mercoledì 17 luglio 2019

Oltre la notte (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/06/2019 Qui
Tema e genere: Vincitore del Golden Globe come miglior film straniero e rientrato nella cinquina dei nominati agli Oscar nella medesima categoria, Oltre la notte è un film durissimo sulla rabbia e la ricerca di vendetta che racconta la storia di una madre che a causa di un attentato terroristico perde sia il marito che il figlio ed entra in una spirale di dolore e autocommiserazione dalla quale potrebbe uscire solo trovando le persone responsabili del suo terribile lutto.
Trama: La vita della giovane moglie e madre Katja (Diane Kruger) viene stravolta improvvisamente da una bomba davanti all'ufficio del marito. La giustizia fa il suo dovere, la polizia arresta due sospetti, una giovane coppia neonazista, ma forse potrebbe non bastare.
Recensione: Il regista turco Fatih Akin torna (dopo una breve parentesi nel genere commedia con Tschick, film che tuttavia non ho visto) all'impegno civile e al dramma che più sono congeniali al suo stile attraverso una storia dolorosa di dannazione, odio, rabbia e rancore che vede protagonista una superba Diane Kruger. Egli infatti, dopo il bellissimo The Cut (Il padre), con Aus dem Nichts (da titolo originale) affronta una tematica sociale e, precisamente, quella dell'intolleranza razziale da parte di gruppi neo-nazisti sorti recentemente in Germania contro le minoranze etniche qui residenti. Il film difatti, che si ispira all'attentato di Colonia avvenuto nel 2004 da parte della cellula terroristica neonazista Nationalsozialistischer Untergrund (NSU), è un film drammatico e molto intenso, con un crescendo sempre maggiore di dolore sino al finale estremo spietato, crudo e quanto mai tragico. Un film intelligente che, partendo dall'attualità riesce a proporre un punto di vista credibile e originale. Dopotutto il dolore che questa madre e moglie si ritrova ad affrontare è uno dei più forti (e purtroppo non impossibili) che si possano immaginare. E tutto il film mostra come Katja (questo il suo nome) prova a stare di fronte a questo dolore. Prima passando attraverso la giustizia dello Stato e delle indagini, che presto portano a svelare l'ombra del neonazismo dietro la bomba e le morti innocenti di Nuri e Rocco (marito e figlio), poi con la vendetta, la giustizia privata, che sembra essere per lei l'unica via, perché incapace di dimenticare e tornare a vivere. In tal senso il regista è molto bravo a farci immedesimare nelle sofferenze della protagonista, facendo largo uso di primi piani e scene al rallentatore, ma anche usando una fotografia cupa e delicata allo stesso tempo, e sfruttando al massimo la potenza simbolica delle ambientazioni: non a caso il film, questo bel film di denuncia del regista tedesco di origini turche, è diviso in tre parti (la Famiglia, la Giustizia, il Mare) che rimandano ai tre luoghi in cui si svolge la vicenda, cioè la casa dei coniugi Sekerci, il tribunale e il litorale greco. Tre capitoli (elaborazione del lutto, le insostenibili fasi del processo e la tragedia) molto diversi tra loro per taglio registico e sapore narrativo, ma tutti caratterizzati da rara tensione ed efficacia. Anche la prova attoriale della Kruger è notevole, supportata però da ottimi attori di contorno. In particolare, è da segnalare l'agghiacciante figura dell'avvocato dei due giovani indagati (Johannes Krisch) e quella del padre di uno dei due (Ulrich Tukur). Poco riuscita invece la parte ben più rilevante del legale di Katja, interpretato da Denis Moschitto.
Ma riuscito è indubbiamente nel complesso questo film, un film importante e necessario. Dalla tesissima sequenza iniziale dell'attentato dinamitardo fino all'ultima, tragica inquadratura, il regista ritrae attraverso la storia di Katja una società xenofoba e crudele, in un film politicamente schierato che ci ricorda (e di questi giorni, momenti ne abbiamo sempre più bisogno) quanti danni possano arrecare l'ignoranza e l'odio razziale, non solo, ovviamente, alle dirette vittime di quell'odio, ma anche alle persone che rimangono a piangere quelle vittime. Ancorandosi fermamente a eventi e dati, il regista riapre infatti la ferita ancora viva e pulsante legata agli attentati di matrice religiosa e politica, ne mette in discussione le cause e le conseguenze ma soprattutto, grazie alla potenza della scrittura e della regia, riflette sulle ceneri di ciò che resta, del dolore, della rabbia, dei sentimenti contrastanti che accomunano tanto le vittime quanto i carnefici. E non sorprende quindi che il film, questo film serio, abbia, un finale veramente triste, simbolico, ma duro da mandare giù. Un finale spiazzante e oltremodo inquietante perché oltre a rimanere impresso, scatena tutta una serie di implicazioni e riflessioni da ponderare bene. Come impresso rimane questo bel film.
Regia: Vincitore dell'Orso d'oro al festival di Berlino del 2004 per La sposa turca (probabilmente il suo miglior film), Fatih Akin dimostra ancora una volta, non solo la sua bravura, ma la sua sensibilità quando si tratta di raccontare storie drammaticamente coinvolgenti e appassionanti. Egli infatti, è capace, nuovamente anche qui, di trascinare, letteralmente, lo spettatore in un vortice dolente di rabbia e frustrazione, rancori latenti e dolori laceranti, mettendo tutti nei panni della propria protagonista Katja, donna tanto forte quanto fragile. In tal senso di rara efficacia i primi piani che spende sugli sguardi di una bravissima Diane Kruger, quasi per vivisezionare la sua disperazione e il suo dolore. E quindi prova superata.
Sceneggiatura: Molto bella la sceneggiatura, con un finale spiazzante. Tanto che si può perdonare la presenza di alcune sbavature.
Aspetto tecnico: La fotografia che dipinge le atmosfere tese e irrequiete di questa Amburgo oscura e piovosa è bella. Bella, essenziale ed efficace (anche delicata e malinconica) la colonna sonora. Buone le musiche, mentre non del tutto convincente il montaggio. Perché anche se sapiente nelle variazioni delle diverse circostanze, lascia un po' a desiderare.
Cast: Diane Kruger a Cannes 2017 ha vinto il premio per la migliore interpretazione femminile, e direi meritatamente. La sua prova è notevole e credibile. Inutile dire che tutta la pellicola ruota attorno alla sua presenza scenica e a lei tocca il peso di dare profondità e dolore a un personaggio che dal niente si ritrova vuoto e svuotato. La Kruger restituisce allo spettatore tutto il tormento della sua Katja. Il resto del cast è discreto ma diciamo che è chiamato più a un ruolo di supporto in senso stretto. Tuttavia perfetto è Numan Acar nell'interpretare un uomo "cattivo" nell'aspetto ma buono di cuore.
Commento Finale: Oltre la notte fa parte di quel cinema impegnato e "urgente" (parola che spesso viene associata a questo tipo di lungometraggi) che anima le coscienze attraverso la potenza della propria storia ma soprattutto delle immagini, veicolo di conoscenza e denuncia nei confronti di eventi (e situazioni) spesso talmente scomodi da non essere indagati dall'occhio meccanico della cinematografia. E siccome in questo caso il risultato finale è potente e disturbante, ben venga. Ben venga un film che ha non pochi difetti, ma certamente un film bello con un finale che non lascia indifferenti.
Consigliato: Non è un film leggero o avvincente, è a tratti difficile, sicuramente triste, un film per chi voglia pensare e riflettere. Il tema infatti è drammatico, ma tanto. Comunque sì, da vedere e da consigliare.
Voto: 7