sabato 13 luglio 2019

Escobar - Il fascino del male (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/05/2019 Qui - Il narcotrafficante colombiano Pablo Escobar viene spesso raccontato nel cinema e televisione recenti: dalle opere che ne fanno l'indiscusso protagonista, come la serie tv Narcos o il film Escobar di Andrea Di Stefano, a "cameo" significativi come Barry Seal con Tom Cruise. Ora ecco quest'altro film, film di Fernando León de Aranoa che debuttò fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia nel 2017. Un film che, basato sul memoriale "Loving Pablo, Hating Escobar", pubblicato nel 2007 dall'ex conduttrice televisiva Virginia Vallejo (quest'ultima è stata amante di Escobar nella realtà), si pone come obiettivo quello di mostrare la realtà dei fatti da diversi punti di vista. Diversi punti di vista (soprattutto uno, quello della stessa Virginia) per poter osservare la politica di vita di un personaggio nell'occhio del ciclone, vero e proprio simbolo di un'esistenza criminale incentrata sull'essere in assoluto i numeri uno, e lui numero uno lo è stato, in modo alquanto insolito e poco incline alle regole morali di una persona qualsiasi. Tali ambizioni vengono quindi descritte ora in questo film che doveva probabilmente essere il resoconto di una conflittuale storia d'amore all'ombra del sangue versato in quel regno criminale. Ma questa premessa viene fin da subito tradita dal regista, tanto che ad un certo punto, Escobar - Il fascino del male si discosta completamente dalla relazione avuta dai due per raccontare semplicemente le gesta del narcos più ricercato della storia, gesta ormai note. E purtroppo è per questo che il tentativo di raccontare la storia del patron colombiano sotto un nuovo punto di vista non riesce bene. Su questo personaggio si è detto veramente tutto (anche se la serie non l'ho ancora iniziata) e questa pellicola appunto non riesce a sviluppare l'unico spunto originale, la narrazione affidata all'amante di Pablo, e il rapporto tra i due che viene ridicolizzato a banale storiella di corna. L'operazione di raccontare per l'ennesima volta la figura di Pablo Escobar perde ancora più valore in quanto il film del regista spagnolo arriva per l'appunto dopo una lunga serie di film e serie tv sul trafficante di droga colombiana che meglio avevano svolto il loro lavoro (sul film basta leggere la mia recensione, sul buon lavoro della serie invece mi fido dei giudizi altrui).
Comunque tutto prende inizio alla fine degli anni '70, quando il ricco proprietario terriero Pablo Escobar e la giornalista Virginia Vallejo vengono presentati, galeotta la realizzazione di un servizio televisivo per il canale dove lei lavora. Da qua nasce un amore segreto e passionale, intento a voler durare nel tempo, nonostante lui sia un personaggio a dir poco scomodo per l'opinione pubblica e per le autorità mondiali, da estroverso uomo politico a ricercato trafficante, se non proprio sanguinario criminale, Escobar risulterà essere quanto di più temibile e temuto si possa trovare nel regno del narcotraffico, grazie ad un impero multimiliardario andato avanti per anni. Davanti a tutto ciò Virginia si renderà ben presto conto dell'errore che ha commesso. Il film del regista di Perfect day (che in verità non ho apprezzato tantissimo) è molto ambizioso negli intenti, ma poco curato dal punto di vista dello stile e della "messa in scena" della storia. Per intenderci, le inquadrature sono semplici, prive di impatto a livello visivo e spesso poco empatiche. Ma il problema è che il regista non riesce (come detto) a sfruttare al meglio la possibilità di un nuovo e diverso punto di vista, ponendo in secondo piano il rapporto tra il protagonista e la Vallejo. Una figura, quest'ultima, che non viene approfondita come meriterebbe (troppo marginale rispetto alla figura schiacciante del "Padron"), in quanto la pellicola è tesa a dare maggior spazio alla vita di Pablo Escobar (ma tutto è visto e risaputo), piuttosto che ad addentrarsi nella sua sfera sentimentale (sbilanciando così il tutto). Certo, non manca qualche scena ricca di pathos, ma a primeggiare non sono certe queste. Anche perché la loro storia è trattata in maniera troppo superficiale, non si apprezza l'amore e il dramma che si consuma nella relazione amorosa tra i due. Tutto avviene troppo rapidamente, con pochi minuti effettivi di girato dedicati alla coppia, Fernando León de Aranoa limita tutto ciò infatti a poche e banali scene dove i due, si mostrano ai media mano nella mano come una coppia di fidanzatini. Quello che manca al film è il sottolineare con maggior precisione il ruolo avuto dalla Vallejo nel portare Escobar agli onori della cronaca.
Il lungometraggio in questione è quindi una convenzionale biografia che molto si incentra sui fattori scatenanti, lasciando in disparte lo sviluppo psicologico dei suoi protagonisti, resi quanto basta e proprio in minimi termini. Certo, il film ha un ritmo incalzante e si fa seguire fin dai primi minuti. Non solo dramma e azione ma anche molta ironia. Certo, Escobar: Il fascino del male non è certo un brutto film, è intrattenimento puro che non risparmia scene cruenti, ma diversi personaggi secondari, come ad esempio l'agente Shepard (Peter Sarsgaard), non sono affatto ben caratterizzati e lasciano veramente poco. La sceneggiatura è completamente rapita dalla figura di Pablo Escobar che ruba letteralmente la scena. Ma allo stesso tempo è un film che non vuole incentrarsi esclusivamente sulla vita del narcos così che anche il personaggio interpretato da Javier Bardem non è ben caratterizzato fino in fondo. Sì perché qui ad interpretare Escobar c'è Javier Bardem, star planetaria e attore talentuoso che regge bene la parte tra gaglioffaggine "paciona" e atteggiamenti sinistri e minacciosi. Ma egli si confronta con un personaggio ormai interpretato (molto bene a quanto parrebbe) da anni da Wagner Moura nella già citata serie Narcos. E anche con il gigantesco Benicio Del Toro del film di Di Stefano, di cui non arriva a raggiungere la potenza luciferina. Molto meno convincente, però, è Penelope Cruz (sua moglie nella vita) nei panni vistosi della giornalista-star della tv in Colombia degli anni '80 Virginia Vallejo, che dopo un'intervista al boss divenne suo oggetto del desiderio e poi sua amante. Ella infatti non soddisfa appieno le aspettative. Sul fatto che il ruolo a lei affidatole sia difficile da interpretare non vi sono dubbi, ma è anche vero che l'espressività di un attore nella riuscita di un personaggio gioca un ruolo fondamentale e lei non è stata in grado di rendere credibile il suo. Anche perché il dilemma di questa donna ambiziosa ma anche molto ingenua, sempre bisognosa della protezione di un uomo, non fa presa.
Per lei infatti, quella che era una favola di successo e di privilegi (chiudendo gli occhi su quello che le avveniva intorno) diventa un angosciante dilemma: rischiare la galera o di collaborare con la giustizia americana per farlo catturare ma rischiando ogni giorno la pelle? Come detto però questo dilemma non fa presa, proprio perché questo film drammatico non riesce a fornire un nuovo punto di vista sulla vita di Pablo. Poco curata la figura di Virginia e il suo rapporto con Escobar così come alcuni personaggi secondari. Escobar - Il fascino del male mostra alcuni momenti molto intimi della vita dei due protagonisti, ma senza soffermarsi troppo: nonostante la scenografia e i costumi contribuiscano a calare lo spettatore nella Colombia degli anni Ottanta-Novanta, si fa fatica ad entrare in contatto realmente con i personaggi e la pellicola sembra un accozzaglia di eventi che si dipanano troppo velocemente. Velocemente che la storia paradossalmente ha un buon ritmo ed è sicuramente in grado di  intrattenere, ma che delude le buone aspettative iniziali. A deludere è anche una sceneggiatura priva di mordente che abusa di frasi fatte e aforismi per le quasi due ore di film. Un film di cui non si sentiva molto la necessità, data la mole di opere fatte (tutte decisamente migliori di questo film) sulla figura di Escobar. Un film certamente professionale (i due interpreti, Bardem e la Cruz, offrono comunque sufficienti interpretazioni, che evidenziano bene la loro complicità sulla scena dovuta a legame che i due hanno nella vita privata) e complessivamente (più o meno) efficace ma per niente sorprendente (dato che il film non aggiunge molto né alla biografia di un criminale così "corteggiato" dal cinema né al genere action e sottogenere di appartenenza dei film sui narcotrafficanti colombiani), anche se alcune scene rimangono impresse, poche però, così poche che per questo che questo è un film decisamente non riuscito, o almeno solo parzialmente, parzialmente troppo poco per la sufficienza. Voto: 5