lunedì 29 luglio 2019

The Strangers: Prey at Night (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 24/07/2019 Qui
Tema e genere: Atipico home invasion, thriller horror sequel di The Strangers.
Trama: Il viaggio on the road (un viaggio in una località presumibilmente di villeggiatura) di una famiglia prende una piega pericolosa quando, arrivando in uno sperduto parcheggio per passare la notte, trovano il deserto più assoluto. Mentre il buio lentamente scende, tre psicopatici mascherati fanno visita alla famiglia testandone ogni limite e mettendone a dura prova la sopravvivenza.
Recensione: A dieci anni di distanza dal primo The Strangers, uno degli horror/home invasion più atipici e al tempo stesso più riusciti dell'ultimo decennio (anche se molto più riuscito e bello sarà You're Next pochi anni dopo), ecco arrivare il suo sequel. Il regista Bryan Bertino (che resta alla sceneggiatura) lascia questa volta la cabina di regia al giovane rampante collega Johannes Roberts, che col genere si era già cimentato grazie a pellicole quali La Foresta dei Dannati e The Other Side of the Door, e reduce da uno dei migliori film sugli squali fatti negli ultimi anni (47 Metri). La grande intuizione narrativa che aveva reso così "speciale" il primo The Strangers viene ripresa anche in questo sequel: mettere da parte qualsiasi tipo di rappresentazione orrorifica canonica per catturare l'attenzione dello spettatore lentamente, attraverso una straordinaria costruzione della tensione. Com'era già accaduto nel primo film, anche in The Strangers: Prey at Night la paura (tanto nei personaggi quanto nello spettatore) nasce dall'impossibilità di comprendere le motivazioni alla base degli attacchi del folle trio di assassini (gli sconosciuti del titolo) composto da Dollface, Pin-Up e L'Uomo con la Maschera. The Strangers: Prey at Night infatti, riprende quasi pedissequamente la struttura narrativa del suo predecessore, nonostante i problemi di coppia lascino il posto a quelli di un'intera famiglia, e l'azione diventi meno claustrofobica, spostandosi oltre i limiti domestici imposti dal primo film. Nel mirino dei tre misteriosi serial killer troviamo questa volta difatti, una famiglia disfunzionale composta da Mike, sua moglie Cindy e i loro due figli adolescenti, Luke e Kinsey. I quattro, giunti in un camping abbandonato per una breve gita familiare, diventeranno ben presto il bersaglio dei tre psicopatici mascherati, con intenti omicidi ancora più inspiegabili di quanto visto in passato. Ma pur essendo perfettamente in linea col suo predecessore è, per certi versi, anche migliore. La sceneggiatura segue sì le regole dello slasher, ma cerca di sorprendere lo spettatore quando possibile, e ci riesce, anche perché questo è uno slasher che non ti dà un momento di tregua dall'appeal affascinante. Le atmosfere stranianti e l'isolamento significante del primo episodio qui vengono ribaltate infatti in un film, che paga un debito evidente all'horror anni '80, per estetica e scelte musicali (ecco, un altro grande pregio è l'eccellente utilizzo della colonna sonora anni '80 che creano contrasti sfiziosi e geniali), che chiariscono subito le intenzioni di Roberts. Ovvero quelle che il suo sarà un film molto diverso da quello del 2008: minimalismo e atmosfere claustrofobiche vengono sostituite di sana pianta da un approccio più pop, più fresco, più ansiogeno e (cosa a cui ormai abbiamo fatto il callo) più nostalgico. The Strangers: Prey at Night, con le sue scelte musicali e i suoi tempi nel montaggio, guarda infatti più agli slasher degli anni '70, come Halloween di John Carpenter, allontanando da sé i montaggi forsennati e riducendo l'ironia all'osso, compensando con una colonna sonora pop anni '80. Ma oltre ad un taglio stilistico diverso, siamo di fronte anche ad un cambio di prospettiva: luogo di scontro tra gli Strangers e le vittime non è più una semplice casa, ma è un intero trailer park, che dà di fatto a Roberts mano libera, permettendogli di gestire la vicenda un po' come gli pare. E questo è un bene. Il tributo da pagare al film precedente è quello che azzoppa tutta la prima parte di Prey at Night, troppo impacciata e lenta, bloccata tra una riproposizione pari pari di alcuni elementi (la lampadina, la ragazza che bussa alla porta e chiede di Tamara) e i risibili "scazzi" famigliari dei protagonisti. Poi però scatta la violenza, il sangue inizia a scorrere, partono gli inseguimenti e le cose iniziano a farsi interessanti. Come interessante è appunto questo sequel, che non si propone come copia carbone del prototipo, ma riesce ad andare a un livello (di terrore) successivo, ricordando (in parte) quello che è stato fatto con La notte del giudizio e i suoi sequel.
Perché pur ricalcando preoccupantemente il film precedente, cambia i protagonisti, ce li mostra in una situazione diversa seppur medesima, amplia di parecchio e benissimo quella situazione, e fa centro. Certo, oltre ad una prima parte così così c'è anche una terza così così, giacché ad un passo dalla resa dei conti, assistiamo ad un involuzione della suspense e vediamo affievolirsi quasi inevitabilmente l'empatia nei confronti dei superstiti, non bastasse (oltre a soluzioni narrative di certo abusate nella storia della cinematografia horror) una conclusione fin troppo derivativa che (a differenza della pellicola originale) sembra incapace di rendere pienamente giustizia alle premesse iniziali e ai punti di forza del film stesso, ma sono numerosi i momenti di genuina tensione creati ad arte per rendere al meglio il gioco del gatto col topo, con una millimetrica scansione dei decessi, mai prevedibili e sempre molto cruenti e spietati. Rispettando, dunque, quel marchio di fabbrica che fa dei tre loschi figuri mascherati tra i più agghiaccianti killer del cinema horror odierno. Riuscendo e confermando in tal modo questo franchise, questo film, un discreto prodotto di genere senza grosse pretese.
Regia: Sono diversi gli elementi che contribuiscono a rendere The Strangers: Prey at Night un sequel quasi perfetto, o almeno non mediocre. Prima di tutto, la regia di Johannes Roberts: prediligendo campi lunghi, l'obiettivo del regista britannico sembra essere quello di aumentare la sensazione di isolamento e di impotenza nella quale versano i personaggi della storia, e ci riesce. La macchina da presa di Roberts esalta così l'aspetto solitario e desertico delle ambientazioni, luoghi all'apparenza innocui che (in realtà) non lasciano alcuna via di scampo. Il giusto estetico del regista, asciutto e lineare, viene esaltato da un montaggio inizialmente tradizionale e lento che diventa a poco a poco sempre più nervoso, specie quando la sceneggiatura inizia a sviscerare le varie dinamiche tra i componenti della famiglia e i tre grotteschi psicopatici, in un'efferata dinamica "gatto contro topo" dalle conseguenze più o meno prevedibili. E quindi se il precedente capitolo aveva una regia cruda e cupa senza molti orpelli per dare più realismo possibile, qui è da apprezzare l'ottimo lavoro di Johannes Roberts non solo nella costruzione della tensione, ma anche nel regalarci una direzione per niente banale, spesso ricercata per il genere con delle inquadrature decisamente accattivanti che non si dimenticano. Certe scene sono da antologia, tra tutte quella della piscina.
Sceneggiatura: Ancora una volta è l'irrazionalità della violenza, la mancanza di spiegazioni e l'anonimato dietro il quale si cela l'infernale gruppo di maniaci a fare il bello e il cattivo tempo di una storia estremamente semplice (scritta da Bryan Bertino, insieme a Ben Ketai, Jukai: La foresta dei suicidi, pessimo quest'ultimo purtroppo) che riesce tuttavia a mantenere viva l'attenzione dello spettatore, in un crescendo capace di offrire un'inattesa vastità di soprassalti.
Aspetto tecnico: Elemento imprescindibile che contribuisce a rendere The Strangers: Prey at Night un sequel abbastanza discreto è l'utilizzo delle musiche: rifacendosi ai temi portanti dei più grandi classici degli anni '70 e '80, l'immaginario ricreato attraverso la colonna sonora lascia quasi sbalordito lo spettatore, ormai sempre più avvolto in un'atmosfera allucinante e angosciante che raggiunge il culmine in una sequenza a dir poco magistrale, in cui il malcapitato di turno viene fatto fuori sulle note di "Total Eclipse of the Heart" di Bonnie Tyler.
Cast: Buono il cast con delle performance intense: bravissima (e sempre bellissima) Christina Hendricks, veramente talentuosa la protagonista Bailee Madison (Biancaneve ragazzina in C'era una volta) con un personaggio a volte indigesto, molto bravo Lewis Pullman, figlio del famoso Bill. E' un piacere vedere ritornare nell'horror Martin Henderson, qui nei panni del daddy, dopo ben sedici anni da "The Ring".
Commento Finale: The Strangers: Prey at Night punta tutto sullo stile e sulle strizzate d'occhio ai fan, ma lo fa assumendosi i suoi rischi e vince la scommessa, spostando l'home invasion sul campo dello slasher anni '90 e azzeccando nel finale almeno un paio di sequenze davvero clamorose. Purtroppo l'orgia citazionista (Christine, Non aprite quella porta, Scream, It Follows) ha la meglio sul tentativo di provare qualcosa di nuovo che possa sorprendere lo spettatore (spaventare di questi tempi sembra quasi utopia), ed è un vero peccato. Si poteva fare di più? Certo: si poteva avere un po' di coraggio e alzare la violenza ad un livello superiore, si poteva lavorare di più sui tre assassini inserendo qualche novità rispetto al film del 2008, aprendo così nuovi scenari per il futuro. Ma forse il fascino di The Strangers sta proprio nel non avere una logica ed essere solo un'ora e mezza di svago e coltellate. In ogni caso, se l'obiettivo era quello di svecchiare il titolo e di dare nuova linfa al franchise, la missione di Johannes Roberts è ampiamente compiuta. Anche perché devo dire che mi aspettavo di peggio, dato che non mancano gli stereotipi tipici dell'horror ed il finale è tutto sommato prevedibile, ma il film riesce ad intrattenere. Infatti qualche sequenza al cardiopalma ed un paio di trovate sono notevoli e ricche di suspense, e permettono di non far troppo caso alla stoltezza di vittime e assassini, anzi, permettono al film una qualche valenza. L'appellativo di pellicola efficace, di sequel non proprio inutile. Ed è già tanta roba.
Consigliato: Mai come questa volta vale la frase "c'è di peggio in giro", anche se è guardabile solo riducendo aspettative troppo alte.
Voto: 6+

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