Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/10/2016 Qui - Proprio ieri ho visto in 'anteprima' grazie ad Extra di Sky e delle sue primissime, andrà infatti in onda stasera in prima visione su SkyCinema, un film di cui avevo molto sentito parlare in positivo e dopo averlo visto capisco perché è considerato uno dei migliori action degli ultimi anni, personalmente il migliore visto quest'anno, perché Sicario (selezionato per partecipare in concorso al Festival di Cannes 2015), film del 2015 diretto da Denis Villeneuve (Enemy, Prisoners e regista del prossimo Blade Runner 2049) è talmente potente, crudo e spietato da essere straordinario. Questo non solo per la parte action, comunque non eccessiva ma ugualmente spettacolare, quanto per le riflessioni morali ed etiche che questa pellicola esplora, espande ed elabora. Il film infatti come tema ha il bene e il male, non sempre paragonabili e non sempre in contrasto, a volte è la stessa cosa, perché certe volte anche dal male può uscire il bene, come in direzione contraria. Se ne accorge di ciò, Kate Macer (Emily Blunt, la protagonista a cui attorno si svolge tutta la vicenda, devota alla sua bandiera che esegue gli ordini con ingenua efficienza e che ha eletto il protocollo a suo intimo credo), giovane agente dell'FBI, che prende parte ad una delicata operazione per porre fine al narcotraffico al confine tra Stati Uniti e Messico, dopo la sconcertante scoperta (una delle scene più sconvolgenti di sempre), all'interno di una casa vittima di un'imboscata della stessa agenzia, che rivela molto più di quanto era previsto, lo spettacolo orripilante di decine di cadaveri nascosti nei muri e con la testa sigillata in sacchetti di plastica, va a caccia dei mandanti di quel massacro. Arruolata dalla CIA (anche se lei è un'esperta di rapimenti mentre la squadra combatte da tempo contro il cartello messicano della droga), viene trasferita in una speciale task force diretta dal misterioso Matt Graver (Josh Brolin, che dire di lui, basta la sua presenza davanti ad una cinepresa perché il suo personaggio funzioni, come è anche successo in Sin City: Una donna per cui uccidere, senza contare che riesce a dare perfino sfumature naif in un film come questo) e dall'ancora più misterioso Alejandro (Benicio Del Toro, misterioso procuratore di origine colombiana i cui occhi semichiusi e nevrotici nascondono un passato di sofferenza, quest'ultima vedremo lo porterà a svolgere con ossessiva solerzia i suoi 'compiti'). Da quel momento in poi le certezze di Kate su chi è "buono" e chi è "cattivo" si sgretoleranno. È l'inizio di una discesa agli inferi che coinvolgerà tutti i servizi segreti statunitensi (e la coscienza di un Paese) disposti a trasgredire ogni regola e a sacrificare ogni parvenza di umanità pur di mantenere il controllo (ma senza alcuna volontà di debellare il Male). Poiché tale operazione metterà a repentaglio le sue convinzioni più profonde e i suoi (ma anche nostri) valori morali.
Sicario è un film davvero notevole, una pellicola come poche altre in circolazione. Lo è grazie a tutta una serie di elementi, ma soprattutto, tale merito, va riscontrato in due particolari non da poco, la regia e la straordinaria prova di Benicio Del Toro. Il canadese Villeneuve infatti sa bene come girare un film dalla narrazione composita in cui tutti i suoi ingranaggi funzionino a dovere e Sicario ne è la conferma. Un regista che con questo film continua la sua personale critica verso gli U.S.A., rivestendo l'America non solo di un ruolo scomodo, ma conferendole quasi una valenza guerrafondaia insita in essa quasi quanto in coloro che cercano di combattere in nome della pace e della giustizia. Se, infatti, altre pellicole sottolineavano come gli Stati Uniti fossero nati attraverso le guerre ed il sangue, con Sicario si torna a parlare di come tutt'ora, il paese etichettato per eccellenza come quello della libertà e delle possibilità, offra all'interno di se stesso tutto un campionario di comportamenti lontani anni luce da una qualsiasi forma di moralità e come particolari territori si dimostrino alienati dal mondo interno, risultando solo lande desolate sulle quali continua a sgorgare sangue innocente. Così, nel cercare di debellare il male, i protagonisti Sicario diventano se non il male stesso, un'estensione di esso, un riflesso di quest'ultimo sorretto da moduli e pratiche ufficiali capaci di offuscare procedimenti al limite della legalità. In tutto questo, è Kate, interpretata da una convincente Emily Blunt, che dopo anni di pellicole che l'hanno messa in ombra (come in parte è successo in Into the woods, anche se è stata l'unica a salvarsi), finalmente si ritaglia un ruolo forte e incisivo dimostrando il suo talento, a pagarne le spese, a non capire, proprio a causa dei suoi ideali, della sua visione del mondo, della sua purezza, tutti quegli aspetti di un universo che neanche lei stessa credeva fosse possibile. La giovane agente diventa così testimone di un massacro forsennato, realizzato in nome di una Pace che troppo facilmente viene accostata alla parola "ordine", dove gli interessi economici e politici la fanno da padrone, affinché il tutto si riduca ad essere una spietata sparatoria, uno stallo infinito, dove ad avere la meglio sono solo coloro che piazzano, sulla scacchiera della frontiera, i loro pezzi migliori al momento giusto. Ma Sicario, al di là della padronanza tecnica di Villeneuve (direzione magistrale la sua, la scena del convoglio di automobili è da cineteca e il cast è potente e azzeccato), che supera se stesso con questa pellicola, arriva a toccare (soprattutto nella seconda parte della storia) un linguaggio visivo pressoché perfetto, è anche il film di Benicio del Toro, a cui vengono dati in toto gli ultimi minuti del lungometraggio, momenti nei quali il suo Alejandro esplode sullo schermo rivelando non solo la sua natura, ma il fascino e l'ambiguità nascosta all'interno di questi.
Grazie alla prova di Del Toro, sempre composto, mai sopra le righe, eppur in un eccellente stato di grazia, il comprimario dimostra un carisma capace di attrarre l'attenzione del pubblico ogni volta che questi si presenta, senza troppe cerimonie, sulle schermo, sempre sul bordo tra l'essere un uomo distinto ed un assassino a sangue freddo. Nel saper donare l'enfasi giusta ai momenti finali, carichi di tensione, Alejandro sembra quasi rivendicare il ruolo di protagonista, o se non altro di simbolo di questo lungometraggio, che con una messa in scena curata e su cui bisogna solo tessere lodi, non nasconde la voglia di denuncia e critica verso una verità troppe volte celata ai nostri occhi o trasformata per dare coerenza ad un mondo fatto di bugie e inganni. Sicario perciò, proprio per questo è un'assaggio indelebile di grande cinema. Una parabola schietta e cruda su una realtà che a volte fatichiamo a mandare giù e Villenueve è bravissimo ad abbattere la barriera del Cinema e della finzione per conferire alla sua storia quel qualcosa di realistico riscontrabile solo in lavori come i documentari. Crudo, realistico, freddo e letale, Sicario è una pellicola da non perdere, una delle migliori del suo genere su cui sarà possibile posare gli occhi ultimamente, un attestato di settima arte coinvolgente, sorretto da un ritmo serrato con il quale Denis Villenueve, ancora una volta, mostra di non aver pudore nell'aver voglia di raccontare la realtà dei fatti, senza retorica e distorsione, priva di enfasi o artifici. Un po' come quando, per cogliere il drammatico senso della realtà che ci circonda, dei bambini che giocano a pallone la domenica e sentono arrivare dal nulla degli spari, consci che per loro, quelli, rappresentano la normalità quotidiana. Infine bellissima la fotografia, applausi a Roger Deakins che ci regala in più momenti delle bellissime riprese aeree, panoramiche orizzontali a campo lunghissimo o verticali a piombo che inquadrano la frontiera tra i due Paesi (i paesaggi spettacolari sono difatti un contributo in più per raccontare la desolazione non solo fisica ma prima di tutto umana di quei luoghi). Belli anche i primi piani sempre di due terzi e i cambi di focale che accompagnano il progressivo smarrimento di Emily e dello spettatore. Cornice sonora appropriata e musiche azzeccate. Interpretato benissimo dai tre protagonisti ma anche i comprimari sono tutti molto professionali e credibili. Insomma un film incredibile, forte, duro ma bello, davvero ben fatto, che riesce nell'intento di mostrare il più fedelmente possibile la situazione geopolitica di quella parte di terra tra El Paso e Ciudad Juarez, le cui sofferenze e atrocità mettono in forte dubbio morale la distinzione tra il bene e il male, tema a cui la pellicola ruota tutt'attorno, dove finisce l'uno e dove inizia l'altro? Accettare dei compromessi per poter credere almeno di fare la cosa giusta. In definitiva film davvero crudo, con alcune scene forti ma da applausi. Un film che impressiona, coinvolge, spiazza ma soprattutto Sicario è un film vero, senza troppe 'cerimonie', senza fronzoli, quello che accade è altamente credibile, e poi non ci sono eroi, eroine, la donna non è un guerriero invincibile e neanche gli uomini, tutto è vero, forse anche troppo, purtroppo per noi. Voto: 7,5