domenica 21 luglio 2019

The Wife - Vivere nell'ombra (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 08/07/2019 Qui
Tema e genere: La forza delle donne nella società contemporanea, sullo sfondo l'America, la cultura e la spocchia degli intellettuali. Questo racconta The Wife - Vivere nell'ombra, opera cinematografica di Bjorn Runge, che fra la Svezia e gli Stati Uniti mostra l'abnegazione della protagonista femminile verso il proprio marito e la sua carriera letteraria.
Trama: Joan Castleman è stata per quarant'anni la moglie perfetta. All'ombra del carismatico marito Joe, ne ha favorito la carriera da scrittore e ne ha ignorato l'infedeltà, accettando compromessi e bugie. Joan, però, ha raggiunto il suo livello massimo di sopportazione e, alla vigilia del premio Nobel al marito, decide di riprendersi in mano la sua esistenza, riscoprendosi come donna. Tutto questo rivelando una sconcertante verità.
Recensione: Presentato al Toronto International Film Festival, The Wife segna il ritorno della sei volte candidata all'Oscar Glenn Close con un ruolo alla sua altezza, peccato le manchi attorno un film altrettanto brillante. Un film che chiaramente vuole cavalcare l'onda dell'odierna rivendicazione femminile, che ci vuole ricordare per l'ennesima volta che dietro ogni grande uomo c'è sempre una donna ancora più grande, ma se è vero che lo fa piuttosto smaccatamente è altrettanto vero che, nel farlo, dimostra una classe innegabile, come quella dell'attrice settantenne, che tuttavia non bastano a far superare alla pellicola la sufficienza. Anche perché ho già visto una storia simile a questa qualche settimana fa, nel brutto Mary Shelley - Un amore immortale di Haifaa Al-Mansour, ma soprattutto facilmente intuibile è il segreto rivelatorio. Come se non bastasse, del lato oscuro del Premio Nobel, simbolo principe della "casta" degli scrittori con la s maiuscola, è già stato detto abbastanza. Bjorn Runge arriva infatti un po' tardi alla festa, preceduto (e ampiamente superato) da Il cittadino illustre di Mariano Cohn e Gastón Duprat. L'operazione di fondo è difatti la stessa: tentare di catturare appieno lo spirito di una persona autentica nella sua genialità ma guastata dalla consapevolezza di esserlo, la cui dignità letteraria non uguaglia quella ben più modesta di essere umano. Il regista si basa sul romanzo di Meg Wolitzer e inserisce la figura della moglie nell'ombra in questa riflessione sull'egocentrismo e la falsità dietro il mito dell'autore. Attraverso di essa tenta di stimare quanta parte del successo di una figura di questo tipo derivi dai sacrifici e dalla sopportazione (per non dire del talento) di chi sta attorno a lui. La scelta di Glenn Close costituisce però una sorta di spoiler in un film che sbaglia completamente i tempi della propria narrazione. The Wife indugia troppo nel squarciare il velo finissimo posto su un colpo di scena che è tutt'altro che inaspettato, finendo per risultare lento e tedioso in un paio di passaggi. Per fortuna ha dalla sua una brillante Glenn Close, che salva tutto il salvabile e trascina il film nel territorio della sufficienza. Quando il film non riesce a cambiare marcia, l'attrice riesce a costruire con il suo personaggio un crescendo altrimenti inesistente. Tanto lei diventa via via più carismatica e irresistibile, tanto il film si fa anticlimatico, seguendo sempre il sentiero tracciato da altri, fino a naturale conclusione. La condanna di The Wife - Vivere nell'ombra è suscitare paragoni con film di gran lunga più riusciti: Il cittadino illustre in ambito letterario, molti altri per quanto riguarda le zone grigie dell'amore in terza età.
Regia: Il regista svedese Bjorn Runge (con un discreto curriculum di film prevalentemente circoscritto alla cinematografia svedese) svolge semplicemente il compitino, senza strafare e restando sempre ineccepibilmente ordinato anche nei vari balzi temporali (cosa difficile e nient'affatto scontata).
Sceneggiatura: A livello narrativo la sceneggiatura di Jane Anderson, che ha adattato il romanzo omonimo, fa davvero un buon lavoro nello sviluppare l'epifania della protagonista, tuttavia sbaglia malamente il modo in cui sviluppa il colpo di scena, intuibile un'ora prima.
Aspetto tecnico: Niente da segnalare in particolare. Buone le scenografie, non male la fotografia, niente di che la colonna sonora.
Cast: Quello che è notevole nel film è l'ottima interpretazione di Glenn Close, non per caso ha ricevuto per questo una nomination all'Oscar, l'attrice riesce infatti a dare senza sottolineare i toni, ma solo con lo sguardo o i sorrisi amari, il dramma di una donna che da un'iniziale travolgente amore vuole rompere tutta una vita in un attimo. Buona l'interpretazione di Jonathan Pryce che interpreta Joe, anche se in modo un po' caricato. Un po' inutili invece sia Max Irons che Elizabeth McGovern. Infine non male Christian Slater, sempre molto carismatico, al contrario di Harry Lloyd, che suscita il nulla.
Commento Finale: Glenn Close torna ai suoi massimi in un film che ne evidenzia anche la grande versatilità: questo è l'unico merito di The Wife, che si lascia trascinare dalla sua grande protagonista, senza brillare. Il film infatti, è reale e delicato, proprio grazie a lei, ma anche complesso e soprattutto un po' noioso (la trama costruita per accrescimento rivela lentezza e pochi eventi salienti), nonché prevedibile, e non per colpa sua. La sceneggiatura infatti spesso "buca" e in alcuni passaggi è rivedibile, e frena così la riuscita del film stesso, un film che è una bella e intensa riflessione sul talento delle donne, spesso misconosciuto e subordinato al potere dell'uomo, ma anche un film già visto e rivisto. Un film insomma interessante più per i temi trattati, che per la riuscita complessiva, una riuscita non eccezionale, anzi, che lascia un po' a desiderare.
Consigliato: Vero che le interpretazioni maiuscole, dei due attori protagonisti, sopperiscono in parte alle lacune in fase di scrittura e bastano a "salvare" la pellicola, ma di questo film poche tracce rimarranno, e forse quindi meglio lasciar stare. Ma scelta finale spetta a voi.
Voto: 6