mercoledì 6 marzo 2019

The Vatican Tapes (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/02/2017 Qui - Il film di esorcismo è un genere a sé che va sempre di più emancipandosi dalla sua matrice horror. Hollywood sembra produrne con buona regolarità almeno uno l'anno, di volta in volta variando la struttura verso l'intrigo. Tra il background dei preti e quello delle vittime infatti i film di esorcismo prediligono sempre di più il primo, le alte sfere vaticane, gli ordini che arrivano da Roma e gli eventi messi a tacere. Fulgido esempio è quest'ultimo da me visto, The Vatican Tapes, film del 2015 diretto da Mark Neveldine su una sceneggiatura di Christopher Borrelli, ispiratosi ad una storia vera (si vabbé non ci crede nessuno). Un horror della possessione a corto di fantasia e di efficaci paramenti sacri, un modesto epigono di un illustre capostipite che ha la stessa età del regista e della protagonista principale (1973, di cui poco tempo fa ho visto la serie a cui si è ispirato, qui) e che sembra combinarne l'ispirazione legata alla classica dialettica tra il razionalismo dell'approccio medico e l'esoterismo delle conclusioni sovrannaturali con una serie di variazioni sul tema che puntano tutte nella direzione dello spauracchio fantapolitico di un insospettabile anticristo già al centro di altre pellicole. Il film infatti racconta della giovane e bella Angela (Olivia Taylor Dudley), che dopo un terribile incidente in cui rimane in coma, inizia a soffrire degli strani ed inquietanti sintomi di una misteriosa possessione demoniaca.
Con l'aiuto e la vicinanza del padre e del fidanzato, la giovane viene prima ricoverata in una clinica psichiatrica e successivamente sottoposta ad un violento rito esorcistico celebrato da un giovane prete ed da un anziano ed esperto emissario Vaticano. La realtà però è ben più sconvolgente di quello che sembra. Insomma già visto e rivisto, perché tralasciando le fantasiose ed un po' ridicole motivazioni che animano una trama a tratti abbastanza scontata ed insulsa, il film di Mark Neveldine (Crank, Gamer e Ghost Rider 2) vorrebbe spuntarla sul versante di un utilizzo del materiale da found-footage dell'horror contemporaneo quale strumento per spiegare le insinuanti manipolazioni visive del demonio, ma tutto quello che ne ricava è semplicemente trascinare questa storia balzana di militari tutti d'un pezzo e figlie di buona donna inconsapevoli dei propri natali nella luciferina predestinazione di una 'strafiga' coi tacchi a spillo verso la sua irresistibile cavalcata sulla ribalta mediatica ed il successo di pubblico (magari non quello di questo film però). Puntando su soluzioni narrative abbastanza scontate e le solite comparsate di personaggi e attori (tra cui Michael Paré), questo noioso succedaneo di un tema abusato appare quindi afflitto dalle perversioni di un montaggio senza costrutto e si conclude con il solito esorcismo fatto in casa la cui unica novità non è quella di liberare lei dal demonio ma del demonio che è in lei di liberarsi di tutti gli altri tranne uno, il sopravvissuto testimone di un nuovo corso nella storia dell'umanità. Quando si dice che le donne ne sanno una più del diavolo o che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Il risultato è perciò un polpettone esagitato buono solo per completisti e appassionati del genere. Voto: 5,5