Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/04/2019 Qui - In viaggio con Adele (Dramma, Italia 2018): Aldo Leoni (Alessandro Haber), attore teatrale dal pessimo carattere, ipocondriaco e pieno di fisime, burbero e scostante, scopre di avere una figlia, Adele (Sara Serraiocco), affetta da un deficit psicologico decisamente ingestibile. Un viaggio in macchina attraverso la Puglia sarà l'occasione per conoscersi meglio e scoprire di essere più vicini del previsto. Il primo vero e proprio film (dopo alcuni corti, lavori televisivi e collaborazioni: tutte occasioni per allungare e approfondire la "gavetta") di Alessandro Capitani è questo film, un piccolo road movie scritto dal lanciato sceneggiatore Nicola Guaglianone e ricavato da un vecchio progetto accantonato del protagonista Haber, che firma anche il soggetto insieme allo stesso Guaglianone e a Tonino Zangardi (recentemente scomparso). Il risultato è una storia piccola e fragile (che si concede troppe ingenuità), ma animata da un candore spiazzante ed emotivamente molto forte, gravata tuttavia da tanti passaggi grossolani e da una tendenza a lavorare per macchiette, specie sui personaggi di contorno, che fatica a dare al film l'originalità che meriterebbe. Il viaggio, oltretutto (un viaggio altamente classico che si perde in routine più o meno conosciute), è mal percepito e di fatto inesistente tanto in scrittura quanto in regia, ma tale visione angusta del paesaggio e dei luoghi attraversati permette allo stesso tempo ai due protagonisti di creare un legame tutt'altro che dimenticabile, in cui l'energia bizzarra e difficilmente censurabile di Adele fa i conti con la vita sbalestrata e in frantumi del personaggio di Haber, schiavo di nevrosi e insicurezze personali tanto malcelate quanto paralizzanti e invalidanti.
Il loro rapporto è davvero la colonna portante del film, così forte e umano da spingere il cuore oltre l'ostacolo e da riscattare e far perdonare (almeno in parte) i difetti del film e il suo bozzettismo generale. In più di un'occasione l'innocenza sboccata di Adele, i suoi modi irrequieti, dolcissimi e isterici diventano per Aldo l'ultimo contraltare possibile per fare i conti col baratro e i fallimenti più o meno taciuti della sua esistenza. Il tutto in un dialogo a due voci in cui l'ebbrezza di una vita da tornare a prendere a morsi e il calore di un tenero, insperato contatto ravvivano e infiammano a più riprese il tessuto narrativo, che resta però rivedibile e non privo di crepe, eccessivamente sbalestrato e tirato in maniera schizofrenica da una parte all'altra. Alcune situazioni poi non sembrano proprio giuste e abbastanza volgarotte. Uso di un linguaggio non proprio ad hoc per farsi innamorare. A proposito delle citate ingenuità, è perfino poco definire "sbrigativo" il pre-finale, con quell'abbandono in convento buttato lì e la fuga dal provino assolutamente inverosimile (povero Patrice Leconte), ma il finale vero e proprio, che aiuta a digerire quell'inevitabile tocco di speranza, di positività conclusivo, non è male. Nel complesso però, sia gli attori (sprecatissima Isabella Ferrari e per fortuna non c'è il citato spesso Toni Servillo), Sara Serraiocco e Alessandro Haber, che si impegnano (pur risultando spesso sopra le righe), sia la la durata non eccessiva (ottanta minuti), rendono il tutto abbastanza digeribile ma non certo salvabile in toto. Voto: 5
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