venerdì 12 luglio 2019

Better Watch Out (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2019 Qui - Da un po' di anni ormai siamo abituati a collegare il Natale non solo a storie lacrimose con buoni sentimenti ma anche ad atroci narrazioni horror. Safe Neighborhood (conosciuto anche come Better Watch Out) riesce alla perfezione a mischiare l'atmosfera natalizia, calda e familiare, con le drammatiche note di un'invasione domestica che promette ansia e situazioni truci, dove la sopravvivenza non è affatto assicurata. La colonna sonora è composta quasi unicamente dalle canzoni di repertorio cui tutti siamo abituati, canzoni che fanno da contraltare ironico alle terribili immagini che scorrono sullo schermo. Proprio l'ironia è uno dei punti di forza di questo film. Si ride, e tanto. Si ride nei classici momenti della calma prima della tempesta, quando ci vengono presentati i fantastici genitori del ragazzino protagonista (Virginia Madsen e Patrick Warburton) o il suo migliore amico nerd, ma si ride anche e soprattutto quando si raggiunge l'apice della drammatica vicenda, creando una stranissima e davvero riuscita commistione fra ironia e paura che contribuisce a distinguere questo film  dalla sequela di titoli simili. Con situazioni al limite del paradossale, che tuttavia sembrano totalmente plausibili nell'architettura della storia, lo spettatore rimane coinvolto e rapito, sobbalzando dagli spaventi e asciugandosi una divertita lacrima il momento successivo. La trama sulle prime è molto semplice, in un tranquillo quartiere di periferia, una babysitter si ritrova a difendere un bambino dodicenne da un intrusione in casa, ma le cose saranno molto diverse da quello che sembrano. Better Watch Out parte sulle note del home invasion classico, un genere che può comprendere horror come The stranger fino a commedie alla Mamma ho perso l'aereo, ed è proprio in questo equilibrio insolito che trae spunto la prima parte della trama. Un plot twist abbastanza semplice però cambia le carte in tavola dando il via a tutto un altro genere di pellicola, dove la serietà aumenta di qualche punto cosi come la tensione, ma senza esagerare perché in fondo a natale siamo tutti più buoni. A tal proposito vi invito ad evitare di visionare il trailer che inspiegabilmente qualcosa suggerisce, o a rifuggire commenti a rischio spoiler, considerato che questo film del 2016 gioca moltissimo sul fattore sorpresa.
Passata infatti la prima mezz'ora priva di qualsiasi sussulto (a parte uno spiazzante incipit con inusuale contesto di corteggiamento precoce, lui tredicenne, lei poco più che maggiorenne) il film si accende e riesce a raggiungere l'obiettivo di risultare dotato della giusta perfidia (che non è certo limitata al dissacrare la festività, altro semplice cliché sul quale ci si sollazza) bensì nel mettere in piedi e gestire un impianto di crescente crudeltà, senza dimenticare toni da dark comedy e citazioni varie. Safe Neighborhood non lascia un attimo di respiro, richiede l'assoluta e completa attenzione dello spettatore senza, per altro, deluderne mai le aspettative. Ogni nuova scena, ogni nuova sorpresa, ogni nuova atrocità non fanno che andare ad arricchire una base già egregiamente costruita, pronta per essere migliorata. Il regista sa dove piazzare la macchina da presa, può contare su un ottimo tecnico della fotografia e ha almeno un paio di assi nella manica, quello di bastoni si chiama Levi Miller, giovanissimo interprete (con la prospettiva di un radioso futuro d'attore) semplicemente incredibile per come si trova a suo agio in questo improprio contesto, mentre l'altro asso è quello di cuori e risponde al nome di Olivia DeJonge, sensuale e carismatica ventenne australiana già comparsa in The Visit (al fianco di Ed Oxenbould che qui c'è), e anche lei decisamente dotata di ottime capacità interpretative. Ogni ruolo è perfettamente caratterizzato permettendo una forte empatia con i personaggi e le dinamiche comiche serrate, unite alla tensione avvolgente, compongono il ritmo irresistibile della storia. Ne risulta un film godibile, originale e più che discreto, ma comunque non perfetto, anche perché il regista (anche autore della sceneggiatura), gioca troppo per sottrazione, evitando accuratamente splatter e gore. Chris Peckover inoltre, cerca di fornire continuità ad ogni colpo di scena, ma in questo il regista arranca a tratti, tradendo una certa difficoltà nello sviluppare in maniera convincente le svolte fornite da una sceneggiatura piuttosto brillante. Egli è comunque abile nell'invogliare lo spettatore a reprimere le proprie certezze e a ribaltare la prospettiva originale. Il tutto non va, ovviamente, oltre il prodotto d'intrattenimento, e tutti i tentativi di rintracciarvi interpretazioni ulteriori appaiono comunque un po' forzati. Ma, per l'appunto, come puro prodotto di genere, il film funziona eccome, è capace di costruire un clima angoscioso e ri­serva un sarcastico finale (reso ancor più diabolico dalla scena nascosta ad un minuto dall'inizio dei titoli di coda). Voto: 7