domenica 30 giugno 2019

Unsane (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 24/06/2019 Qui
Tema e genere: Unsane è la nuova sfida al Cinema di Steven Soderbergh, uno psycho-trhiller claustrofobico, teso ed angosciante, un film girato in modo e in una tecnica non del tutto standard.
Trama: Una giovane donna vittima di stalking si rivolge a una specialista, ma si ritrova suo malgrado rinchiusa in una clinica psichiatrica, dove farà un'orribile scoperta.
RecensioneUnsane è un esperimento decisamente particolare, un film che il regista Steven Soderbergh ha realizzato con un budget limitato girando in poco tempo con vari iPhone. Un film girato con il cellulare non è che sia la novità più assoluta, si è già visto da qualche parte, la particolarità di Unsane è però quella di essere il primo film girato in questo modo per una precisa scelta stilistica e non per restrizioni di budget. Unsane infatti, che ha, grazie all'uso di cellulari per la ripresa, che deformano la percezione soggetto-sfondo, un approccio visuale versatile e coinvolgente, riesce proprio per questa scelta stilistica a trasmettere il senso di impotenza della protagonista, entrata in una spirale degenerativa che assottiglia sempre di più il confine tra sanità mentale e follia. E difatti il film risulta profondamente inquietante pur senza far mai realmente paura e consente allo spettatore una profonda identificazione con la protagonista e le sue paure, e più in generale con il tema dell'opera: non siamo più capaci di un contatto umano reale, tra noi e l'altro c'è sempre di mezzo uno schermo, l'amore diventa ossessivo e i rapporti di amicizia impossibili. Non è un caso che il film parta come una farsa kafkiana, si trasformi in un'acida satira politica e poi si tuffi a capofitto nel thriller psicologico, per culminare infine in una mescolanza organica di tutte e tre le cose. E al centro un'aspra critica al sistema sanitario statunitense, ma anche e soprattutto la rivalutazione di una femminilità che è disposta a tutto pur di trarsi in salvo: sotto-testo costante una riflessione sui social-media contemporanei. Qui infatti, e non per caso, l'uso dell'iPhone per le riprese riecheggia il fulcro del film: in una contemporaneità in cui sembra impossibile non riuscire a mettersi in contatto con la persona che si desidera, in cui quindi uno stalker diventa una presenza ineludibile e onnipresente, in grado di raggiungere ovunque la propria vittima, l'ossessione è l'unico scenario possibile. La possibilità che da persecutore digitale (sui profili Facebook o Instagram, come sottolinea Matt Damon nel suo interessante cammeo) il carnefice si trasformi in una sagoma ubiqua anche all'interno dello spazio reale è tutt'altro che fantasiosa, più concreta che mai. Allora la scelta del dispositivo mobile specchia il tema centrale di Unsane: la tragica facoltà di un incubo digitale di affiorare all'interno di uno spazio tangibile (per giunta istituzionalizzato). Insomma un film sociologico e teorico che riflette sul mezzo per riflettere la società. Il regista infatti riesce a cogliere e raccontare con grande efficacia l'incredibile solitudine dell'uomo contemporaneo, anche grazie ad un'ottimo volto per queste paure, a Claire Foy, star della serie Netflix The Crown, protagonista assoluta e incarnazione della paura e della solitudine del mondo di adesso. Peccato che ogni tanto qualcosa si inceppi a causa di una sceneggiatura che si avvita nei troppi finali e che non sempre è all'altezza dell'intelligenza della regia.

Perché è certamente nella realizzazione che Unsane si rivela innovativo, essendo girato interamente con un iPhone 7, ma trama e sviluppo ricalcano stilemi e situazioni di genere già viste. Eppure Unsane ha il pregio di intessere una trama che, nella sua semplicità, intriga lo spettatore pur senza strafare. Siamo esterrefatti nell'assistere alla banale, e per questo ancor più allarmante, facilità con la quale Sawyer si ritrova imprigionata in una clinica psichiatrica, senza alcuna possibilità di uscirne, e siamo ancor più colpiti ed increduli nel trovare proprio lì, in quel claustrofobico immobilismo, l'origine dei mali della protagonista, ripresa per di più in primissimo piano: il volto immobile, (quasi) innocente, impietoso e disturbante dello stalker, mentre la giovane ragazza si dispera impotente. Siamo quindi adescati e trascinati con astuzia dal regista, che ci conduce presto in un mondo nel quale l'instabilità e la fuga dal pericolo della protagonista sono diventati normali e necessari meccanismi di sopravvivenza. Concludendo, Unsane è un'opera audace, innovativa e coinvolgente, in cui il regista avvia con una tecnica da maestro un ulteriore passo verso un cinema sempre più versatile, interattivo e post-mediale.
Regia: Steven Soderbergh (regista prolifico, controverso ed innovativo) ci lascia più della metà della pellicola con il dubbio se si tratti di allucinazioni isteriche o della verità. Tutti gli strumenti standard del genere, egli li inchioda nel quotidiano trasformandolo in orrore. Bene ma non benissimo.
Sceneggiatura: Gli sceneggiatori si sforzano di dare una spiegazione a tutte le bizzarrie che accadono, ma non sempre risultano convincenti. Lo stalker, maniaco, o come dir si voglia, sicuramente avrebbe potuto essere trattato meglio in fase di scrittura. Tuttavia, e ad ogni modo, la storia è avvincente (angosciante ed inquietante) e vive di buone interpretazioni, e può bastare.
Aspetto tecnico: La scelta di girare il film con l'iPhone è funzionale ed efficace, tuttavia non sempre la scelta si rivela bella da vedere. Inoltre un po' troppo martellante è la colonna sonora.
Cast: Claire Foy è bravissima. Il suo viso, inquadrato spesso in primi piani ravvicinati, esprime tutte le sfumature e le variazioni anche lievi della sua sicurezza, dall'incredulità, al sospetto, al timore, alla rabbia, all'impotenza e ancora. Il resto degli attori sono fortemente limitati dalla marginalità dei loro ruoli, tra cui si distinguono in parte quello di Nate (Jay Pharoah) e della madre di lei (Amy Irving), mentre peggio va a Juno Temple (e a tutti gli altri). Infine Joshua Leonard (lo stalker), che funziona abbastanza bene.
Commento Finale: Per quanto inquietante (a tratti anche disturbante) Unsane risulta a tratti troppo banale, e nonostante non sia mai brutto (e anzi in alcuni punti sa essere davvero bello) non è in grado di distinguersi poi troppo da questi tipi di thriller psicologici. Tuttavia, anche se uno sforzo maggiore a livello di sceneggiatura sarebbe stato necessario (anche solo per eguagliare quello fatto a livello visivo e di realizzazione), e anche se, a volte, il gusto dell'esplorazione sperimentale prende un po' il sopravvento sull'attenzione al risultato finale, è questo nel complesso un film particolarmente riuscito e che si lascia ben guardare.
Consigliato: Consiglio questo film, girato con due soldi e un iPhone, in cui Steven Soderbergh dimostra ancora una volta che non servono grandi budget e effetti mirabolanti per intrattenere e fare persino un po' riflettere su quello che specialmente (ma non solo) in America è diventato il business della salute sulla pelle dei cittadini.
Voto: 6,5