sabato 6 luglio 2019

Il giustiziere della notte - Death Wish (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 12/03/2019 Qui - Nel 1974 il regista Michael Winner portò al cinema l'adattamento del romanzo omonimo di Brian Garfield Il giustiziere della notte con protagonista Charles Bronson. Dopo quarantacinque anni è Eli Roth ad adattare la storia ai tempi moderni, riproponendone il remake. Questa volta è Bruce Willis ad interpretare lo stesso ruolo che fu di Bronson ma donando al personaggio un tratto politico più spiccato rispetto al film originale. Paul Kersey (Bruce Willis) è un rinomato chirurgo di Chicago che, in seguito all'omicidio della moglie e al ferimento della figlia durante una rapina, decide di farsi giustizia da solo. La polizia non sembra in grado di trovare i responsabili della distruzione della sua famiglia e quindi, rimboccandosi le maniche, il Dott. Kersey comincerà ad assumere una doppia identità diventando, agli occhi dell'opinione pubblica, il Mietitore. Ad un primo sguardo Il giustiziere della notte - Death Wish (Death Wish), film del 2018 diretto da Eli Roth, potrebbe sembrare come quei tanti film d'azione che sono soliti interpretare attori come Bruce Willis o Liam Neeson (che era stato scelto precedentemente per il ruolo da protagonista), ma non è così (o almeno non del tutto). La trama ovviamente resta molto ancorata all'originale, essendo comunque un adattamento di un romanzo, ma si tinge di sfumature contemporanee e di escamotage che solamente registi come Eli Roth oserebbero inserire. Sfumature contemporanee però che sono l'aspetto meno convincente, perché esse talvolta fanno ridere ed irritare, ma soprattutto tolgono quell'aura cupa e cruda necessaria a film del genere. In tal senso il film è diverso dal precedente perché mentre nel primo Paul girava a viso scoperto adesso cammina incappucciato per evitare le telecamere e le riprese dei cellulari, ciò nonostante viene ripreso e diventa in incognito un divo dei Talk-Show e della TV soprannominato il "mietitore". Il film affronta quindi non solo il problema della giustizia e quindi se sia lecito agire al posto dello stato inerte, ma anche come anche i fatti più terribili diventino spettacolo. E' anche affrontato il problema della difesa legittima specie quando i malviventi si introducano in casa del cittadino. Il film rispetto al remake affronta quindi più questioni tutte di attualità, ma nessuna che riesce tuttavia a centrare appieno il bersaglio.
Per quanto riguarda invece gli escamotage del regista bisogna dire che seppur apprezzabile ed azzeccata è la scelta di cambiare professione al protagonista rispetto alla pellicola anni Settanta, perché trasformandolo in un chirurgo di pronto soccorso esso consente al regista di mostrare il paradosso e la schizofrenia di questo personaggio (lo schermo è diviso in due, in split screen, da un lato si vede Kersey, al pronto soccorso, estrarre i proiettili dal corpo della vittima di una sparatoria, mentre dall'altro lo vediamo inserire nuovi proiettili nel suo caricatore, dunque salvatore e giustiziere al contempo), ed apprezzabile che un thriller cerchi di contornarsi di sfumature diverse da quelle a cui di solito siamo abituati, ovvero quelle horror e splatter, che insite nel patrimonio cinematografico del regista che ha diretto Hostel e The Green Inferno tra gli altri, quest'ultimo personalmente rivelatosi una piccola delusione, sembrerebbero prendere il sopravvento (ma purtroppo non sarà così, un po' per fortuna ed un po' per sfortuna), la violenza, e molto altro, non sembra essere così d'effetto. Perché certo, così come nel caso del predecessore, la vicenda è collocata in un contesto urbano del quale la regia si compiace di mostrare il degrado (la polizia è ritratta come impotente di fronte al dilagare della criminalità) ma la sequenza dell'aggressione casalinga risulta molto più breve e meno cruda e impressionante rispetto a quella inscenata nel capostipite, il regista (che include nel cast anche il veterano Vincent D'Onofrio) non dimentica appunto la sua fama legata al torture porn e allo splatter in fotogrammi nel far prendere forma alla mattanza di cattivi. Infatti, se da un lato la resa dei conti conclusiva rientra tra i momenti migliori di questo non eccelso ma sufficientemente godibile rifacimento, dall'altro è molto difficile che lo strazio su un nervo sciatico eseguito tramite olio per freni e il sanguinoso schiacciamento di un cranio scompaiano in fretta dalle menti degli spettatori una volta giunti ai titoli di coda.
Perché insomma, dal regista di "Hostel" ci si poteva attendere, una rappresentazione della violenza abbastanza "splatter" migliore, invece la regia si mantiene contenuta, per quasi tutta la durata del film, senza scivolare quasi mai in particolari troppo brutali e raccapriccianti. Perché certo, Il giustiziere della notte non è solamente un film d'azione e di vendetta. Dopotutto la sceneggiatura sottolinea più volte l'altissimo numero di omicidi che avvengono a Chicago a causa dell'uso poco consapevole delle armi da fuoco legalmente detenute. Questa facilità di reperimento delle armi sta alla base sia della rapina ai danni della famiglia del Dr. Kersey sia della facilità con la quale l'uomo decide di farsi giustizia. Il Dottore è contro questo ordinamento politico e, per questo, trova più umano rubare una pistola piuttosto che comprarla. Ciò che lo porta a fare questo è, oltre che la sua correttezza umana iniziale, anche il ribrezzo verso quelle pubblicità che incitano gli uomini a comprare armi mostrando belle ragazze che si destreggiano con pistole e fucili. Il tono che ne emerge è ironico, quasi come se la verità fosse così irreale da risultare poco credibile. Però anche se la storia è coinvolgente, e lo spettatore non può che rimanere colpito dalla gravità dell'ingiustizia che il protagonista (persona assolutamente perbene) subisce, le sequenze di azione non sono nulla di particolare, e c'è qualche elemento gore che si poteva benissimo (e paradossalmente) evitare. Inoltre la sceneggiatura soffre di qualche carenza che disturba la visione. Esempio, nel caso di una sparatoria vengono esplose decine di colpi senza che alcuno intervenga. Inoltre, il finale "consolatorio" mal si concilia con l'amarezza della vicenda narrata. A fine film, il protagonista sembra tornato un uomo sereno, come se non avesse ucciso quasi una decina di altri esseri umani.
Ma l'elemento che proprio non torna è l'inaspettata "bravura" (anche se all'inizio si vede chiaramente la sua inesperienza, egli infatti si ferisce ad una mano) che il Dr. Kersey ha nell'utilizzo delle armi: i bersagli stranamente vengono sempre centrati e la prestanza fisica del Dottore riesce sempre a far fronte all'esperienza di "cattivi" di professione, caratteristica decisamente poco credibile. Non proprio eccezionale (altresì poco credibile) anche l'ispettore interpretato da Dean Norris, troppo discontinuo, tra battute sceme e poco altro. Tuttavia il film, un action semplice e diretto, con scene veloci e secche, stile vecchia maniera (ma non come ci si aspettava) è abbastanza accettabile. Bruce Willis interpreta decentemente il suo "doppio" ruolo, seppur sembri più a suo agio nei panni del buon padre di famiglia che in quelli del giustiziere che si aggira di notte con cappuccio e pistola. La tensione è sempre alta, anche se pian piano (insomma, non è mica così tanto imprevedibile) s'intuisce quale sarà la conclusione. Ben realizzata la sequenza della rapina. Gli altri attori del film (tra cui Elisabeth Shue e Beau Knapp) offrono prestazioni alquanto pregevoli ed in particolare della bella attrice esordiente che impersona una promettente diciassettenne universitaria (Camila Morrone). Comunque nonostante tutto, seppur solo in particolari frangenti, l'atmosfera fa il suo dovere, come benissimo fa il suo dovere la coerente colonna sonora con la suddetta atmosfera. L'ampio uso di "Back in black" degli AC/DC, traccia già ampiamente collaudata dai film di Iron man, è infatti molto appropriato. E insomma Il giustiziere della notte è un film che riesce a sostenere un ritmo serrato dall'inizio alla fine ma che manca di quell'elemento di spicco capace di scostarlo dal film originale e dagli altri film di genere. La firma e l'ironia del regista non mancano ma comunque non riescono a lasciare il segno nel complesso risultando fin troppo "pacati" ed attenuati dalla sceneggiatura. E quindi film godibile e riuscito, ma solo sufficientemente. Voto: 6