Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/06/2019 Qui
Tema e genere: Film biblico che narra l'ultimo periodo di vita di Paolo di Tarso, ebreo osservante, cittadino romano e fiero persecutore dei cristiani prima della sua conversione al cristianesimo.
Trama: Paolo di Tarso, in prigione in attesa della condanna dai romani, riceve le visite dell'evangelista Luca cui detta le sue memorie.
Recensione: Dopo la storia di Maria nel film Piena di Grazia (film che non ho visto, anzi, l'ho scartato a priori), il regista Andrew Hyatt, decide di raccontare della turbolenta vita di Saulo/Paolo prima persecutore dei Cristiani e poi epistolario dal carcere, appunto Romano, a causa della sua Fede. La figura di Paolo, ormai anziano e segnato dalle punizioni corporali subite, viene presentata come quella di un uomo saggio che ha trovato, dopo l'apparizione sulla via di Damasco, una forza interiore che alimenta il carattere forte di un uomo che è passato dall'uso della violenza alla comprensione del potere che ha l'amore. Qualche flashback ne racconta la storia, questa storia, in maniera frammentaria. Una storia di grande interesse storico e non solo religioso, in un'opera con praticamente due soli protagonisti (anche se non sono gli unici), protagonisti di una pellicola per niente edulcorata (almeno non troppo), che riesce ad intrattenere senza mai rischiare accenti predicatori. Una pellicola che dispone di alcuni attori di grosso calibro, a cominciare da Jim Caviezel, che fu il Messia ne La passione di Cristo di Mel Gibson e che qui fa da "spalla" (ma in certi momenti il suo ruolo è quasi predominante), nei panni di san Luca e da James Faulkner, che dopo una vita da "non protagonista" in film e serie tv ha per la prima volta il ruolo principale, e anche di grande spessore. Il suo san Paolo è sofferto ma lucido e appassionato, e la sceneggiatura disegna un'amicizia tra uomini segnati dalla fede che è il tratto migliore del film. Un'ottima interpretazione la sua. Meno riuscita la caratterizzazione dell'antagonista, il romano/prefetto Mauritius (Olivier Martinez), che passa dalla durezza del persecutore alla curiosità verso un uomo così amato dal suo popolo, e della comunità dei cristiani dove la saggezza di Aquila e Priscilla (interpretati da due attori esperti come John Lynch e Joanne Whalley) si scontra con le intemperanze di chi vorrebbe fare la rivoluzione come il giovane Cassius (un acerbo Alessandro Sperduti, giovane attore italiano visto finora in commedie di scarso livello). Paolo - Apostolo di Cristo non è quindi esente da difetti, tuttavia proprio le buone interpretazioni, il non spingere troppo l'acceleratore su accenti predicatori, ma anche la sua semplicità d'approccio unita al disegno di un'amicizia vera, fanno di questo film un film riuscito, un film non eccezionale (però ben fatto) ma in grado di intrattenere, appassionare e coinvolgere sufficientemente.
Regia: Hyatt, bisogna ammetterlo, è regista che pigia il pedale sull'enfasi e che si vedrebbe meglio alle prese con una decorosa fiction televisiva di stampo religioso, genere che questo film può ricordare a tratti. Tuttavia fa il suo, e lo fa egregiamente.
Sceneggiatura: Se si dà per scontato che in opere come questa non ci si possa esimere da una parte di sceneggiatura che è pura finzione (la vicenda del prefetto che ha una figlia gravemente ammalata ma che non se la sente di chiedere l'aiuto di Luca perché la moglie disprezza i cristiani) per il resto il film riesce a rendere con efficacia (anche se con un eccesso di colonna sonora musicale) la situazione dell'epoca. Ciò accade in particolare per quanto riguarda le tensioni che attraversavano la comunità dei cristiani dove più d'uno, dinanzi ai fratelli trasformati in torce umane, era pronto ad impugnare la spada.
Aspetto tecnico: Niente di particolare da segnalare, qualità standard, che comunque è già tanto.
Cast: Jim Caviezel, in attesa di ritornare ad interpretare Gesù per il film di Mel Gibson sulla resurrezione, si riavvicina alla predicazione di Cristo interpretando uno degli evangelisti, Luca, e lo fa bene. Bene anche tutti gli altri, a partire ovviamente da un perfetto James Faulkner.
Commento Finale: I flashback, le frasi a effetto, i didascalismi possono catturare un pubblico semplice come allontanare chi al cinema cerca qualcosa di più. Il film si fa però apprezzare, come detto, per la sua semplicità di approccio e per alcuni dialoghi tra san Paolo e a san Luca, contrassegnati dalla loro "santa" amicizia e da una fede che regge all'urto della storia e delle circostanze più tragiche, ma anche tra Paolo e il prefetto. E se anche il finale ha più di un punto che lascia perplessi (Paolo agli "arresti domiciliari", prima di essere giustiziato?), potrà comunque risultare nel complesso ben fatto e a tratti, per qualcuno, perfino toccante se non commovente. Tanto che a Maria Maddalena gli fa certamente un baffo.
Consigliato: Sempre complicato con questi tipi di film consigliarne la visione, tuttavia bisogna comunque tener conto che questo è pur sempre un film storico, e se questi ultimi vi interessano, non potete perderlo. Stando attenti però a non aspettarvi tanto e troppo.
Voto: 6
Trama: Paolo di Tarso, in prigione in attesa della condanna dai romani, riceve le visite dell'evangelista Luca cui detta le sue memorie.
Recensione: Dopo la storia di Maria nel film Piena di Grazia (film che non ho visto, anzi, l'ho scartato a priori), il regista Andrew Hyatt, decide di raccontare della turbolenta vita di Saulo/Paolo prima persecutore dei Cristiani e poi epistolario dal carcere, appunto Romano, a causa della sua Fede. La figura di Paolo, ormai anziano e segnato dalle punizioni corporali subite, viene presentata come quella di un uomo saggio che ha trovato, dopo l'apparizione sulla via di Damasco, una forza interiore che alimenta il carattere forte di un uomo che è passato dall'uso della violenza alla comprensione del potere che ha l'amore. Qualche flashback ne racconta la storia, questa storia, in maniera frammentaria. Una storia di grande interesse storico e non solo religioso, in un'opera con praticamente due soli protagonisti (anche se non sono gli unici), protagonisti di una pellicola per niente edulcorata (almeno non troppo), che riesce ad intrattenere senza mai rischiare accenti predicatori. Una pellicola che dispone di alcuni attori di grosso calibro, a cominciare da Jim Caviezel, che fu il Messia ne La passione di Cristo di Mel Gibson e che qui fa da "spalla" (ma in certi momenti il suo ruolo è quasi predominante), nei panni di san Luca e da James Faulkner, che dopo una vita da "non protagonista" in film e serie tv ha per la prima volta il ruolo principale, e anche di grande spessore. Il suo san Paolo è sofferto ma lucido e appassionato, e la sceneggiatura disegna un'amicizia tra uomini segnati dalla fede che è il tratto migliore del film. Un'ottima interpretazione la sua. Meno riuscita la caratterizzazione dell'antagonista, il romano/prefetto Mauritius (Olivier Martinez), che passa dalla durezza del persecutore alla curiosità verso un uomo così amato dal suo popolo, e della comunità dei cristiani dove la saggezza di Aquila e Priscilla (interpretati da due attori esperti come John Lynch e Joanne Whalley) si scontra con le intemperanze di chi vorrebbe fare la rivoluzione come il giovane Cassius (un acerbo Alessandro Sperduti, giovane attore italiano visto finora in commedie di scarso livello). Paolo - Apostolo di Cristo non è quindi esente da difetti, tuttavia proprio le buone interpretazioni, il non spingere troppo l'acceleratore su accenti predicatori, ma anche la sua semplicità d'approccio unita al disegno di un'amicizia vera, fanno di questo film un film riuscito, un film non eccezionale (però ben fatto) ma in grado di intrattenere, appassionare e coinvolgere sufficientemente.
Regia: Hyatt, bisogna ammetterlo, è regista che pigia il pedale sull'enfasi e che si vedrebbe meglio alle prese con una decorosa fiction televisiva di stampo religioso, genere che questo film può ricordare a tratti. Tuttavia fa il suo, e lo fa egregiamente.
Sceneggiatura: Se si dà per scontato che in opere come questa non ci si possa esimere da una parte di sceneggiatura che è pura finzione (la vicenda del prefetto che ha una figlia gravemente ammalata ma che non se la sente di chiedere l'aiuto di Luca perché la moglie disprezza i cristiani) per il resto il film riesce a rendere con efficacia (anche se con un eccesso di colonna sonora musicale) la situazione dell'epoca. Ciò accade in particolare per quanto riguarda le tensioni che attraversavano la comunità dei cristiani dove più d'uno, dinanzi ai fratelli trasformati in torce umane, era pronto ad impugnare la spada.
Aspetto tecnico: Niente di particolare da segnalare, qualità standard, che comunque è già tanto.
Cast: Jim Caviezel, in attesa di ritornare ad interpretare Gesù per il film di Mel Gibson sulla resurrezione, si riavvicina alla predicazione di Cristo interpretando uno degli evangelisti, Luca, e lo fa bene. Bene anche tutti gli altri, a partire ovviamente da un perfetto James Faulkner.
Commento Finale: I flashback, le frasi a effetto, i didascalismi possono catturare un pubblico semplice come allontanare chi al cinema cerca qualcosa di più. Il film si fa però apprezzare, come detto, per la sua semplicità di approccio e per alcuni dialoghi tra san Paolo e a san Luca, contrassegnati dalla loro "santa" amicizia e da una fede che regge all'urto della storia e delle circostanze più tragiche, ma anche tra Paolo e il prefetto. E se anche il finale ha più di un punto che lascia perplessi (Paolo agli "arresti domiciliari", prima di essere giustiziato?), potrà comunque risultare nel complesso ben fatto e a tratti, per qualcuno, perfino toccante se non commovente. Tanto che a Maria Maddalena gli fa certamente un baffo.
Consigliato: Sempre complicato con questi tipi di film consigliarne la visione, tuttavia bisogna comunque tener conto che questo è pur sempre un film storico, e se questi ultimi vi interessano, non potete perderlo. Stando attenti però a non aspettarvi tanto e troppo.
Voto: 6