venerdì 12 luglio 2019

My Dinner with Hervé (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2019 Qui - Ispirato a fatti realmente accaduti, My Dinner with Hervé, film per la televisione del 2018 scritto e diretto da Sacha Gervasi, racconta gli ultimi giorni di vita dell'attore affetto da nanismo Hervé Villechaize, divenuto celebre per il film di James Bond del 1974 "L'uomo dalla pistola d'oro" e per la serie anni Ottanta "Fantasy Island", e della sua amicizia con il giornalista Danny Tate. Ma questo film, prodotto da HBO, che riporta alla ribalta una figura un po' dimenticata dello spettacolo tra gli anni '70 e '80, racconta anche e soprattutto il suo essere personaggio controverso, un uomo imprevedibile, fissato con il sesso, giocherellone, indisciplinato, che racconta bugie, si descrive meglio di ciò che è stato, ma non ha timore di parlare della malattia e della sua fede in Dio. Un personaggio insomma tormentato, che questo film biografico espone in maniera apprezzabile. Perché anche se questo è un film dall'andamento prevedibile, è comunque sentito e mai scontato. Un film che riesce a non essere ricattatorio sulla malattia, che ha il suo punto di forza nell'interpretazione travolgente di Hervé da parte di Peter Dinklage (interprete notissimo, paradossalmente ora è il nano più famoso del cinema), in uno dei ruoli che segnano una carriera, perfetto nel rendere un'esuberanza che nasconde la disperazione, anche se a causa della regia piatta di Sacha Gervasi (già regista di biografie), si fa particolarmente fatica a cogliere pienamente il percorso umano di Hervé Villechaize, che ci appare fondamentalmente sempre la stessa persona, priva di un cambiamento intimo ed esteriore che giustifichi la sua condizione attuale. Il regista infatti, Sacha Gervasi alias Danny Tate nel film, che praticamente racconta in questo film, un film incentrato non solo sulla difficoltà di vivere per un disabile, ma soprattutto su certi perversi meccanismi dello show-business (che lancia giovani promesse per ammaliarle e poi annientarle), il suo incontro avvenuto all'epoca e che fa vedere tramite flashback la vita tumultuosa dell'attore (che si travolgere dai soldi), mette in scena un biopic originale nelle intenzioni ma ondivago nell'esecuzione.
Forte dell'intensa interpretazione di Peter Dinklage, di un valido comparto sonoro e di numerose sequenze toccanti (da una madre che quasi lo rinnega e un padre medico che inutilmente e dolorosamente cerca di curarlo), ma indebolito da una narrazione che non sa andare al di là di un rimpallo fra passato e presente per raccontare il mutamento del protagonista e da una spalla troppo inconsistente per costituire un valido controcampo emotivo alla storia di Hervé. Difatti il vero punto debole di My Dinner with Hervé è senza dubbio il personaggio di Jamie Dornan (non lui, che dopo Anthropoid fa nuovamente una sufficiente prova), le cui difficoltà esistenziali (ribadite fino allo sfinimento con ripetuti flashback) non costituiscono mai un gancio emotivo nei confronti dello spettatore. Si faticano inoltre a comprendere la reali motivazioni umane e professionali che spingono il giornalista, dal momento che la storia di cui viene a conoscenza non differisce in maniera sostanziale da quella già conosciuta nell'ambiente e non percepiamo mai un suo bisogno di giornalismo introspettivo e umano, che ci viene invece sbattuto in faccia negli ultimi minuti del film. Oltre a questo, spiace vedere un interprete di classe e carisma come Andy Garcia relegato all'ennesimo ruolo marginale (quello di Ricardo Montalbán, collega di Villechaize sul set di Fantasilandia), che l'attore di origini cubane mette in scena in maniera svogliata e bidimensionale. My Dinner with Hervé si rivela quindi un film a due facce, efficace quando mostra le abbaglianti luci dell'industria hollywoodiana e gli abissi umani da essa provocati, ma poco convincente nel legare tutto ciò in un racconto coerente e unitario. Nonostante questi difetti e qualche scelta narrativa discutibile (come la mancata enfasi sulla precaria salute di Hervé Villechaize, determinante per il suo tormento interiore e, con ogni probabilità, anche per la sua decisione di togliersi la vita), My Dinner with Hervé ha il pregio di raccontare un personaggio sconosciuto ai più in maniera limpida e onesta, senza eccedere né nell'agiografia né nella demonizzazione e lasciando così una sensazione di tristezza mista a impotenza nello spettatore. Voto: 6

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