Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/05/2019 Qui
Tema e genere: Film drammatico indipendente, adattamento cinematografico del romanzo del 1983 Così si muore a God's Pocket scritto da Pete Dexter.
Trama: Quando il figliastro Leon rimane ucciso in un "incidente", Mickey cerca di seppellirne il corpo insieme alle cattive informazioni che si porta dietro. Poiché però la madre esige di conoscere la verità sull'accaduto, Mickey si ritrova a dover fare i conti con un corpo che non può seppellire, una moglie che non può placare e un debito che non può saldare.
Recensione: Ambientato in un immaginario quartiere di Philadelphia, il God's Pocket appunto, il film vorrebbe raccontare le vicende di una piccola comunità di personaggi, chi più chi meno sconfitti dalla vita. Il tono elegiaco è però contraddetto da stucchevoli iniezioni di grottesco e da esplosioni di follia e violenza che lasciano più perplessi che stupiti. L'intento di tenere insieme la frustrazione dei personaggi per il loro fallimento esistenziale, il depresso scenario post-industriale dei primi anni Ottanta e le malcelate ambizioni da black comedy, sarebbe stato difficile da conseguire anche, si pone, per i fratelli Coen al massimo splendore, nel caso di God's Pocket si sfiora in più frangenti la caricatura. Le tensioni sociali e razziali che stanno sullo sfondo dei drammi sopra cui si muove il film non riescono a coinvolgere, forse anche a causa del facile determinismo di fondo dello script. Quando il giornalista interpretato da Richard Jenkins s'innamora a prima vista e perdutamente della matronale Christina Hendricks, la sensazione è che il film possa prendere una strada differente, magari sciogliendosi in un romanticismo forse di maniera, ma almeno con la possibilità di sorprendere un po'. Così purtroppo non è, e tra sbiadite pennellate di humour nero e velleità di denuncia che non vanno a segno, God's Pocket non sa in nessuna maniera rendersi memorabile. Né a salvare il film dal fallimento arrivano l'impianto e le dinamiche di genere, in quanto la scelta del plot è quella di rimanere in mezzo al guado, in bilico fra più possibilità, con un finale che non inquieta come vorrebbe. E che lascia l'amaro in bocca per l'occasione perduta.
Regia: La regia all'epoca esordiente John Slattery (conosciuto come il Roger Sterling di Mad Men) non è male, egli tiene sempre a buoni livelli la tensione di fondo della storia, ma non è sufficiente.
Regia: La regia all'epoca esordiente John Slattery (conosciuto come il Roger Sterling di Mad Men) non è male, egli tiene sempre a buoni livelli la tensione di fondo della storia, ma non è sufficiente.
Sceneggiatura: Poco ispirata. Tutto è eccessivamente condensato, non chiarissimi alcuni snodi. L'impressione che si ricava spesso è che la storia costruisca, costruisca, costruisca per poi demolire tutto a casaccio in un raptus di inverosimiglianza o semplicemente di "leggerezza logica".
Aspetto tecnico: Nessuno aspetto spicca particolarmente, neanche la colonna sonora.
Cast: Fa quello che può e al suo meglio, dal compianto Philip Seymour Hoffman a Richard Jenkins, da Eddie Marsan a John Turturro, ma non basta.
Commento Finale: Con un cast stellare, da God's Pocket mi aspettavo qualcosa di buono, ma il film, passato al Sundance Film Festival, delude. Apprezzabile la morale, che parla di quanto l'infelicità generi soltanto altra infelicità, ma non basta.
Consigliato: Ni, brutto non è, ma arriva fuori tempo massimo, e comunque già all'epoca tutto era già visto.
Voto: 5
Nessun commento:
Posta un commento