponenza non riesce a compensare delle motivazioni piuttosto futili e un background che definire "forzato e banale" sarebbe un eufemismo. Sembra insomma che proprio la sua eccessiva vena contemporanea lo renda da principio un prodotto che invecchia in fretta, un usa e getta del quale presto ci dimenticheremo, che tanto offre sul momento, mentre lo si guarda, ma poco o nulla nell'eternità. Al contrario per esempio de L'isola dei cani, che forse meritava di più, che rimarrà più impresso di questo film, che però è sempre un gran film, un film ammirabile ed appariscente.
Ovviamente l'azione ha la sua parte, ed è davvero notevole: quasi due ore volano via che è un piacere, e pure i titoli di coda alla fine ci regalano una chicca che ci riporta alla primissima serie tv degli anni '60. E prima, un breve ma commosso e doveroso omaggio al grande Stan Lee (che si vede nel film in un classico cameo "disegnato") da poco scomparso, con una frase sull'importanza degli eroi. Ma c'è spazio anche per il dramma e la commozione, a un certo punto, in un film in cui lo spessore dei personaggi è eccellente: nell'adolescente nero Miles vediamo la fatica di crescere e di prendere coscienza dei suoi nuovi poteri, nel rapporto con suo padre vediamo i conflitti (e gli affetti) tipici di un figlio con il proprio genitore, in Peter Parker "versione fallito" (nell'universo parallelo da cui proviene è grasso, depresso, divorziato dall'amata Mary Jane) vediamo l'uomo che ha perso ogni speranza cui la vita dà una nuova occasione sotto forma di rapporto maestro-allievo (che può magari superare le paure della paternità), Zia May e Mary Jane soffrono come soffrirebbe una persona in carne e ossa per il dolore del distacco (e la gioia di una seconda occasione), nei vari Spider-Man (soprattutto Gwen) ci sono tracce di malinconico smarrimento e ricerca della propria identità in una realtà ostile in cui ci si sente soli, perfino nell'odioso Kingpin tutto il male ha la sua radice nel dolore di aver causato la morte di moglie e figlio. Senza contare il prezioso e centrale insegnamento sull'atto di fede (di Peter Parker a Miles, che ricambierà) che in certi frangenti occorre fare per non essere paralizzati dalle proprie paure. Superarle, fa diventare ognuno di noi un vero eroe. Tuttavia, per quanto il comparto tecnico sia esplosivo, per quanto vistosi e gradevoli siano i richiami allo Spider-Man di Sam Raimi (ma anche a l'Hulk di Ang Lee), per quanto il montaggio sonoro sia di qualità eccelsa, non è un film che verrà ricordato. Perché a questo film mancano scene che rimangano davvero nel cuore, ha tanti momenti belli, alcuni alti, ma nessuno altissimo (che rimangano nella memoria a lungo termine), non bastasse che la trama action sia abbastanza esile, con un villain di poco conto, Kingpin è infatti poco più che una macchietta iraconda, la cui potenza e imponenza non riesce a compensare delle motivazioni piuttosto futili e un background che definire "forzato e banale" sarebbe un eufemismo. Sembra insomma che proprio la sua eccessiva vena contemporanea lo renda da principio un prodotto che invecchia in fretta, un usa e getta del quale presto ci dimenticheremo, che tanto offre sul momento, mentre lo si guarda, ma poco o nulla nell'eternità. Al contrario per esempio de L'isola dei cani, che forse meritava di più, che rimarrà più impresso di questo film, che però è sempre un gran film, un film ammirabile ed appariscente.
Regia/Sceneggiatura: Questa, a tre mani, si rivela vincente, con un ritmo davvero serrato che riesce a non annoiare neanche per un istante, nonostante la durata non breve (poco meno di due ore di proiezione). Una buona dose di umorismo mutuato dal mondo fumettistico condisce la riuscita della pellicola, una pellicola che, grazie al suo spirito moderno e al tempo stesso nostalgico, può essere vista da tutti. A non convincere del tutto è invece la sceneggiatura nella sua scrittura prettamente narrativa, perché anche se sia nella commedia che nel dramma c'è quel tocco che dimostra una cura per i dettagli e per lo spettatore davvero notevole, il villain è poco più che una macchietta e il multiverso non è un qualcosa di nuovo.
Aspetto tecnico: L'animazione è un grande punto a favore del film. La CGI non è affatto invasiva, grazie allo sviluppo delle immagini in maniera tale da rendere la narrazione più simile possibile a quella fumettistica. Si cerca davvero di trasportare dal media fumetto al media cinema alcuni aspetti davvero interessanti, soprattutto nei piccoli dettagli. Tutto ciò è molto importante, proprio perché il film porta al cinema un curioso mix di carta e grande schermo, in una forma decisamente inedita. Il design, tutt'altro che banale o standardizzato, riesce comunque a dimostrarsi adeguato alla fluidità che un racconto "ragnesco" richiede. Decisamente un effetto visivo notevole. Diversi brani condiscono la colonna sonora, accompagnando il racconto, senza però riuscire a spiccare. La traccia giusta al momento giusto, ma difficilmente sarà la traccia a lasciare il segno, in una posizione tendenzialmente subordinata.
Aspetto tecnico: L'animazione è un grande punto a favore del film. La CGI non è affatto invasiva, grazie allo sviluppo delle immagini in maniera tale da rendere la narrazione più simile possibile a quella fumettistica. Si cerca davvero di trasportare dal media fumetto al media cinema alcuni aspetti davvero interessanti, soprattutto nei piccoli dettagli. Tutto ciò è molto importante, proprio perché il film porta al cinema un curioso mix di carta e grande schermo, in una forma decisamente inedita. Il design, tutt'altro che banale o standardizzato, riesce comunque a dimostrarsi adeguato alla fluidità che un racconto "ragnesco" richiede. Decisamente un effetto visivo notevole. Diversi brani condiscono la colonna sonora, accompagnando il racconto, senza però riuscire a spiccare. La traccia giusta al momento giusto, ma difficilmente sarà la traccia a lasciare il segno, in una posizione tendenzialmente subordinata.
Cast: Innanzitutto il doppiaggio è perfetto, non c'è una voce fuori dal coro, nella versione originale c'è solo da segnalare il cast delle voci originali che, ad attori del calibro di Nicolas Cage, Chris Pine, Mahershala Ali, Zoe Kravitz, Kathryn Hahn, Oscar Isaac, Lily Tomlin, Hailee Steinfeld e Liev Schreiber, si aggiungono dei sconosciuti (almeno da me), tra questi il protagonista doppiato originariamente da Shameik Moore.
Commento Finale: Dopo numerosi adattamenti cinematografici, questa volta Spider-Man si reinventa in un genere di animazione tutto nuovo, a prova di adrenalina. La riuscita di questo film sta in primo luogo nella sua capacità, e quindi a quella dei creatori di saper attingere da tutti quei momenti filmici anteriori che hanno reso l'uomo ragno indimenticabile, con un pizzico di originalità capace di riscriverli una volta in modo ironico, un'altra volta accentuandone la drammaticità. La pellicola, poi, si evolve con un ritmo forsennato ed incalzante, ma non si lascia dietro troppi pezzi isolati. Difatti, riesce a stare al passo con le travolgenti vicissitudini del giovane Morales, ripercorrendo, con il paradosso che la propria storia sia già scritta in un fumetto e che l'insegnante sia proprio il famoso Peter Parker, tutto il cammino dell'eroe di Spider-Man, con tanto di tuta nera stile Graffiti. Il film è consigliato, le musiche e la storia sono avvincenti, ma realmente la protagonista è l'animazione: rivoluzionaria nella sua originalità, pur conservando stilemi tipici dei fumetti. Si allarga ed espande nell'orizzonte delle tre dimensioni, tanto da risultare veramente a 360 gradi, e non solo nelle scene d'azione più movimentate, ma anche durante le passeggiate a testa in giù o perpendicolari alle pareti, con il punto di forza nell'uso del colore (o gli sfarfallii del colore) dove il concetto di dinamico lascia il posto al caotico ragionato. Certo, è molto diverso da quel personaggio e quello stile di Spider-Man che siamo abituati a conoscere e ciò potrebbe far storcere il naso a più di qualcuno, ma preso come episodio a sé stante è dannatamente divertente. Tanto d'aver meritato i premi ricevuti, anche se continuo a preferirgli L'isola dei cani.
Consigliato: Che siate o meno un fan dell'Uomo Ragno o dell'animazione, non potete non vedere Spider-Man: Un nuovo universo, anche solo per ammirare lo straordinario sforzo dello staff creativo: un vero trionfo di genio e fantasia.
Voto: 8-
Nessun commento:
Posta un commento