Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/07/2019 Qui
Tema e genere: Thriller spagnolo in salsa poliziesca che mette in atto un giallo del quale Hitchcock ed Agatha Christie ne andrebbero probabilmente fieri.
Trama: Adrián Doria è un imprenditore di successo che, accusato di omicidio, continua a dichiararsi non colpevole. Per difendersi, contatta l'avvocato Virginia Goodman, con cui lavora una notte intera per trovare un cavillo che permetta di farlo uscire dal carcere. L'emergere di un nuovo testimone che lo accusa mette però a repentaglio la strategia individuata.
Recensione: Il nume tutelare è sicuramente Alfred Hitchcock, per via delle furbizie di messa in scena e della precisione narrativa, capace di regalare colpi di scena in serie fino ad un finale che ribalta continuamente le prospettive e le carte in tavole (un po' come ha sempre fatto Agatha Christie). E pensare che tutto comincia solo da un "piccolo" contrattempo, dal quale si originano tutta una serie di effetti a catena che hanno del vertiginoso. Solo una si rivelerà essere (ovviamente) la verità, alla fine, ma lungo tutta la durata del film il regista nonché sceneggiatore si diverte a scompaginare continuamente le carte, congegnando colpi di scena su colpi di scena, distribuendo indizi e seminando dubbi. Costruisce un intreccio apparentemente insolvibile che induce continuamente "fuori strada", non concede di distrarsi neppure per un secondo, e costringe di conseguenza a tenere ben alta l'attenzione (e già questo è un bel merito, per un film che in fin dei conti non ambisce ad essere nulla più che, ottimo, intrattenimento). Non bastasse che in Contratiempo (da titolo originale) ogni minimo dettaglio è da ricordare con attenzione poiché fondamentale e illuminante ai fini degli eventi, costantemente sospesi su un ciglio morale dove gli individui danno il meglio e il peggio di loro stessi a seconda del contesto. Contrattempo è forse un po' poco plausibile (in particolare in certi suoi rivolgimenti, via via sempre più contorti), a tratti prevedibile (ma, importante sottolinearlo, mai sugli aspetti essenziali, il che fa capire una volta in più con quale maestria sia stato architettato un meccanismo che conduce continuamente lo spettatore fuori strada), ma in ultima analisi estremamente coinvolgente (al netto di un inizio un po' lento) e capace di tenere incollati allo schermo. E la rivelazione finale è del tutto inaspettata (a posteriori, ma solo a posteriori, ci si rende conto di quanti indizi siano stati in realtà abilmente disseminati a suggerire l'esito finale, ma nel mentre della visione non se ne ha praticamente sentore, e allo sciogliersi dell'intreccio non si può che rimanere sbalorditi). Diffidare, dunque, di chiunque dica si tratti di un film smaccatamente prevedibile. Scricchiola, qua e là, questo Contrattempo, è vero, ma si può tranquillamente affermare che non lo faccia mai nei momenti salienti, nonostante sia indubbiamente anche merito del cast se il risultato finale si rivela così avvincente. Tanto che (questo sì prevedibile) qualcuno ne faccia un remake non è cosa impossibile, anzi, è già stato fatto, e perlopiù con Riccardo Scamarcio. Il testimone invisibile infatti (del 2018), con anche Miriam Leone e Fabrizio Bentivoglio, è l'ennesimo esempio di quante poche idee originali ci siano in Italia una settimana sì e l'altra anche. Ed ovviamente lo eviterò, mentre da vedere e consigliare è l'originale.
Regia: E' asciutta e mirata, gli attori si adeguano e riescono a rendere al meglio le sfaccettature psicologiche dei loro personaggi, senza invadere lo spazio scenico oltre il giusto, anche grazie alla regia di Oriol Paulo, appunto precisa.
Sceneggiatura: I cento minuti di visione, divisi tra il tempo reale ambientato in un appartamento e i vari flashback che ripercorrono a ritroso le fasi salienti del caso, possiedono un'anima tensiva notevole. Tutta l'attenzione è focalizzata sull'ordito narrativo, sui colpi di scena e gli indizi lasciati appositamente a decantare nell'aria, sospesi fino al finale. Ripercorrendo ogni fase all'indietro, ricollocando tutti i pezzi, ogni versione possibile del racconto, troverà la sua coerenza ed è questo il punto di forza della pellicola, una logica impeccabile al servizio della messa in scena. Tutto inizia con il più banale dei delitti della camera chiusa ma presto le alternative possibili cresceranno fino al gustoso (seppur leggermente "esagerato") finale.
Aspetto tecnico: Molto efficace la colonna sonora, conformi le ambientazioni e il resto.
Cast: Magistrali le performance del cast autoctono capitanato da Mario Casas, vera e propria star del cinema iberico contemporaneo, e dalla magnifica Ana Wagener, al centro di un ruolo che svelerà tutte le proprie sfumature sono nel machiavellico epilogo.
Commento Finale: Lo spagnolo Oriol Paulo confeziona proprio un'opera ben riuscita, che mantiene alte la tensione e la curiosità per tutta la durata del film, grazie a delle ambientazioni adatte, ad una sceneggiatura ottimamente congegnata e ad interpretazioni davvero efficaci allo scopo (in particolare Mario Casas ed Ana Wagener). Se proprio voglio trovargli due piccoli difetti, posso segnalare la debolezza delle indagini iniziali della Polizia spagnola (forse anche corrotta) e poi il titolo, che può sembrare innocente ma, secondo me, fa intuire qualcosa già da subito. Ma si tratta di peccati veniali in una pellicola veramente convincente ed avvincente, che merita comunque applausi (seppur non scroscianti).
Consigliato: I thriller spagnoli raramente mi negano soddisfazioni e questo non ha fatto eccezione. Assolutamente consigliato.
Voto: 6,5
Trama: Adrián Doria è un imprenditore di successo che, accusato di omicidio, continua a dichiararsi non colpevole. Per difendersi, contatta l'avvocato Virginia Goodman, con cui lavora una notte intera per trovare un cavillo che permetta di farlo uscire dal carcere. L'emergere di un nuovo testimone che lo accusa mette però a repentaglio la strategia individuata.
Recensione: Il nume tutelare è sicuramente Alfred Hitchcock, per via delle furbizie di messa in scena e della precisione narrativa, capace di regalare colpi di scena in serie fino ad un finale che ribalta continuamente le prospettive e le carte in tavole (un po' come ha sempre fatto Agatha Christie). E pensare che tutto comincia solo da un "piccolo" contrattempo, dal quale si originano tutta una serie di effetti a catena che hanno del vertiginoso. Solo una si rivelerà essere (ovviamente) la verità, alla fine, ma lungo tutta la durata del film il regista nonché sceneggiatore si diverte a scompaginare continuamente le carte, congegnando colpi di scena su colpi di scena, distribuendo indizi e seminando dubbi. Costruisce un intreccio apparentemente insolvibile che induce continuamente "fuori strada", non concede di distrarsi neppure per un secondo, e costringe di conseguenza a tenere ben alta l'attenzione (e già questo è un bel merito, per un film che in fin dei conti non ambisce ad essere nulla più che, ottimo, intrattenimento). Non bastasse che in Contratiempo (da titolo originale) ogni minimo dettaglio è da ricordare con attenzione poiché fondamentale e illuminante ai fini degli eventi, costantemente sospesi su un ciglio morale dove gli individui danno il meglio e il peggio di loro stessi a seconda del contesto. Contrattempo è forse un po' poco plausibile (in particolare in certi suoi rivolgimenti, via via sempre più contorti), a tratti prevedibile (ma, importante sottolinearlo, mai sugli aspetti essenziali, il che fa capire una volta in più con quale maestria sia stato architettato un meccanismo che conduce continuamente lo spettatore fuori strada), ma in ultima analisi estremamente coinvolgente (al netto di un inizio un po' lento) e capace di tenere incollati allo schermo. E la rivelazione finale è del tutto inaspettata (a posteriori, ma solo a posteriori, ci si rende conto di quanti indizi siano stati in realtà abilmente disseminati a suggerire l'esito finale, ma nel mentre della visione non se ne ha praticamente sentore, e allo sciogliersi dell'intreccio non si può che rimanere sbalorditi). Diffidare, dunque, di chiunque dica si tratti di un film smaccatamente prevedibile. Scricchiola, qua e là, questo Contrattempo, è vero, ma si può tranquillamente affermare che non lo faccia mai nei momenti salienti, nonostante sia indubbiamente anche merito del cast se il risultato finale si rivela così avvincente. Tanto che (questo sì prevedibile) qualcuno ne faccia un remake non è cosa impossibile, anzi, è già stato fatto, e perlopiù con Riccardo Scamarcio. Il testimone invisibile infatti (del 2018), con anche Miriam Leone e Fabrizio Bentivoglio, è l'ennesimo esempio di quante poche idee originali ci siano in Italia una settimana sì e l'altra anche. Ed ovviamente lo eviterò, mentre da vedere e consigliare è l'originale.
Regia: E' asciutta e mirata, gli attori si adeguano e riescono a rendere al meglio le sfaccettature psicologiche dei loro personaggi, senza invadere lo spazio scenico oltre il giusto, anche grazie alla regia di Oriol Paulo, appunto precisa.
Sceneggiatura: I cento minuti di visione, divisi tra il tempo reale ambientato in un appartamento e i vari flashback che ripercorrono a ritroso le fasi salienti del caso, possiedono un'anima tensiva notevole. Tutta l'attenzione è focalizzata sull'ordito narrativo, sui colpi di scena e gli indizi lasciati appositamente a decantare nell'aria, sospesi fino al finale. Ripercorrendo ogni fase all'indietro, ricollocando tutti i pezzi, ogni versione possibile del racconto, troverà la sua coerenza ed è questo il punto di forza della pellicola, una logica impeccabile al servizio della messa in scena. Tutto inizia con il più banale dei delitti della camera chiusa ma presto le alternative possibili cresceranno fino al gustoso (seppur leggermente "esagerato") finale.
Aspetto tecnico: Molto efficace la colonna sonora, conformi le ambientazioni e il resto.
Cast: Magistrali le performance del cast autoctono capitanato da Mario Casas, vera e propria star del cinema iberico contemporaneo, e dalla magnifica Ana Wagener, al centro di un ruolo che svelerà tutte le proprie sfumature sono nel machiavellico epilogo.
Commento Finale: Lo spagnolo Oriol Paulo confeziona proprio un'opera ben riuscita, che mantiene alte la tensione e la curiosità per tutta la durata del film, grazie a delle ambientazioni adatte, ad una sceneggiatura ottimamente congegnata e ad interpretazioni davvero efficaci allo scopo (in particolare Mario Casas ed Ana Wagener). Se proprio voglio trovargli due piccoli difetti, posso segnalare la debolezza delle indagini iniziali della Polizia spagnola (forse anche corrotta) e poi il titolo, che può sembrare innocente ma, secondo me, fa intuire qualcosa già da subito. Ma si tratta di peccati veniali in una pellicola veramente convincente ed avvincente, che merita comunque applausi (seppur non scroscianti).
Consigliato: I thriller spagnoli raramente mi negano soddisfazioni e questo non ha fatto eccezione. Assolutamente consigliato.
Voto: 6,5
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