Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/09/2019 Qui
Tema e genere: Thriller fantascientifico prevalentemente d'azione il cui motore iniziale è la vendetta del protagonista, per poi prendere inoltre, anche altre strade.
Trama: In un mondo ipertecnologico, un uomo rimasto paralizzato dopo un agguato criminale cerca vendetta per la moglie uccisa. E quando un tecnologo miliardario gli offre la possibilità di sottoporsi a una cura sperimentale in grado di curarlo, incurante però dei rischi, non ci penserà due volte.
Recensione: Nel filone fantascientifico che indaga robotica e I.A. in cui tutto sembra essere stato detto, questo film di Leigh Whannell (prodotto dalla Blumhouse di Jason Blum) si batte per stare a galla e ci riesce, riequilibrando strutture già sperimentate e rinfrescandole, senza strafare, nei limiti delle proprie possibilità, grazie ad una serie di elementi notevoli nel reparto tecnico registico e in quello narrativo. Il topos uomo versus macchina e la relativa, sterminata filmografia anni '80 e '90 stanno alla base dell'architettura del film, che ne rimastica abilmente gli ingredienti potenziando il fronte psicologico ed esistenziale. Al classico schema della macchina che si fa uomo migliorandone le capacità si aggiunge infatti la forte pervasività psicologica dell'apparecchio, che si sente dialogare con il protagonista: egli è pienamente al comando delle sue facoltà, ma inevitabilmente diviso in una sorta di doppio io, con il quale pare collaborare e che non va per il sottile quando si tratta di affrontare i cattivoni. Componente predominante della seconda parte è infatti la lotta corpo a corpo (una lotta di cui stile di combattimento riporta alla mente quello di Matrix), tradotta con una regia innovativa che blocca la macchina da presa sul protagonista e ne ripete in modo robotico e volutamente straniante gli esatti movimenti, questi espedienti di forma vivacizzano scontri e dialoghi piuttosto convenzionali, che si fanno invece interessanti soprattutto quando l'io si pone degli scrupoli tutti umani sulle proprie azioni, domandandosi infine chi sia davvero al comando della propria realtà. Un'ironia piuttosto equilibrata svolge il duplice compito di alleggerire i toni e sviare lo spettatore, nell'intenzione più generale di allontanare la trama da implicazioni filosofiche che restano in agguato, ma che il film non è in grado di sostenere. Al conflitto interiore e mai banale sulle responsabilità delle proprie scelte si affianca invece una violenza splatter con la quale il regista sembra divertirsi molto, e che talvolta ricorda le sue passate incursioni nel cinema horror (suo il dimenticabile Insidious 3 - L'inizio). Anche il finale è all'insegna di un già visto perfettamente rimodulato, addirittura capace di assestare un riuscito colpo di scena dai risvolti fatalisti e inquietanti per un futuro (il nostro) nel quale presto dovremo domandarci in quale realtà preferiamo davvero vivere. Upgrade è dunque un film che merita senza dubbio la visione, tra il distopico, l'horror e lo sci-fi, con una storia non particolarmente originale, ma uno svolgimento degli eventi avvincente ed intrigante e un finale da lasciare a bocca aperta.
Regia: Il regista, conosciuto per aver prodotto altri generi e mediocri film, stavolta fa il passo successivo, sforna un buon prodotto, curato, che non annoia e che tuttavia poteva essere migliore.
Sceneggiatura: Il tema della vendetta, in cui il protagonista non ha più nulla da perdere, rimanda al film Il giustiziere della notte, mentre la somiglianza di Logan Marshall-Green a Tom Hardy e le scene in cui il protagonista si ritrova a parlare con se stesso, perdendo il controllo contro qualcosa dentro di sé, non possono non far pensare al recentissimo (e deludente) Venom. Ma oltre a rimandi e citazioni c'è di più, c'è un'idea, una storia, una sceneggiatura che sta in piedi.
Aspetto tecnico: L'ambientazione dark futuristica con l'uso di effetti digitali e CGI non esagerato rende la visione del film molto piacevole e coinvolgente, in una realtà non lontana dalla nostra (l'IA di nome Kara, presente nella casa, ci ricorda Alexa, l'assistente personale intelligente sviluppata da Amazon e oggi molto diffusa nelle nostre case). La fotografia sempre più cupa del film rende perfettamente l'idea del progredire della storia, ispirata senza dubbio a Terminator.
Cast: Logan Marshall-Green, l'attore dominante, ha carisma e capacità per migliorare ancora, interpreta e piace (come successo con The Invitation, il film che lo fece emergere). Resto del cast minore e parte di esso che ha lavorato spesso in serie tv.
Commento Finale: Davvero interessante questo film dove la sceneggiatura magari non brilla particolarmente ed arriva al dunque un po' a forza di inerzia, soprattutto nella prima parte ed anche i dialoghi non sono impeccabili. Tuttavia c'è fantascienza, azione, ironia ed anche una punta di dramma. Insomma c'è tutto. La storia è originale, anche se non mancano rimandi ad altre pellicole e coinvolge, la regia è davvero hi-tech, in linea con la futuristica del film, i combattimenti sono ben coreografati ed il colpo di scena finale, benché sappia un po' di già visto, è notevole. Insomma un buon intrattenimento.
Consigliato: Una pellicola cyberpunk abbastanza intelligente e cattiva al punto giusto, da vedere.
Voto: 6+
Trama: In un mondo ipertecnologico, un uomo rimasto paralizzato dopo un agguato criminale cerca vendetta per la moglie uccisa. E quando un tecnologo miliardario gli offre la possibilità di sottoporsi a una cura sperimentale in grado di curarlo, incurante però dei rischi, non ci penserà due volte.
Recensione: Nel filone fantascientifico che indaga robotica e I.A. in cui tutto sembra essere stato detto, questo film di Leigh Whannell (prodotto dalla Blumhouse di Jason Blum) si batte per stare a galla e ci riesce, riequilibrando strutture già sperimentate e rinfrescandole, senza strafare, nei limiti delle proprie possibilità, grazie ad una serie di elementi notevoli nel reparto tecnico registico e in quello narrativo. Il topos uomo versus macchina e la relativa, sterminata filmografia anni '80 e '90 stanno alla base dell'architettura del film, che ne rimastica abilmente gli ingredienti potenziando il fronte psicologico ed esistenziale. Al classico schema della macchina che si fa uomo migliorandone le capacità si aggiunge infatti la forte pervasività psicologica dell'apparecchio, che si sente dialogare con il protagonista: egli è pienamente al comando delle sue facoltà, ma inevitabilmente diviso in una sorta di doppio io, con il quale pare collaborare e che non va per il sottile quando si tratta di affrontare i cattivoni. Componente predominante della seconda parte è infatti la lotta corpo a corpo (una lotta di cui stile di combattimento riporta alla mente quello di Matrix), tradotta con una regia innovativa che blocca la macchina da presa sul protagonista e ne ripete in modo robotico e volutamente straniante gli esatti movimenti, questi espedienti di forma vivacizzano scontri e dialoghi piuttosto convenzionali, che si fanno invece interessanti soprattutto quando l'io si pone degli scrupoli tutti umani sulle proprie azioni, domandandosi infine chi sia davvero al comando della propria realtà. Un'ironia piuttosto equilibrata svolge il duplice compito di alleggerire i toni e sviare lo spettatore, nell'intenzione più generale di allontanare la trama da implicazioni filosofiche che restano in agguato, ma che il film non è in grado di sostenere. Al conflitto interiore e mai banale sulle responsabilità delle proprie scelte si affianca invece una violenza splatter con la quale il regista sembra divertirsi molto, e che talvolta ricorda le sue passate incursioni nel cinema horror (suo il dimenticabile Insidious 3 - L'inizio). Anche il finale è all'insegna di un già visto perfettamente rimodulato, addirittura capace di assestare un riuscito colpo di scena dai risvolti fatalisti e inquietanti per un futuro (il nostro) nel quale presto dovremo domandarci in quale realtà preferiamo davvero vivere. Upgrade è dunque un film che merita senza dubbio la visione, tra il distopico, l'horror e lo sci-fi, con una storia non particolarmente originale, ma uno svolgimento degli eventi avvincente ed intrigante e un finale da lasciare a bocca aperta.
Regia: Il regista, conosciuto per aver prodotto altri generi e mediocri film, stavolta fa il passo successivo, sforna un buon prodotto, curato, che non annoia e che tuttavia poteva essere migliore.
Sceneggiatura: Il tema della vendetta, in cui il protagonista non ha più nulla da perdere, rimanda al film Il giustiziere della notte, mentre la somiglianza di Logan Marshall-Green a Tom Hardy e le scene in cui il protagonista si ritrova a parlare con se stesso, perdendo il controllo contro qualcosa dentro di sé, non possono non far pensare al recentissimo (e deludente) Venom. Ma oltre a rimandi e citazioni c'è di più, c'è un'idea, una storia, una sceneggiatura che sta in piedi.
Aspetto tecnico: L'ambientazione dark futuristica con l'uso di effetti digitali e CGI non esagerato rende la visione del film molto piacevole e coinvolgente, in una realtà non lontana dalla nostra (l'IA di nome Kara, presente nella casa, ci ricorda Alexa, l'assistente personale intelligente sviluppata da Amazon e oggi molto diffusa nelle nostre case). La fotografia sempre più cupa del film rende perfettamente l'idea del progredire della storia, ispirata senza dubbio a Terminator.
Cast: Logan Marshall-Green, l'attore dominante, ha carisma e capacità per migliorare ancora, interpreta e piace (come successo con The Invitation, il film che lo fece emergere). Resto del cast minore e parte di esso che ha lavorato spesso in serie tv.
Commento Finale: Davvero interessante questo film dove la sceneggiatura magari non brilla particolarmente ed arriva al dunque un po' a forza di inerzia, soprattutto nella prima parte ed anche i dialoghi non sono impeccabili. Tuttavia c'è fantascienza, azione, ironia ed anche una punta di dramma. Insomma c'è tutto. La storia è originale, anche se non mancano rimandi ad altre pellicole e coinvolge, la regia è davvero hi-tech, in linea con la futuristica del film, i combattimenti sono ben coreografati ed il colpo di scena finale, benché sappia un po' di già visto, è notevole. Insomma un buon intrattenimento.
Consigliato: Una pellicola cyberpunk abbastanza intelligente e cattiva al punto giusto, da vedere.
Voto: 6+
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