Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2019 Qui - Nel 1943, a New York, un italo-americano è innamorato di una giovane che viene però promessa in sposa dallo zio della stessa al figlio di un potente mafioso. L'unico modo che il giovane ha per poter avere la donna (e che donna, io andrei fino in capo al mondo..), nel rispetto della tradizione, è chiedere la mano al padre, che però vive in Sicilia. Non potendo compiere il viaggio in altra maniera, il protagonista si arruola e prende parte all'operazione Husky, nome in codice dello sbarco in Sicilia degli Alleati. Queste le premesse di una vicenda tragicomica, che il regista Pif, al suo secondo film, questo film, In guerra per amore, film del 2016 diretto dal regista/attore, nonché sceneggiatore Pierfrancesco Diliberto (in arte appunto Pif), racconta intrecciandola (scegliendo, come sempre, nel raccontarla la propria tipica maniera divertente ed accessibile, tale da non rendere troppo seria e pesante l'opera in generale ma nello stesso tempo portando lo spettatore a riflettere seriamente sulla deplorevole realtà dei fatti) con un'analisi di più ampio respiro, volta a spiegare come l'occupazione Alleata della Sicilia favorì l'affermazione dei poteri mafiosi, fino a quel momento contenuti dal regime fascista. Infine, il regista segue, ma senza trovare un punto di convergenza tra questa storia e le altre, la vicenda di una famigliola in attesa di un padre/figlio/marito. Il mancato ritorno a casa di quest'ultimo, pacificata l'isola, comporta nell'anziano padre una fortissima delusione per le non rispettate promesse del vecchio regime, rappresentate da una statua di Mussolini, che scaglia fuori da una finestra, facendolo rimanere metaforicamente appesa a testa in giù (ma sono presenti altri simboli e citazioni). L'intreccio sentimentale passa un po' in sordina, non è un aspetto particolarmente curato (anche se Miriam Leone si fa sempre notare), ma è del resto evidente che l'interesse dell'autore è rivolto a dare un'immagine della società siciliana, non eccessivamente "macchiettizzata" nonostante l'aspetto un po' favolistico delle ambientazioni, di tanti anni fa, e di spiegare come gli Alleati siano complici, se non artefici, della rinascita della criminalità organizzata in Sicilia, in quanto si sarebbero avvalsi della collaborazione dei signorotti locali per portare a termine le operazioni belliche con il minor danno possibile, e successivamente dei medesimi, e di persone a loro amiche (criminali comuni) per l'amministrazione dei territori "liberati".
Emblematico è il monologo conclusivo del film. Il mafioso del paese liberato, nominato incredibilmente sindaco, s'arroga il diritto di identificare sé stesso nella democrazia. Passabili le recitazioni, non ho gradito alcune sequenze (altre invece parecchio geniali) e gli intermezzi del cieco e dello zoppo, che introducono il tema dell'omosessualità, poi non adeguatamente sviluppato. In tal senso c'è la del tutto ingiustificata inserzione di personaggi inutili all'economia della storia, macchiette comiche che rubano spazio alle vicende principali, che avrebbero invece necessitato di un maggior sviluppo. Peccato. Tutto ciò ci fa attribuire al film solo l'aggettivo "carino", non "bello", come invece lo era stato La mafia uccide solo d'Estate. Questo non significa che non merita di essere visto, anzi, perché anche se c'è infine da dire che il coinvolgimento della mafia americana nell'invasione della Sicilia è un elemento ancora avvolto dal mistero, buone sono comunque le intenzioni dell'autore, che imbastisce una vicenda in costume che fa ridere, emozionare e riflettere tanto. Non raggiunge quell'equilibrio narrativo del precedente film (è evidente sin dall'inizio che quell'effetto sorpresa generato dall'opera d'esordio qui viene a mancare, ma il regista riesce a costruire nuovamente una storia godibile, in cui ben si intrecciano situazioni comiche al limite del grottesco, trovate sceniche d'impatto e cinema di denuncia), ma come detto merita un plauso, dopotutto ci sono ottimi caratteristi, momenti di autentico cinema (si veda la corsa al rifugio antiaereo) e si trascorre il tempo piacevolmente coccolati dalla indubbia capacità di Pif di raccontare le storie in modo originale. In ultima analisi è da apprezzare notevolmente la ricostruzione storica ed ambientale dell'epoca del secondo conflitto mondiale che egli presenta perfettamente e quanto mai aderente alla realtà. In definitiva perciò, film carino, simpatico e consigliabile. Voto: 6