Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 06/06/2019 Qui
Tema e genere: Basato sull'autobiografia The 15:17 to Paris: The True Story of a Terrorist, a Train, and Three American Heroes di Jeffrey E. Stern, Spencer Stone, Anthony Sadler e Alek Skarlatos, il film racconta la storia dell'attacco terroristico al treno Thalys del 21 agosto 2015 e di come esso sia stato sventato proprio dai tre, anzi, quattro eroi.
Tema e genere: Basato sull'autobiografia The 15:17 to Paris: The True Story of a Terrorist, a Train, and Three American Heroes di Jeffrey E. Stern, Spencer Stone, Anthony Sadler e Alek Skarlatos, il film racconta la storia dell'attacco terroristico al treno Thalys del 21 agosto 2015 e di come esso sia stato sventato proprio dai tre, anzi, quattro eroi.
Trama: Tre bambini diventano amici. Da giovani si troveranno su un treno ad alta velocità diretto a Parigi, durante un attacco terroristico. Giovani che con il loro coraggio e la loro prontezza riusciranno a salvare la vita a molte persone.
Recensione: Da fan del grande Clint Eastwood mi duole molto commentare negativamente questa sua opera, anche perché lodevole nelle premesse e negli intenti ma purtroppo scadente nell'iter che spinge l'autore texano all'ennesima celebrazione dell'uomo comune, quello che pur non avendo mai avuto un ruolo di spicco si erge dalla mediocrità assurgendo a scudo contro il male. Una celebrazione riuscita nel buon American Sniper, ancor più riuscita nel buonissimo Sully, ma fallimentare in questo film. Stavolta lo spunto è quello della storia vera di tre 23enni americani (due militari e uno studente) in vacanza in Europa che, durante un viaggio in treno verso Parigi, hanno sventato un attacco terroristico che poteva causare decine e decine di morti, ricevendo addirittura la Legion d'onore dal presidente francese Hollande. Raccontata così, la vicenda (che ha fatto il giro del mondo) poteva anche destare interesse, peccato però che tutto ciò sullo "schermo" si esaurisca in appena una decina di minuti, mentre il resto è praticamente inutile ciarpame. Infatti l'attacco terroristico ad opera di un 26enne marocchino, salito sul treno armato di kalashnikov, pistola e quasi 300 munizioni, è stato sventato praticamente subito dal trio americano, esaurendo quindi in brevissimo tempo tutta la parte interessante della storia. Come riempire, quindi, un'ora e mezza di film? Con i temi cari a Eastwood, come il patriottismo, la fede e la spasmodica ricerca del dare un senso alla propria esistenza, tutti temi però esasperati all'ennesima potenza, ma soprattutto con un'interminabile flashback. Infatti per metà film si assiste al noiosissimo coming of age dei giovanissimi e problematici Spencer e Alek che, dopo aver conosciuto lo smaliziato Anthony alle scuole medie e aver affrontato un'adolescenza difficile tra fede e madri single, diventati maggiorenni decidono di arruolarsi (segue quindi relativo addestramento e disavventure correlate). Nella seconda metà del film eccoli ritrovarsi in un'interminabile vacanza europea che li porterà a visitare Roma, Venezia, Berlino, Amsterdam, fino a culminare con il viaggio in treno verso Parigi. Il tutto tra dialoghi imbarazzanti, soporifere "cartoline" delle varie città, decine e decine di selfie, e il disinteresse totale dello spettatore verso questo trio di californiani di provincia che, da Sacramento, si ritrovano per caso a diventare eroi. L'intento di tutto questo "allungare il brodo", inframezzato qua e là da rapidi flashforward sul treno, vorrebbe essere quello di creare una sorta di tensione in vista dello scontro con l'attentatore, ottenendo però il risultato opposto e annoiando mortalmente. E così Ore 15:17 - Attacco al treno, rappresenta un incredibile passaggio a vuoto per il grande Clint Eastwood, che sforna un film noioso e scritto male, con una storia adatta al massimo per un cortometraggio. Un film che in sé non sarebbe nemmeno poi così male, il suo intento era quello di raccontare la storia di questi tre (due) ragazzi, la loro infanzia problematica, le difficoltà nel trovare la loro strada comuni a quelle di un qualsiasi altro individuo e da questo punto di vista raggiunge sicuramente il suo obiettivo, ossia il comunicare che qualsiasi persona può diventare un eroe ed aiutare il prossimo anche senza per forza avere dei superpoteri o essere un cavaliere senza macchia e senza paura, basta avere la giusta dose di coraggio, decisione e (soprattutto) fortuna come del resto si sottolinea anche nel film.
Il messaggio arriva, il film raggiunge il suo intento ed alcuni movimenti della macchina da presa sono tutt'altro che scontati o disprezzabili, tuttavia, il grosso problema di questa pellicola è che ci sono troppi cambi di tono e pure passaggi molto bruschi, con sparizione improvvisa di personaggi femminili e anche scene francamente poco significative (personalmente, bandiremmo per sempre le scene in discoteca dai film, in genere noiose e inutili) in un'opera peraltro abbastanza breve. Con il risultato che si amplifica l'attesa dell'assalto sventato, che pure è molto meno emozionante del previsto (forse per eccesso di fedeltà ai dettagli reali). Il discorso di ringraziamento dell'allora presidente francese Hollande smorza ulteriormente il pathos, già smorzato da una resa drammaturgica spenta, colpa anche della scelta particolare ma non eccezionale di far interpretare i ruoli dei protagonisti ai tre veri eroi. Infatti, la particolarità del film è che il regista sceglie i tre giovani per interpretare se stessi, in modo da rendere veritiero tutto il racconto, ma non gli riesce del tutto. Come non gli riesce del tutto questo film, un film nel complesso non disprezzabile in toto, ma che si presenta come qualcosa che assolutamente non è, come se non bastasse fiacco o banale anche in quelle parti in cui vorrebbe comunicare qualcosa allo spettatore e che non eccelle sotto nessun punto di vista. Un clamoroso insomma buco nell'acqua.
Regia: Non sembra per nulla un film di Clint Eastwood, anzi, a tratti ricorda più un B-movie televisivo realizzato con pochi mezzi. La scelta di fare interpretare i diversi personaggi ai veri eroi della vicenda è coraggiosa ed apprezzabile, ma perde del tutto di credibilità per via della sceneggiatura e della struttura che viene data al film. Lo sviluppo della vicenda vede una fase preparatoria troppo lunga ed infarcita da cliché che hanno l'unico effetto di appesantire il racconto e di renderlo banale e retorico. Nulla da dire, invece, su quella manciata di minuti che ruotano attorno all'attentato sventato, e in cui la mano del Clint che amiamo riesce ancora a distinguersi, arricchiti anche da una minuziosa ricostruzione curata nei minimi dettagli, ma è troppo poco.
Sceneggiatura: Non regge, diventando a tratti stucchevole ed irritante nel cercare sempre il buonismo, rappresentando questi tre giovani come degli eroi puri fin dai primi anni di vita, con qualche marachella sulle spalle, ma con il pensiero e la vita rivolte sempre al sogno americano di libertà ed uguaglianza.
Il messaggio arriva, il film raggiunge il suo intento ed alcuni movimenti della macchina da presa sono tutt'altro che scontati o disprezzabili, tuttavia, il grosso problema di questa pellicola è che ci sono troppi cambi di tono e pure passaggi molto bruschi, con sparizione improvvisa di personaggi femminili e anche scene francamente poco significative (personalmente, bandiremmo per sempre le scene in discoteca dai film, in genere noiose e inutili) in un'opera peraltro abbastanza breve. Con il risultato che si amplifica l'attesa dell'assalto sventato, che pure è molto meno emozionante del previsto (forse per eccesso di fedeltà ai dettagli reali). Il discorso di ringraziamento dell'allora presidente francese Hollande smorza ulteriormente il pathos, già smorzato da una resa drammaturgica spenta, colpa anche della scelta particolare ma non eccezionale di far interpretare i ruoli dei protagonisti ai tre veri eroi. Infatti, la particolarità del film è che il regista sceglie i tre giovani per interpretare se stessi, in modo da rendere veritiero tutto il racconto, ma non gli riesce del tutto. Come non gli riesce del tutto questo film, un film nel complesso non disprezzabile in toto, ma che si presenta come qualcosa che assolutamente non è, come se non bastasse fiacco o banale anche in quelle parti in cui vorrebbe comunicare qualcosa allo spettatore e che non eccelle sotto nessun punto di vista. Un clamoroso insomma buco nell'acqua.
Regia: Non sembra per nulla un film di Clint Eastwood, anzi, a tratti ricorda più un B-movie televisivo realizzato con pochi mezzi. La scelta di fare interpretare i diversi personaggi ai veri eroi della vicenda è coraggiosa ed apprezzabile, ma perde del tutto di credibilità per via della sceneggiatura e della struttura che viene data al film. Lo sviluppo della vicenda vede una fase preparatoria troppo lunga ed infarcita da cliché che hanno l'unico effetto di appesantire il racconto e di renderlo banale e retorico. Nulla da dire, invece, su quella manciata di minuti che ruotano attorno all'attentato sventato, e in cui la mano del Clint che amiamo riesce ancora a distinguersi, arricchiti anche da una minuziosa ricostruzione curata nei minimi dettagli, ma è troppo poco.
Sceneggiatura: Non regge, diventando a tratti stucchevole ed irritante nel cercare sempre il buonismo, rappresentando questi tre giovani come degli eroi puri fin dai primi anni di vita, con qualche marachella sulle spalle, ma con il pensiero e la vita rivolte sempre al sogno americano di libertà ed uguaglianza.
Aspetto tecnico: Niente rimane davvero impresso, anzi, in molti casi l'effetto è controproducente.
Cast: Paradossalmente non male sono i tre eroi/attori, e tutti in ogni caso dignitosamente svolgono il loro lavoro. Tra gli attori "veri" comunque da segnalare ci sono Judy Greer e Jenna Fischer nei ruoli delle mamme single di Spencer e Alek, mentre nella particina del loro professore delle medie c'è Jaleel White, indimenticato Steve Urkel della sitcom Otto sotto un tetto.
Commento Finale: È davvero un oggetto curioso, questo film. E sicuramente pone questioni serie, tuttavia schiacciante è la retorica, il patriottismo e la religione, qui estremizzate eccessivamente. Al grande regista texano deve essere sicuramente piaciuta la possibilità di inserire altre persone normali, dopo Sully, nella galleria dei suoi eroi comuni. Ma se in quel gran film la "l'eroismo antiretorico" si univa a grandi qualità cinematografiche (a cominciare da un grande interprete come Tom Hanks), qui è proprio il cinema a latitare.
Consigliato: No categorico, soprattutto se amate Clint Eastwood, perché farebbe, anzi, fa male al cuore. Perché certo, a un gigante come lui un mezzo passo falso glielo si può anche concedere, ma è meglio dimenticare che questo film esista.
Voto: 4