martedì 30 luglio 2019

Rachel (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/07/2019 Qui
Tema e genere: Dramma romantico in costume adattamento di un famoso romanzo.
Trama: Un giovane è deciso ad avere giustizia per la morte del suo amato cugino, che si sentiva perseguitato dall'affascinante donna che aveva appena sposato. Ma quando conoscerà la vedova, ogni cosa cambierà.
Recensione: Nella sua ultima fatica Roger Michell, già regista del famoso Notting Hill, si concede al suo grande amore per i film in costume adattando il noto romanzo Mia cugina Rachele di Daphne du Maurier. L'opera era già stata trasposta nel 1952, quando Henry Koster ne aveva fatto un film con protagonisti Olivia de Havilland e Richard Burton, in questa nuova versione troviamo invece l'altrettanto brava (e bella) Rachel Weisz nei panni della femme fatale e un Sam Claflin come sempre poco convincente, che interpreta il giovane e ingenuo Philip. Il film è romanzescamente diviso in tre parti, tramite le quali si snoda una storia, che si annuncia però come prevedibilissima sin dalle prime scene. Ma non solo, anche piuttosto fredda. Il risultato è così un film romantico in costume piuttosto convenzionale e patinato, calibrato in ogni sua singola componente ma complessivamente piuttosto rigido e monocorde. Sfumato e tetro, incentrato sui tema della fascinazione, dell'idealizzazione e del desiderio a distanza, fino ad approdare a un finale ancor più cupo e mesto delle premesse, il film di Michell non si segnala per particolari guizzi, è estremamente succube tanto di una confezione imbalsamata quanto di una sorgente letteraria probabilmente di buon livello, che al cinema finisce però per risultare illustrativa tanto nelle sottolineature visive quanto nella restituzione del sentimento e delle dinamiche attrattive. Si salva unicamente appunto per la bella fotografia e la buona performance della protagonista. Sprecati gli altri attori e paradossalmente più il film calca la mano sul sentimentalismo e più lascia indifferenti. Nell'economia del film sono sbagliati e ripetitivi persino i ritmi e le situazioni del finale, sospeso e sbrigativo in una domanda che ha l'ambizione di elevarsi a metafora sulla natura umana, ma che rimane saldamente ancorata a terra, inadeguata al contesto e al livello del resto della pellicola. Un livello comunque mediocre, come la pellicola alla fine dei conti.
Regia: Dall'inizio era chiaro che si sarebbero qui mischiati elementi quali thriller, amour fou e desiderio in un intreccio possibilmente torbido e avvincente. Elementi che purtroppo Roger Michell non riesce a restituire in questa versione cinematografica, più preoccupato della forma a discapito delle emozioni, come spesso accade nel cinema inglese.
Sceneggiatura: Il primo atto si salva in corner gestendo piuttosto bene la sospensione della figura di Rachel, sempre annunciata e mai mostrata, se non tramite le parole delle lettere di Ambrose. In modo assolutamente paradossale, è proprio nel momento in cui la star della storia si svela che la debolezza dell'impianto della scrittura si rivela anch'esso in modo ancor più drammatico per lo spettatore, il quale rischia velocemente di annoiarsi nella banalità di gesti e battute di ogni singolo personaggio. La tensione si stempera e tutto avviene secondo quel copione che anche le menti meno creative potrebbero immaginarsi, se la figura della femme fatale sta in piedi concedendoci qualche intrigo ancora da svelare, lo stesso non accade per tutti gli altri personaggi, le cui psicologie vengono abbandonate nella piattezza degli avvenimenti. Neanche quell'interessante complesso di rimozione e paura del femminile suggeritoci nelle prime battute viene esplicitato a dovere, riducendosi alla frammentarietà di un personaggio maschile impantanato nella sua ingenuità e che mai evolve nel corso della storia. Il fascino si concentra quindi tutto in Rachel, figura di donna matrigna e insieme madre e compagna, insondabile e forse manipolatrice: costruita su eredità evidentemente hitchcockiane e perturbanti, il predominio da lei esercitato sul vuoto di contenuti che la circonda rende il film un one woman show privo di equilibrio.
Aspetto tecnico: Di buon livello la fotografia, di grande fascino le ambientazioni, dimenticabile la colonna sonora.
CastRachel Weisz, brava anzi bravissima (sospesa tra dolcezza e durezza è perfettamente in linea con la seducente ambiguità del suo personaggio), Sam Claflin, paradossalmente convincente, Holliday Granger, brava a dispetto della non travolgente avvenenza fisica, bene anche Pierfrancesco Favino, in un ruolo sì da comprimario ma comunque importante.
Commento Finale: In complesso film d'atmosfera riuscito, ma la suspense, a tratti, diciamo così, "annaspa" o meglio non si accende quando dovrebbe, quasi una carenza nel climax narrativo, che è anche carenza di suspense, appunto dal punto di vista del suo progressivo "crescendo". Peccato, perché Sam Claflin funziona come ingenuo ragazzotto di campagna che perde la testa per la cugina, vedova forse nera. C'è da comprenderlo, perché Rachel Weisz è ipnotica nei panni della splendida e misteriosa Rachel, e fa dimenticare molti difetti di un film a cui non si nega una visione, ma che non resterà impresso nella memoria, anzi.
Consigliato: Sì, ma solo alle amanti del genere.
Voto: 5

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