martedì 9 luglio 2019

Get on Up - La storia di James Brown (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/03/2019 Qui - Poco conosciuto, poco pubblicizzato, la sua uscita in patria è passata in sordina, in Italia ancor di più, meriterebbe però più attenzione. Perché Get on Up - La storia di James Brown (Get on Up), film biografico del 2014 diretto da Tate Taylor, è un omaggio davvero notevole, non solo musicalmente (anche se per farlo sceglie uno stile ultra-canonico, sulla falsariga del pluripremiato Ray) di Mr. Dynamite/Soul Brother Number One/The King of R&B (uno dei suoi tanti soprannomi, tutti citati durante la pellicola). Prodotto da Brian Grazer e, curiosamente, da Mick Jagger omaggiato in un episodio dei tantissimi che Taylor ricorda della vita di Brown, il film infatti celebra benissimo Il Padrino del Soul, seppur attraverso un riepilogo delle sue più famose Hit in un contesto fondamentalmente più discografico che biografico. Difatti pur essendo calibrato, Tate Taylor (già regista del sorprendente The Help) mischia anche troppo i periodi temporali e non riesce ad andare oltre la più convenzionale delle confezioni, in cui il contenuto musicale (più che conosciuto e non solo dai fan) ha la netta prevalenza su quello personale del protagonista, interpretato da un (lui sì invece) ottimo Chadwick Boseman. The Black Panther infatti, si cala anima e corpo nei panni di James Brown (anche grazie al trucco), riuscendo a compiere quella trasformazione fisica e, soprattutto, mimica che in precedenza era riuscita (con tanto di Oscar) a Jamie Foxx nel già citato Ray, trascinando quasi da solo il film, alternando efficacemente il binomio genio-sregolatezza del suo personaggio, rendendolo coerente in tutte le epoche, come un uomo con un bisogno insaziabile di eccellenza musicale, successo popolare, rispetto e amore. Il problema nasce quando cercando di snocciolare più aneddoti possibile della tumultuosa vita di James, la sceneggiatura si perda per strada un po' di personaggi: il manager che praticamente sparisce ad un tratto dalla narrazione, la sfera sentimentale, appena accennata e comunque penalizzata da troppe ellissi, il legame con i figli, inesistente.
Nei 139 minuti del film infatti, Taylor (che in ogni caso non suggerisce del tutto la portata rivoluzionaria che ebbe la musica di James Brown, la sua evoluzione e la sua influenza) ricostruisce la vita di James Brown complicando forse in modo macchinoso la narrazione con troppi salti temporali avanti e indietro e nei diversi episodi si perde appunto qualche pezzo per strada. Scorre difatti veloce il film tra un passato burrascoso in cui il piccolo James, poverissimo, viene dapprima conteso tra madre e padre per poi essere abbandonato alle cure più o meno pietose della maîtresse di un bordello e il racconto della costruzione di un successo incredibile. Un racconto che sottolinea anche attraverso il ricorso a immagini di repertorio e a tanti, splendidi momenti musicali, il suo carisma unico. Il racconto e il film si tiene tuttavia a distanza dai lati più oscuri della vita del musicista (come la sua passione smodata per le donne e la tossicodipendenza) ma allude senza sconti alla sua anima egoista, capace di danneggiare sé stessa nonostante il proprio fascino. Il film rafforza questo concetto presentando la vita di Brown attraverso la lunga serie di rapporti rovinati, rapidamente o nel corso di anni. Dall'amicizia con Bobby Byrd (Nelsan Ellis), la cui famiglia ha accolto Brown come un giovane delinquente bisognoso, alla relazione con la prima moglie Velma fino al secondo (travagliato) matrimonio. Insomma parecchia roba detta (e non detta), che viene, come detto, presentata nel modo più canonico possibile. E quindi, corredato da un notevole cast di contorno, da Viola Davis a Octavia Spencer senza tralasciare l'indimenticabile Dan AykroydGet on up è, nei suoi pregi e difetti, la più convenzionale delle biopic, non in grado di raggiungere livelli incisivi di profondità ma quanto basta ad omaggiare quanto richiesto un'indimenticabile leggenda della musica (in tal senso nota di encomio al doppiaggio italiano del suo protagonista, che si adagia perfettamente sulla performance vulcanica di Chadwick Boseman). Perché anche se a tratti Tate Taylor si perde in concetti artificiosi, l'energia presente in Get on up non viene mai meno e diventa rappresentativa del profondo amore di James Brown per la musica e della sua forza magnetica, sul palco come nella vita. Voto: 6,5