Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/05/2019 Qui
Tema e genere: E' un heist movie, ma anche qualcos'altro, è uno scontro classico tra guardie e ladri, anche se il confine tra buono e cattivo è labile, anzi stravolge lo stereotipo che possiamo averne con la parte antagonista metodica, efficace e riflessiva, mentre dalla parte della legge si erge uno sceriffo violento, molesto e irrisolto nella vita privata. A conti fatti però, pura e semplice azione in un heist movie alla "guardie e ladri" dal sapore di Heat: La Sfida.
Tema e genere: E' un heist movie, ma anche qualcos'altro, è uno scontro classico tra guardie e ladri, anche se il confine tra buono e cattivo è labile, anzi stravolge lo stereotipo che possiamo averne con la parte antagonista metodica, efficace e riflessiva, mentre dalla parte della legge si erge uno sceriffo violento, molesto e irrisolto nella vita privata. A conti fatti però, pura e semplice azione in un heist movie alla "guardie e ladri" dal sapore di Heat: La Sfida.
Trama: Una gang di ladri professionisti organizza un sofisticato piano per mandare a segno il colpo della vita, ma l'occhio indagatore di un poliziotto fuori dagli schemi trasforma la rapina in una sfida all'ultimo sangue.
Recensione: E' sempre bello quando delle basse aspettative vengono ribaltate trasformandosi in piacevole sorpresa, e una delle cose che Nella Tana dei Lupi riesce a fare è proprio quella di sorprendere piacevolmente, cosa che un film action succede raramente, anche se la stessa cosa mi è capitata pochi mesi fa con American Assassins. I campanelli d'allarme c'erano tutti: da Gerard Butler (negli ultimi anni il suo nome è sempre andato a braccetto con produzioni quasi totalmente fallimentari) alla presenza di 50 Cent, dal trailer fanfarone alla scelta azzardata di affidare il progetto ad un regista esordiente (Christian Gudegast, sceneggiatore de Il Risolutore di Felix Gary Grey con Vin Diesel, mediocre film, e di Attacco al Potere 2, ugualmente mediocre) eppure in definitiva Nella Tana dei Lupi si dimostra essere molto più di quello che era lecito pensare che fosse, e come Catherine Zeta-Jones in Entrapment quei dannati campanelli d'allarme riesce a schivarli tutti, uno dopo l'altro. E pure con una certa eleganza. Tenendo bene in mente (e nel mirino) il cinema programmatico di Michael Mann (Heat: La Sfida è chiaramente il punto di riferimento per il regista, anche se non mancano riferimenti a Codice 999, The Italian Job ed Arma Letale, ma senza la benché minima ironia, anzi, azione allo stato puro) Nella Tana dei Lupi racconta una semplice storia di guardie e ladri, il vecchio gioco guardia e ladri su scala urbana, come un western metropolitano dove la stessa città di Los Angeles, luogo in cui avvengono il più grande numero di rapine al mondo, fa da perfetto sfondo, della rapina dei cattivi e delle contromisure dei buoni per impedire quella rapina, di pianificazione, ma soprattutto di confini sottilissimi a separare i protagonisti (i cattivi raccontati come fossero buoni, i buoni descritti mettendone in risalto i numerosi difetti). Gerard Butler e Pablo Schreiber (quest'ultimo ormai ben avvezzo all'action, da 13 Hours a Skyscraper) sono al comando rispettivamente dell'unità speciale della polizia di Los Angeles e del gruppo di rapinatori di banche che i primi devono acciuffare: il film segue i due personaggi passo dopo passo, giocando sull'anticipazione dell'inevitabile confronto finale (una bellissima scena che parte da un calco di quella ambientata al casello del confine messicano vista in Sicario, accumulando la suspense come faceva Denis Villeneuve ma prendendo poi tutta un'altra direzione e declinare quella materia verso la forma dell'action puro).
Il pregio del film, come detto insospettabile alla vigilia, è che per arrivare a quel confronto finale non ci si scapicolla a perdifiato con l'azione coatta, ma lungo il percorso ci si ferma spesso a prendere fiato, a ragionare: scivoliamo all'interno della quotidianità dei personaggi, scopriamo le loro vite, ascoltiamo i loro piani (la prima ora è molto distesa, la seconda è invece occupata dalla rapina vera e propria e non ci saranno tempi morti), il tutto mentre si gioca con gli stereotipi e i cliché classici del genere, ma con estrema consapevolezza e soprattutto senza vergognarsi di farlo. Infine, a differenza del simbolismo astratto che è il fondamento dei film di Michael Mann, qui i personaggi sono in tutto e per tutto umani, non elevati a emblemi o rappresentazioni di pregi e difetti della razza umana. Anche per questo il film risulta vincente: perché ha un'anima cruda e rozza e non aspira mai alla trascendenza, ma rimane ancorato saldamente al suolo, all'asfalto, dove vanno a posarsi i bossoli dei proiettili, dove cola il sudore e dove gocciola il sangue. La cosa interessante è che il finale non è così scontato e nasconde un colpo di scena molto divertente e, per certi versi riuscito. Insomma c'è tutto, azione (tanta), divertimento (poco ma buono) e l'intrattenimento (sempre garantito, anche se la lunghezza è eccessiva). E quindi e in definitiva questo è uno di quei film che mantiene ciò che promette: tanti muscoli ed azione destinato ad un largo consumo di puro intrattenimento.
Il pregio del film, come detto insospettabile alla vigilia, è che per arrivare a quel confronto finale non ci si scapicolla a perdifiato con l'azione coatta, ma lungo il percorso ci si ferma spesso a prendere fiato, a ragionare: scivoliamo all'interno della quotidianità dei personaggi, scopriamo le loro vite, ascoltiamo i loro piani (la prima ora è molto distesa, la seconda è invece occupata dalla rapina vera e propria e non ci saranno tempi morti), il tutto mentre si gioca con gli stereotipi e i cliché classici del genere, ma con estrema consapevolezza e soprattutto senza vergognarsi di farlo. Infine, a differenza del simbolismo astratto che è il fondamento dei film di Michael Mann, qui i personaggi sono in tutto e per tutto umani, non elevati a emblemi o rappresentazioni di pregi e difetti della razza umana. Anche per questo il film risulta vincente: perché ha un'anima cruda e rozza e non aspira mai alla trascendenza, ma rimane ancorato saldamente al suolo, all'asfalto, dove vanno a posarsi i bossoli dei proiettili, dove cola il sudore e dove gocciola il sangue. La cosa interessante è che il finale non è così scontato e nasconde un colpo di scena molto divertente e, per certi versi riuscito. Insomma c'è tutto, azione (tanta), divertimento (poco ma buono) e l'intrattenimento (sempre garantito, anche se la lunghezza è eccessiva). E quindi e in definitiva questo è uno di quei film che mantiene ciò che promette: tanti muscoli ed azione destinato ad un largo consumo di puro intrattenimento.
Regia: Nella tana dei lupi (Den of thieves) è il primo lungometraggio di Christian Gudegast, che dimostra però sin da subito attitudine per l'action poliziesco ma soprattutto discrete doti registiche, nonché di sceneggiatura. Il duello a semi-distanza tra il poliziotto e il criminale rapinatore di banche per eccellenza, è fantastico e rappresenta l'anima del film. È bravissimo il regista a metterlo in scena, nonostante lasci un po' andare il discorso relativo al background del secondo soprattutto, ma è qui e nel modo curato ed intrigante di raccontarci i "colpi" della banda che il suo film prende vita e cresce continuamente, cibandosi di una fortissima adrenalina che sa catturare lo spettatore.
Sceneggiatura: Dopo una prima parte che lentamente indaga sui retroscena dei personaggi senza approfondirli mai veramente, la seconda ora di film è dedicata alla pura azione, anch'essa ben gestita dal regista che sa rendere chiari i movimenti e le dinamiche in atto in contemporanea in scenari diversi. Alcune scene d'azione forse si dilatano un po' più del necessario, ma la loro costruzione ben calibrata riesce a mantenere alta la tensione senza mai far risultare scontato l'esito delle azioni dei singoli personaggi: anche nei momenti più concitati ognuno di loro è trattato come parte di una famiglia alla quale affidarsi e per la quale sacrificarsi se ne necessario. Proprio sullo sgretolamento di questa promessa famigliare gioca il finale, che scioglie forse un po' troppo frettolosamente il rebus dando un'accelerata ai tempi del film, spiazzando lo spettatore senza dargli possibilità di metabolizzare. Ma la metafora è chiara, lo scontro tra titani permane potente nella mente dello spettatore: l'intrattenimento è garantito.
Sceneggiatura: Dopo una prima parte che lentamente indaga sui retroscena dei personaggi senza approfondirli mai veramente, la seconda ora di film è dedicata alla pura azione, anch'essa ben gestita dal regista che sa rendere chiari i movimenti e le dinamiche in atto in contemporanea in scenari diversi. Alcune scene d'azione forse si dilatano un po' più del necessario, ma la loro costruzione ben calibrata riesce a mantenere alta la tensione senza mai far risultare scontato l'esito delle azioni dei singoli personaggi: anche nei momenti più concitati ognuno di loro è trattato come parte di una famiglia alla quale affidarsi e per la quale sacrificarsi se ne necessario. Proprio sullo sgretolamento di questa promessa famigliare gioca il finale, che scioglie forse un po' troppo frettolosamente il rebus dando un'accelerata ai tempi del film, spiazzando lo spettatore senza dargli possibilità di metabolizzare. Ma la metafora è chiara, lo scontro tra titani permane potente nella mente dello spettatore: l'intrattenimento è garantito.
Aspetto tecnico: L'OST pesante e pressante di Cliff Martinez scandisce i movimenti delle auto e ci fa immergere immediatamente nei sobborghi metropolitani.
Cast: In palla. Gerard Butler, davvero in parte, con i suoi occhi pesti, i tatuaggi, il fisico gonfio di alcool e pesi ed una determinazione suicida, forse in una delle sue performance migliori. Oltre al buon protagonista, c'è da segnalare le prove attoriali di Pablo Schreiber e di 50 Cent, nei ruoli di due dei ladri coinvolti nella rapina. Bravo anche O'Shea Jackson Jr, ovvero il figlio di Ice Cube, già visto in Straight Outta Compton, a cui il film riserva il ruolo più ambiguo.
Cast: In palla. Gerard Butler, davvero in parte, con i suoi occhi pesti, i tatuaggi, il fisico gonfio di alcool e pesi ed una determinazione suicida, forse in una delle sue performance migliori. Oltre al buon protagonista, c'è da segnalare le prove attoriali di Pablo Schreiber e di 50 Cent, nei ruoli di due dei ladri coinvolti nella rapina. Bravo anche O'Shea Jackson Jr, ovvero il figlio di Ice Cube, già visto in Straight Outta Compton, a cui il film riserva il ruolo più ambiguo.
Commento Finale: Non siamo ai livelli del capolavoro "Heat", ma "Nella Tana dei Lupi", giocando con gli stereotipi del genere, fa assolutamente il suo sporco lavoro. Un poliziesco vecchio stile, teso e avvincente, che mi ha intrattenuto per tutta la durata.
Consigliato: Sì, soprattutto agli amanti.
Voto: 7