Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/07/2019 Qui
Tema e genere: Prison movie sequel del film del 2013 Escape Plan - Fuga dall'inferno.
Trama: Anni dopo essere riuscito ad evadere da una prigione dalla quale era considerato impossibile scappare via, Ray Breslin ha messo in piedi un nuovo team di esperti di massima sicurezza. Quando però uno dei componenti della squadra scompare all'interno di una struttura ultra tecnologica, Breslin insieme a Trent DeRosa dovrà trovare un modo per accedere a quella che è considerata la prigione meglio nascosta del mondo, trovare il suo uomo e portarlo al sicuro.
Recensione: Nel 2013 fece la sua comparsa un film intitolato Escape Plan diretto da Mikael Håfström, un titolo che poteva benissimo finire nel dimenticatoio, se non fosse per la sua peculiarità, protagonisti del film erano infatti Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger, per la prima volta insieme come coppia buddy style in un film, nel suo insieme la pellicola divertì il pubblico ed ecco quindi arrivare anni dopo un sequel, Escape Plan 2 - Ritorno all'Inferno (Escape Plan 2: Hades), un sequel che però non ha nulla in comune col suo abbastanza riuscito e (più o meno) convincente predecessore. Nel primo avevamo una storia articolata ma (abbastanza) convincente e godibile dove il peso della trama non ricadeva per forza sul piano action e sugli scontri corpo a corpo sfruttando così l'intelligenza e le capacità di adattamento dei due reclusi protagonisti che devono mettere dettagliatamente a punto un piano per evadere da un carcere di massima sicurezza. In questo secondo capitolo (di una purtroppo già confermata trilogia, anzi, il terzo è già al cinema) invece, diretto non più da Hafstrom ma da Steven C. Miller (regista anche del mediocre Extraction, evitati tutti gli altri usciti dopo), abbiamo una trama debolissima che ricalca e ricopia quella del primo film (con detenuto, Shu, in carcere di massima sicurezza munita dei più ingegnosi sistemi high tech dalla quale è impossibile evadere) ma mancano gli ingredienti essenziali che la rendano una storia godibile ed apprezzabile, manca il pathos, manca l'originalità, la suspense e mancano specialmente dei protagonisti carismatici ai quali affezionarsi e connettersi su livello emotivo. Il finale è sin troppo scontato e prevedibile e non riscatta affatto i minuti preceduti neanche con l'entrata in scena di Stallone che salva il suo team come un vero deus ex machina e svela il funzionamento dell'inespugnabile prigione nell'atto finale. Escape Plan 2 si riduce così ad essere soltanto un prodotto muscoloso e muscolare che fa leva sugli appassionati di arti marziali e delle lotte corpo a corpo, le quali certamente non mancano, ma fatica a convincere o appagare il resto del pubblico, anche quello con aspettative bassissime. Non aiuta nemmeno l'ambientazione low cost troppo statica, scura e buia dove si svolge il 90% dell'azione, scandita da fastidiose luci al neon verdi e rosse che poco centrano con la ricostruzione di un carcere seppur di stampo moderno e super tecnologico. Come commentare poi la scelta dei personaggi secondari che gravitano attorno al già indifferente Shu? Inespressivi, monotoni, disinteressati, scialbi e annoiati. Si ritorna allora a ribadire il concetto che al film manca il pathos e la convinzione necessaria a voler creare un prodotto mediocre ma decoroso in segno di rispetto per gli attori stessi (prima) e il pubblico (poi). Peccato.