lunedì 23 settembre 2019

La zona morta (1983)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/09/2019 Qui
Tema e genere: Thriller drammatico paranormale tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King.
Trama: Johnny rimane vittima di un incidente stradale ed esce dal coma dopo cinque anni, la sua esistenza è sconvolta. La sua ragazza ha sposato un altro, e per di più si rende conto in circostanze drammatiche di avere il potere di "vedere" il futuro.
Recensione: "La zona morta" è quella parte del nostro cervello molto spesso inutilizzata che ha la capacità di carpire scene o situazioni da altri luoghi. Questa è la facoltà acquisita da Johnny Smith (un'eccezionale Cristopher Walken) dopo un incidente stradale, una facoltà che avrà ripercussioni importanti su di lui e su tanti. Il lungometraggio di David Cronenberg è come da copione perfettamente nel suo stile: atmosfera rarefatta e perennemente ostile, amori vissuti sempre al limite, problemi mentali e scene tipicamente thrilling. Forse però la scelta hollywoodiana non ha permesso al regista canadese di sfogare tutta la sua violenza: il lato gore tanto caro al regista canadese viene soltanto accennato in alcune sequenze, per il resto non ha l'importanza che avrà in un film come Videodrome. Inoltre sebbene si deve riconoscere l'ottima resa filmica, non si può non notare come le ristrettezze dettate dalla casa produttrice abbiano influito sul film. La zona morta è infatti un prodotto un po' a metà tra il credo cinematografico di David Cronenberg e il marketing made in Hollywood. Un problema che si riflette nel concatenarsi di eventi dislocati tra loro, che non contribuiscono a rendere scorrevole il film, mentre quando si delinea un deciso diagramma narrativo (come nell'ultima mezz'ora), il film decolla nettamente nei confronti di una prima parte singhiozzante. Rimane però del tutto inconfondibile la mano di David Cronenberg, uno dei massimi scrutatori della mente umana per quanto riguarda il cinema. Quest'altra sua pellicola non fa che confermare e ampliare il suo concetto di "uomo in perenne metamorfosi", chiarendo fin da subito che il cambiamento è in questo caso interiore al protagonista e non si manifesta con cambiamenti fisici. Motivo per cui La zona morta rimane comunque un film prettamente in stile Cronenberg, nonostante alcune lacune sparse qua e là. Motivo per cui questo film, un film dove tanto materiale c'è per riflettere, temi fondamentali quali la sofferenza e la solitudine di vite spezzate dal destino beffardo e relative occasioni mancate, la solita contrapposizione bene/male, egoismo o altruismo, eroi per caso e criminali megalomani, ovviamente non ultimo l'elemento "paranormale" maledizione che succhia l'anima o dono "divino" utile a evitare le crudeltà del mondo, rimane (ed è) uno dei suoi punti più belli ed emozionanti.
Regia/Sceneggiatura/Cast: Non avendo letto il libro di King da cui Cronenberg (che pur rinunciando in parte alla propria unicità stilistica compie un buon lavoro, un lavoro asciutto e calibrato, sorretto dalla sua regia elegante e puntuale) basa la sceneggiatura non posso sapere se il contenuto drammatico ed emotivamente teso sia più presente ed evidenziato rispetto a quanto si percepisce nel film. E' comunque un prodotto di discreto effetto, reso tale dalla performance di Christopher Walken (il cui volto stralunato è ben lontano da quello dell'uomo medio, ma che, dal momento del risveglio dal coma in poi, riesce a dar forza e credibilità ad un personaggio difficile e sfaccettato che regge quasi interamente sulle proprie spalle il peso della pellicola), capace di mantenere un certo interesse in chi guarda senza faticare troppo pur non avendo, a mio parere, un costante alone di pathos e fluidità tale da renderlo totalmente interessante fino al tragico epilogo. Piccola ed incisiva parte per un luciferino Martin Sheen.
Aspetto tecnico: Il regista rinuncia (colpa di Hollywood forse?), in questo caso (ma la metamorfosi è diversa e quindi è giustificato), a molti degli elementi tipici del suo cinema, in particolare la dimensione gore, in più sceglie la via del pudore, limitando le concessioni al macabro anche nei momenti più invitanti. L'agire per sottrazione, però, acuisce ancora di più la raggelante atmosfera orrorifica che si intensifica negli squarci provocati dalle visioni di Johnny così come la rinuncia agli effetti speciali permette di concentrarsi esclusivamente sul dramma interiore del personaggio. Facendo risultare il lungometraggio penetrante e ipnotico, meno personale e immediatamente riconoscibile, ma sicuramente affascinante da riscoprire.
Commento Finale: Perfetto connubio tra storia sovrannaturale e pellicola d'autore, La zona morta riesce nella difficilissima impresa d'essere allo stesso tempo un appassionante film di genere e un bel dramma personale concentrando gli sforzi nella ricostruzione della piccola grande storia di un uomo di provincia che non ha mai chiesto la notorietà che gli è piombata tra capo e collo. Tutto questo grazie alla sottile e inquietante colonna sonora, una scenografia ghiacciata che si aggancia perfettamente allo stato di "congelamento" subito da Johnny durante (e dopo) il coma che lo ha lasciato solo con i ricordi della sua precedente vita e in ultimo alle straordinarie recitazioni di tutti gli attori in campo, tra i quali ovviamente primeggia un Christopher Walken ai massimi livelli che riesce a portare visibilmente sulle spalle il fardello di una condanna eterna.
Consigliato: Rivisto oggi sembra un po' invecchiato male, avvolto com'è in una confezione diciamo così non proprio brillante, eppure è un film che consiglierei a tutti, anche solo per ammirare con che abilità viene maneggiata la "materia" del paranormale, ma soprattutto a chi è fan dello scrittore o del regista.
Voto: 6,5

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